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Rometta, 23 anni dopo: la ferita aperta della Freccia della Laguna

- 21/07/2025
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Festa del Mare Spadafora

MESSINA – Il calendario segna il 20 luglio, una data che per Messina e l’Italia intera non è una semplice giornata estiva, ma l’anniversario di una delle più gravi tragedie ferroviarie del Paese. Ventitré anni fa, il 20 luglio 2002, il treno Espresso 1932 “Freccia della Laguna” interrompeva bruscamente la sua corsa e i sogni di chi viaggiava a bordo, in un disastro che costò la vita a otto persone e lasciò una cicatrice indelebile nel tessuto della comunità.

Erano le 18:56 di un sabato pomeriggio.

Il treno, partito da Palermo e diretto a Venezia, aveva da poco lasciato la stazione di Milazzo. Procedeva verso Messina, dove avrebbe dovuto unirsi a un’altra sezione del convoglio proveniente da Siracusa. Ma in prossimità della stazione di Rometta Messinese, il destino prese una piega tragica.

A causa del cedimento improvviso di un giunto sui binari, la locomotiva E.656.032, un “Caimano”, deragliò a circa 105 km/h. L’impatto con la massicciata fu devastante. La motrice, proiettata in una rotazione di 180 gradi, scatenò un terrificante “effetto frusta” sulle carrozze che la seguivano. I primi tre vagoni, spazzati via dalla loro traiettoria, si schiantarono con violenza inaudita contro il casello ferroviario adiacente, sventrandolo. La corsa della locomotiva si fermò contro un piccolo viadotto in cemento, rimanendo in un precario e spettrale equilibrio sul vuoto.Il bilancio fu drammatico: otto morti e decine di feriti. A perdere la vita furono il macchinista Saverio Nania, di 43 anni, e sette passeggeri: Stefano La Malfa (51), Placido Caruso (76), Giuseppina Mammana (22), e un’intera famiglia di origine marocchina, Ali Abdelhakim (33), Hanja Abdelhakim, Miloudi Abdelhakim (75) e Fatima Fauhreddine (59).

I soccorsi, giunti tempestivamente, si trovarono di fronte a una scena apocalittica e lavorarono per ore per estrarre i feriti dalle lamiere contorte.

L’inchiesta che seguì confermò la causa nel cedimento strutturale del binario, puntando il dito contro una manutenzione carente. Il successivo percorso giudiziario fu lungo e complesso, concludendosi con condanne per alcuni tecnici e responsabili della manutenzione, ma con pene in gran parte condonate e la prescrizione per i reati più gravi, lasciando un senso di amara ingiustizia nei familiari delle vittime.

Oggi, nel luogo della tragedia a Rometta, una lapide e un albero d’ulivo ricordano i nomi di chi perse la vita su quel binario.

La strage della “Freccia della Laguna” è un doloroso ricordo, e un monito perenne sulla cruciale importanza della sicurezza e della cura delle infrastrutture. Un dovere morale e civile per garantire che il progresso non lasci mai indietro la salvaguardia della vita umana e che tragedie come quella di Rometta non accadano mai più.

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