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Ex Discarica di Mazzarrà Sant’Andrea: Corsa contro il Tempo per la Bonifica da 20 Milioni con Fondi PNRR

- 21/05/2025
Discarica Mazzarrà

Sul piatto ci sono 20.658.275,90 euro di fondi PNRR (Missione 5, Componente 2, Investimento 1.5) destinati al progetto di “Messa in sicurezza permanente e bonifica della discarica di rifiuti solidi urbani chiusa e non gestita”.

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MAZZARRÀ SANT’ANDREA (ME) – Scatta la corsa contro il tempo per la messa in sicurezza e la bonifica definitiva dell’ex discarica di Contrada Zuppà a Mazzarrà Sant’Andrea, un “sito orfano” che per anni ha rappresentato una delle più gravi criticità ambientali della Sicilia. Un recente tavolo tecnico-operativo, svoltosi lo scorso 14 maggio presso il Dipartimento Regionale dell’Acqua e dei Rifiuti (DRAR) e convocato dal Dirigente Generale Calogero Foti, ha impresso un’accelerazione decisiva all’iter, data l’incombenza delle stringenti scadenze imposte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Sul piatto ci sono 20.658.275,90 euro di fondi PNRR (Missione 5, Componente 2, Investimento 1.5) destinati al progetto di “Messa in sicurezza permanente e bonifica della discarica di rifiuti solidi urbani chiusa e non gestita”. Tuttavia, la finestra temporale è stretta: l’aggiudicazione dei lavori deve avvenire entro la fine del 2025 e il completamento, con relativo collaudo, entro il 31 marzo 2026, pena la perdita del cospicuo finanziamento.

Un’Eredità Ambientale Complessa

Chiusa ufficialmente nel 2014, la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, un tempo la più grande della Sicilia e punto di conferimento per centinaia di comuni, non è mai entrata nella cruciale fase di gestione “post-mortem”. Questa omissione ha lasciato un’eredità di degrado e inquinamento, aggravata dalla successiva dichiarazione di fallimento della società di gestione TirrenoAmbiente S.p.A., che ha reso più complesso individuare le responsabilità dirette per la mancata bonifica.

Negli anni, il sito è stato teatro di ripetuti sequestri giudiziari a causa della fuoriuscita di percolato e di altre problematiche ambientali che hanno destato forte preoccupazione tra i cittadini e le associazioni ambientaliste locali. Le relazioni tecniche di organismi di controllo come ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e ARPA Sicilia (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) hanno più volte evidenziato le numerose criticità, tra cui la gestione inadeguata del percolato e la stabilità dei versanti di rifiuti.

L’Incendio del 2024 e l’Urgenza degli Interventi

A complicare ulteriormente un quadro già critico, un vasto incendio divampato nel giugno del 2024 ha devastato gran parte della collina di rifiuti, distruggendo le infrastrutture esistenti, inclusa la rete di captazione del biogas e di raccolta del percolato. Questo evento ha reso ancora più urgente la necessità di un intervento immediato.

Il Piano in Due Fasi

L’operazione di risanamento, come discusso nel tavolo tecnico coordinato anche dal dirigente del Servizio autorizzazioni e controlli discariche del DRAR, Francesco Arini, si articolerà in due fasi distinte ma interconnesse:

  1. Messa in Sicurezza d’Emergenza (MISE): Questa prima fase, da avviare con la massima urgenza, mira a tamponare le problematiche più acute e a ripristinare le condizioni minime di sicurezza. Ciò include il contenimento del percolato, la prevenzione di ulteriori sversamenti, il ripristino dei sistemi di captazione danneggiati dall’incendio e l’adempimento delle prescrizioni già formulate da Ispra e Arpa.
  2. Bonifica Permanente: Successivamente, si procederà con gli interventi strutturali di bonifica definitiva, che includeranno la stabilizzazione dei rifiuti, la realizzazione di una copertura finale (capping) per isolare i rifiuti dall’ambiente esterno e prevenire l’infiltrazione di acque meteoriche, e il potenziamento dei sistemi di gestione a lungo termine del percolato e del biogas.

L’obiettivo del Dipartimento Regionale Acque e Rifiuti è quello di accelerare al massimo le procedure per rispettare il cronoprogramma del PNRR, trasformando un simbolo di degrado ambientale in un esempio di recupero e sostenibilità, e restituendo finalmente sicurezza al territorio e alla comunità locale. La sfida è ardua, ma l’impegno assunto dalle istituzioni regionali segnala una volontà concreta di voltare pagina.

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