“Che fine faranno i circa 400 tirocinanti della MessinaServizi una volta completato il loro periodo di lavoro? Perché non pensare a delle soluzioni che consentano loro di proseguire un impegno che non è stato solo di natura occupazionale, ma anche sociale?”.
Il consigliere comunale Libero Gioveni, capogruppo di Fratelli d’Italia, con questi due interrogativi interviene su una vicenda che a breve rischia di gettare nello sconforto decine di famiglie che avevano finalmente trovato una buona opportunità di inserimento lavorativo.
“D’altronde – ricorda Gioveni – l’obiettivo lodevole del progetto di inclusione sociale denominato “Percorsi nuovi di accompagnamento all’abitare e risanamento urbano” aveva proprio la finalità primaria di inserire nel contesto cittadino dei soggetti con un tasso di disagio abitativo e sociale elevato rispetto alla media, tant’è che era stato riservato ai nuclei che risiedono nelle zone di Risanamento.Mi rendo conto delle difficoltà oggettive che un’azienda come MessinaServizi (che altro non è che il soggetto ospitante che dipende dal soggetto giuridico titolare del progetto che è Messina social city) possa avere per garantire a un numero consistente di tirocinanti una continuità lavorativa – evidenzia il consigliere – ma è pur vero che lasciare a casa dopo quasi 24 mesi dei lavoratori che hanno dato in ogni caso il loro contributo all’azienda a fronte di un corrispettivo di sole 600 euro al mese, mi sembra ingiusto, anche, appunto, per i riflessi sociali che da tale evenienza possano scaturire.Una soluzione, per esempio – insiste l’esponente di FdI – potrebbe essere quella di creare una long list sulla stessa stregua di quanto fatto dalla Messina social city, dove inserire questi lavoratori in caso di necessità e/o sostituzioni di personale per ferie, malattie e assenze varie.Mi auguro quindi, visto che siamo prossimi a valutare il nuovo contratto di servizio che a breve approderà in Aula per l’implementazione dei servizi di cura del verde – conclude Gioveni – che possano essere valutate soluzioni che vengano incontro a queste figure, evitando, perché no, le procedure di affidamento all’esterno, di cui forse un po’ troppo spesso l’azienda ha fatto uso.