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Settembre

VIDEO – Messina, Home ed ERP – La guerra tra poveri per il click day e lo spettro dei fondi PINQUA: 900 famiglie appese al filo di un fallimento annunciato

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Dall’inefficacia del “Bando Home” al rischio concreto di perdere i fondi per l’edilizia popolare: la cronaca di un sistema che produce solo disperazione e abbandono, lasciando 900 famiglie senza risposte.

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Una guerra tra poveri innescata da un click. Un marchio d’indigenza cucito addosso a chi chiede solo un tetto. E un’eco di disperazione che si leva da stanze di B&B diventate prigioni di incertezza. A Messina, l’emergenza abitativa non è più un allarme, è un abisso in cui centinaia di famiglie sprofondano, abbandonate da un’amministrazione comunale, quella guidata dal sindaco Basile, che sembra navigare a vista tra misure inadeguate e il rischio concreto di perdere fondi vitali.

Il consigliere Cosimo Oteri, capogruppo Lega - Prima l'Italia
Il consigliere Cosimo Oteri, capogruppo Lega – Prima l’Italia

L’ultimo capitolo di questo dramma porta il nome di “Bando Home“, una misura che nelle intenzioni doveva sostenere il pagamento del canone d’affitto ma che, nei fatti, si è rivelata una beffa crudele. La modalità scelta, quella del “click day”, ha trasformato la speranza in una corsa umiliante, costringendo consulenti e cittadini a notti insonni per accaparrarsi uno dei 196 posti disponibili. Un’elemosina digitale per un sostegno della durata di un solo anno. “Una misura assurda e insensata,” tuona il consigliere comunale Cosimo Oteri, facendosi portavoce di una critica feroce. “Chi affitterebbe mai un appartamento a una famiglia sapendo che il contributo dura solo dodici mesi? Chi affronterebbe i costi e i disagi di un trasloco per poi ritrovarsi, dopo un anno, esattamente al punto di partenza?”.

bando home ed erp

Questo bando non solo non risolve, ma aggrava. I beneficiari, invece di trovare porte aperte, si scontrano con il muro della diffidenza. Quel contributo diventa un marchio, la prova certificata di una precarietà che nessun proprietario di casa vuole accollarsi. È lo Stato che ti etichetta come “povero a tempo determinato”, rendendo la ricerca di una casa non un diritto, ma un’impresa impossibile.

ERP

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Se il Bando Home è una ferita, la gestione dell’edilizia residenziale popolare (ERP) è una cancrena. Qui i numeri parlano un linguaggio brutale: 900 famiglie in attesa, sospese in un limbo di speranza e rassegnazione, a fronte di un’azione amministrativa quasi inesistente. Arismé, l’ente preposto, finora ha acquistato solo 17 alloggi, a cui se ne aggiungono 15 già disponibili. Un numero irrisorio, offensivo di fronte alla vastità del bisogno.

Ma il vero spettro che si aggira sul futuro di queste famiglie è legato ai fondi PINQUA. L’amministrazione comunale si è impegnata a utilizzarli per acquistare immobili, giurando che “non sarà perso neanche un euro”. Una promessa che suona vuota di fronte alla realtà: la scadenza di aprile è dietro l’angolo e il rischio che milioni di euro, destinati a dare un tetto a chi non ce l’ha, tornino a Roma è drammaticamente concreto. Un fallimento gestionale, quello dell’amministrazione Basile, che avrebbe conseguenze catastrofiche, lasciando sulla strada non solo le speranze, ma le vite stesse di centinaia di cittadini. “Se verrà perso un solo euro – tuona Oteri – chiederò con il mio gruppo, le dimissione del presidente di Arismé Cacace”. La possibilità che accada è davvero dietro l’angolo.

STORIE: CON UN FIGLIO E DUE CANI DA GIUGNO IN UNA STANZA DI UN B&B

Dietro i numeri, le sigle e le scadenze, ci sono le persone. Ci sono storie come quella di una donna che, con un figlio e due cani, vive da giugno in un Bed & Breakfast. Una vita in scatola, sospesa. “Quel che pesa oltre ogni cosa è l’incertezza,” racconta con la voce rotta. Il suo dramma è doppio: da un lato la precarietà del presente, dall’altro il terrore di perdere il passato. “Nella casa da cui sono stata sfrattata è rimasta tutta la mia vita, i mobili comprati con fatica, la mia storia. Rischio che finiscano in strada”.

Il suo è un appello disperato, non solo per sé, ma per la sua famiglia intera, cani compresi, travolta da una depressione che l’incertezza alimenta giorno dopo giorno. “Qualcuno mi aiuti a mettere le mie cose, almeno, in un deposito. Non ce la facciamo più”. È la voce di chi si sente invisibile, abbandonato in un silenzio assordante. Nessuna comunicazione, nessun sostegno, nessuna condivisione da parte delle istituzioni che dovrebbero proteggerla. La sua storia è quella di centinaia di famiglie a Messina: fantasmi che vagano in una città che ha smesso di vederli, governata da chi promette soluzioni senza risolvere nulla, lasciando che il tempo e la disperazione facciano il loro corso.

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