Milazzo, 20 maggio 2020
Una situazione particolarmente delicata quella che si sta registrando dopo il Covid-19 all’interno della Raffineria ed in particolare nell’indotto che da sempre accoglie una importante “forza lavoro”. In questi ultimi 100 giorni, caratterizzati dalla pandemia, infatti si è verificata una consistente riduzione delle presenze di lavoratori delle varie aziende committenti, determinando una vera e propria emergenza sociale.
Un’analisi nuda e cruda venuta fuori nel corso dell’incontro voluto a palazzo D’Amico dai sindaci di Milazzo e di San Filippo del Mela, i quali, avvertendo chiaramente le criticità esistenti non solo nei loro Comuni, ma in tutto il comprensorio hanno inteso affrontare la questione con tutti i soggetti interessati.
Alla riunione hanno partecipato il direttore della Ram, Luca Amoruso, i rappresentanti delle aziende private che operano nell’indotto, i sindacati ed il presidente di Sicindustria, Ivo Blandina.
Obiettivo di questo confronto – hanno detto Formica e Pino– è quello di avere un quadro chiaro dei temi riguardanti la produzione ed il lavoro visto il forte disorientamento e la preoccupazione che si registrano nella popolazione. E quindi è opportuno che ciascuno in questo momento svolta il proprio ruolo nel rispetto della responsabilità che gli appartiene. E la Raffineria ha chiaramente un ruolo di responsabilità sociale della quale non può non tener conto.
Ad aprire la serie di interventi il direttore della Ram il quale ha spiegato che “la situazione attuale è figlia di una duplice contingenza: l’emergenza sanitaria, ma anche lo scenario economico. Ad esempio quest’anno era stata programmata una fermata straordinaria che per ovvie ragioni si è deciso di posticipare al secondo trimestre del 2021, non avendo certezze sulla cessazione dell’emergenza nei prossimi mesi. E rinviando la fermata automaticamente sono saltate tutte le attività ad essa collegate sia nella fase preparatoria che quella successiva”. L’ing. Amoruso ha poi confermato gli investimenti per il 2020 ammontano a 45 milioni di euro, “somma che rappresenta comunque qualcosa di straordinario visto la situazione generale del comparto e considerato che c’è un esubero di produzione, e che tale intervento è stato possibile grazie alla presenza del doppio azionista (Eni e Q8) che riconosce un ruolo strategico dell’impianto di Milazzo”. In chiusura il massimo rappresentante dell’azienda petrolifera ha contestato il Piano della qualità dell’aria approvato dalla Regione che, a suo avviso, contiene dei parametri non previsti dalle normative, i cui valori sono sempre stati rispettati dalla Raffineria”.
Sulla relazione di Amoruso diversi rilievi da parte dei sindacati.
“Prima dell’emergenza Covid – ha affermato il segretario generale della Cgil, Giovanni Mastroeni – avevamo convocato un incontro con il management della Raffineria per conoscere il Piano degli investimenti che non può essere inferiore rispetto al passato. Poi la situazione è precipitata e oggi nell’indotto le cifre sono drammatiche visto che lavora un quarto delle maestranze che operavano sino a pochi mesi fa. Ecco che è importante capire cosa sta succedendo e quello che si vuole fare. L’equilibrio è importante e le parole chiavi di ogni discussione devono essere ammodernizzazione e ambientalismo. Discuteremo anche delle restrizioni imposte dalle ultime normative chiedendo alla classe politica di rivederle confrontandosi con chi rappresenta i lavoratori, ma ora dobbiamo far tornare in azienda i lavoratori”.
Considerazioni condivise anche dai segretari generali di Cisl e Uil, Nino Alibrandi e Ivan Tripodi i quali hanno sottolineato come “in questo momento deve essere la Raffineria a promuovere più di prima se necessario, una politica di responsabilità sociale di impresa sostenendo attività e investimenti che portino non a un suo esclusivo sviluppo economico ma integrino le dimensioni di tutela e sviluppo dell’ambiente naturale e del contesto sociale in cui essa si trova a operare”.
Di rilancio del sistema industriale ha parlato il presidente di Sicindustria, Ivo Blandina proponendo un tavolo immediato affinché sindacati e azienda trovino una sintesi per evitare uno scontro sociale che nessuno vuole.
Chiarissimo invece il messaggio dei rappresentanti delle maestranze dell’indotto. “ I lavoratori devono ritornare al loro posto – hanno detto Nino De Gaetano e Francesco Formica –. C’è un problema di sopravvivenza e la situazione rischia di diventare esplosiva quando non si riesce a portare da mangiare a casa. Oggi anche i lavoratori storici lavorano una settimana ogni due mesi. E’ improponibile. Inutile fare giri di parole. La Raffineria chiede fiducia ma poi dispone che i badge di chi resta a casa siano oscurati. La fiducia non può essere solo da una parte. Bisogna aumentare la forza lavoro. Qui c’è in gioco il futuro di un intero territorio”.
Alla fine, la decisione di promuovere, già nella giornata di domani – giovedì 21 maggio – un incontro tra vertici della Raffineria e rappresentanti sindacali, presente Sicindustria, per cercare di trovare la soluzione che consenta il ripristino della normalità all’interno dell’indotto dell’azienda.
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