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Messina, l’I-Hub dell’Innovazione tra macerie e Summit patinati. Scurria, “Partecipazione”: “mai troppo tardi per ammettere un fallimento”

- 30/09/2025
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MESSINA, ITALIA – “Non è mai troppo tardi per ammettere un fallimento”. La sferzante dichiarazione di Marcello Scurria, leader del movimento civico “Partecipazione”, squarcia il velo di ottimismo che le istituzioni locali tentano di stendere sulla controversa vicenda del polo tecnologico I-HUB. A oltre due anni dal primo colpo di piccone, datato 23 settembre 2023, dell’ambizioso progetto di riqualificazione dell’area portuale non restano che macerie e la sensazione di un’occasione perduta.

Due anni di demolizioni e un sogno infranto

Nato con la promessa di trasformare il waterfront di Messina in un vibrante centro di innovazione, capace di attrarre talenti e investimenti internazionali, il progetto I-HUB sembra essersi arenato in un limbo di ritardi e ripensamenti. L’idea originaria prevedeva la riqualificazione degli ex Silos Granai, del Mercato Ittico e delle aree circostanti, sostenuta da un cospicuo finanziamento di circa 70 milioni di euro. Un sogno che, secondo Scurria, si è tradotto in “due anni di degrado” e nella perdita del prezioso finanziamento.

Le parole di Scurria pesano di più soprattutto alla luce delle recenti evoluzioni del progetto. Notizie di stampa confermano un cambio di rotta da parte dell’amministrazione comunale: l’I-HUB, o almeno una sua versione rivista e ridimensionata, traslocherà in una nuova sede, nell’area di via Santa Cecilia Bassa. La zona portuale, invece, sarà destinata a uno spazio pubblico con terrazze panoramiche e aree verdi, un’opera da 25 milioni di euro finanziata con fondi del programma Pon Plus 2021-27.

La Guerra dei Numeri e delle Interpretazioni

Di fronte all’accusa di Scurria di un’emorragia di fondi, le fonti interne all’amministrazione comunale offrono una versione differente. In dichiarazioni passate, il Direttore Generale del Comune, Salvo Puccio, aveva negato la perdita dei finanziamenti, sostenendo che i fondi per la costruzione fossero al sicuro e riprogrammati. Questa discrasia tra le dichiarazioni alimenta un clima di incertezza e solleva interrogativi sulla trasparenza della gestione di un progetto così strategico per il futuro della città. “Potremo certamente rimodularli” aveva dichiarato candidamente il DG del Comune di Messina, celando in questa dichiarazione la conferma della perdita dei fondi già assegnati. “Rimodulare” però significa usarne di nuovi per qualcosa che per cui i fondi erano già stati concessi. Così i nuovi fondi “rimodulati” non potranno essere spesi per qualche altra iniziativa, magari necessaria e francamente più utile.

È innegabile, tuttavia, che il piano originario, quello che aveva acceso le speranze di una rinascita in chiave tecnologica del fronte mare, sia stato di fatto abbandonato.

L’Ironia del “Sud Innovation Summit”

In questo scenario di promesse mancate e cantieri immobili, suona quasi beffardo l’imminente arrivo in città della terza edizione del “Sud Innovation Summit”. Il 16 e 17 ottobre, Messina si appresta ad accogliere un parterre di manager di colossi tecnologici come Google e Microsoft, esperti di intelligenza artificiale e innovatori di fama nazionale. L’evento, che ha per tema “AI for Future”, si propone come un catalizzatore di cambiamento e una vetrina delle potenzialità del Mezzogiorno.

La domanda, posta con amara ironia da Marcello Scurria, sorge spontanea: “Chissà cosa ne pensano i relatori dell’imminente terza edizione di Sud Innovation Summit?”. Quale sarà l’impressione di chi viene a discutere di futuro e innovazione di fronte alle macerie di un progetto che doveva essere il fiore all’occhiello della Messina “smart city”?

Il paradosso è stridente. Mentre la città si prepara a ospitare i guru dell’innovazione, la sua più grande scommessa in questo campo giace, metaforicamente e letteralmente, in rovina. La vicenda dell’I-HUB diventa il simbolo delle difficoltà croniche di un territorio che, pur ricco di potenziale, fatica a tradurre le grandi visioni in realtà concrete, imbrigliato in una politica di annunci che non sempre trovano seguito nei fatti.

Resta da vedere se dal palco del Summit qualcuno avrà il coraggio di affrontare questo spinoso cortocircuito, o se si preferirà celebrare un futuro avveniristico ignorando le macerie del presente.

Scurria