

MESSINA, 3 LUG – C’eravamo lasciati profeti, forse un po’ cinici, ma profeti. E la realtà, a Messina, supera quasi sempre la più fervida immaginazione. Quel che fino a ieri sembrava uno scontro tra titani, una battaglia ideologica tra la “rivoluzione” e la “vecchia politica”, si è sciolto come neve al sole di luglio in un abbraccio tanto sorprendente quanto costoso per i cittadini. Emilio Fragale, l’uomo che fu il bersaglio prediletto di Cateno De Luca, è il nuovo Capo di Gabinetto del sindaco Federico Basile. Sipario. Applausi. O forse no.
Riavvolgiamo il nastro. Campagna elettorale 2018. Un Cateno De Luca tonante additava nei confronti di chi era stato city manager della giunta Genovese, proprio Emilio Fragale, la “peggiore espressione della politica becera e venduta”. Lo legava a quel sistema di campagna elettorale che, a suo dire, si reggeva su “buste della spesa e buoni benzina” in cambio di voti. Fragale non era un avversario, era un simbolo da abbattere, l’incarnazione di un passato da cancellare “con il fuoco purificatore deluchiano”.
E veniamo a ieri. Anzi, all’altro ieri. Lo stesso Fragale, non più tardi di qualche mese fa, si ergeva a fiero oppositore dell’amministrazione Basile, diretta emanazione del pensiero deluchiano. Video polemici, parole di fuoco, e persino una denuncia a suo carico per aver difeso strenuamente il piccolo, simbolico circolo Pickwick – quello dei libri usati in piazza Duomo – da quelli che furono presentati quasi alla stregua di “sgherri” deluchiani, gli agenti di Polizia Municipale intervenuti in quella occasione. Un muro contro muro, apparentemente insanabile.
Poi, la magia. La politica, a Messina, è un palcoscenico di trasformismi che farebbero impallidire i maestri del genere. Ed ecco che oggi Emilio Fragale, elegantissimo come uno sposo al suo matrimonio, emozionato ed a tratti quasi commosso, siede sorridente e composto, quasi ingessato, al fianco di Federico Basile. Lo stesso Basile che, fino a prova contraria, è l’espressione più concreta del “verbo” di quel Cateno De Luca che voleva rottamarlo.

Cosa è successo? Una conversione improvvisa? Un’abiura in piena regola? O più semplicemente, la politica nella sua accezione più pragmatica, dove i nemici di ieri diventano i preziosi alleati di oggi, soprattutto se c’è da occupare una casella chiave?
La favola, però, ha un costo. E a pagarlo, come sempre, sono i messinesi. Questa riconciliazione, questo “cessate il fuoco” che porta un ex nemico giurato nel cuore della macchina amministrativa, costerà alle casse comunali una cifra che oscilla, a seconda delle indennità, tra gli 80.000 e i 110.000 euro annui. Una poltrona d’oro zecchino per suggellare la pace.
Dunque la giravolta è compiuta. Il “peggior nemico” è diventato il più fidato collaboratore. Resta da chiedersi cosa ne pensino gli elettori che avevano creduto alla favola della rivoluzione contro i “poteri forti” e la “politica becera”. Forse, semplicemente, che il lupo perde il pelo, ma non il vizio. E che la rivoluzione, a volte, finisce con un banchetto. E il conto, come al solito, lo paga Pantalone.

Caro direttore, io non so cosa ne pensino gli elettori e i cittadini. Probabilmente lo scopriremo fra due anni, ma non sono per nulla fiducioso.
Quello che so per certo è che a me viene da piangere. Tanto!