
Si è spenta a 79 anni la moglie del giornalista ucciso dalla mafia nel 1993. I figli: “Donna di straordinaria bontà”. Sonia Alfano: “Morta senza conoscere i volti dei mandanti dell’omicidio di papà. Ci negano giustizia da 32 anni”.

MESSINA – Si è spenta a 79 anni, nell’ospedale Villa Sofia di Palermo dove era ricoverata, Vincenza “Mimma” Barbaro, la vedova di Beppe Alfano, il corrispondente de “La Sicilia” e giornalista coraggioso, assassinato in un agguato di stampo mafioso l’8 gennaio del 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto. La sua morte non è solo la fine di una vita segnata da un dolore incancellabile, ma riaccende i riflettori su una delle pagine più cupe della storia siciliana e su una richiesta di giustizia che, a 32 anni di distanza, rimane in gran parte inevasa.
“La nostra mamma è stata una donna di straordinaria bontà, sempre pronta ad aiutare tutti. Nonostante il dolore che la vita le abbia riservato, siamo certi che verrà ricordata per la sua solarità e gentilezza“. Con queste parole la ricordano i figli Sonia, Chicco e Fulvio, tratteggiando l’immagine di una donna che ha tentato, con tutte le sue forze, di non farsi definire unicamente dalla tragedia che ha stravolto la sua esistenza e quella della sua famiglia.
Ma dietro quella gentilezza si celava la ferita mai rimarginata di una vedova e di una madre che ha visto i suoi figli crescere all’ombra di un’assenza brutale e di una verità giudiziaria incompleta. L’omicidio di Beppe Alfano, freddato con tre colpi di pistola a bordo della sua Renault 5, avvenne perché con i suoi articoli stava svelando un intreccio mortale tra mafia, affari, massoneria deviata e politica nella provincia di Messina. Una rete di poteri occulti che, secondo le battaglie portate avanti dalla famiglia, non è mai stata completamente portata alla luce nelle aule di tribunale.
Per l’omicidio è stato condannato all’ergastolo come esecutore materiale il boss barcellonese Giuseppe Gullotti. Eppure, la famiglia Alfano, e in particolare la figlia Sonia, ex presidente della Commissione speciale antimafia al Parlamento Europeo, ha sempre sostenuto che i veri mandanti, i nomi di chi decretò la morte di suo padre, non siano mai stati iscritti nel registro degli indagati.
È un dolore che riemerge, intatto e potente, nelle parole di Sonia Alfano alla notizia della scomparsa della madre. “Mia madre si è spenta senza aver avuto il diritto sacrosanto di conoscere i veri volti di chi ha deciso l’omicidio di mio padre“, dichiara con amarezza. “Questa è stata l’ennesima fonte di dolore per una famiglia che da 32 anni vive esclusivamente di dolore e a cui viene costantemente negata verità e giustizia”.
La morte di Mimma Barbaro chiude un capitolo umano di resistenza silenziosa. È stata la compagna di un giornalista che non ha voluto chiudere gli occhi e, dopo la sua morte, ha custodito il suo ricordo e sostenuto la coraggiosa e instancabile lotta dei figli. Una lotta che prosegue ancora oggi, per onorare la memoria di Beppe e per dare a Mimma, anche se postuma, quella piena verità che in vita le è stata negata.

