
Il centro muore e i commercianti contano i danni. Ma l’Amministrazione stappa lo spumante, e solo per un terzo di un’opera non richiesta. Un capolavoro di priorità invertite, dove la festa viene prima della fine dei lavori e del buon senso.
Messina, città delle meraviglie a orologeria inversa, ha celebrato l’ennesimo capolavoro di programmazione urbanistica: l’inaugurazione di un pezzo di Viale San Martino “vera isola pedonale” a traffico inibito dalla posa di mattonelle in pietra dall’incerto effetto e dal dubbio e non condiviso gusto. Non si inaugura l’opera finita, si badi bene, ma si sfoderano nastri e forbici per solo un suo terzo. Un taglio del nastro in pieno cantiere che ci ha messo dal 17 marzo al 9 agosto per poche decine di metri di un viale storico e lunghissimo. Un trionfo dell’assurdo che solo qui riusciamo a mettere in scena con tale sfarzo e convinzione e selfie “d’ordinanza” annessi. Così, mentre il centro storico è un deserto difficilmente praticabile, soffocato da una crisi economica che i lavori hanno solo aggravato, l’Amministrazione ha deciso che era il momento di festeggiare.
Ma questa non è la storia di una riqualificazione. Sembra più il monumento a un’idea dissennata. Sono caduti nel vuoto i richiami alla necessità di preparare l’area prima di sventrare il cuore commerciale della città. Si sono dissolte al sole della presunzione le evidenze che era necessario creare le strutture necessarie per agevolare l’uso di quella che sembra un’opera fine a sé stessa. E la struttura principe che andava realizzata, e non ridimensionata, aveva un nome e un luogo: il famoso, quasi mitologico, parcheggio da sette piani al “fosso” di Via La Farina. Un progetto fantasma, evocato come un mantra per placare le proteste e mai nemmeno iniziato. Sette piani che pian piano, nel progetto, si sono mano a mano sbriciolati e ridotti.
E così, mentre il miraggio del parcheggio pluripiano si riduceva, senza ancora realizzarsi, la realtà ha visto l’eliminazione sistematica dei posti auto esistenti, sacrificati sull’altare di una “forestazione” urbana che ha trasformato le strade in un percorso a ostacoli. Il risultato? Il centro è diventato inaccessibile, una trappola per i pochi coraggiosi che ancora osano avventurarsi. I messinesi, già in ginocchio per la crisi, hanno semplicemente smesso di venire, decretando la morte lenta di decine di attività commerciali.
La Voce dei Dimenticati: Commercianti e Cittadini

E i commercianti? E i residenti? Loro non erano al banchetto dell’inaugurazione. Erano dietro le saracinesche abbassate a contare i danni, a maledire i ritardi, la polvere, i disagi infiniti di un cantiere che sembrava non finire mai. Questa inaugurazione è uno schiaffo in faccia a chi ha pagato il prezzo più alto di un’opera NON richiesta, non voluta e, soprattutto, imposta con la presunzione di chi crede di sapere cosa sia meglio per gli altri, senza nemmeno aver chiesto il loro parere.
Si celebra un’opera che, anche quando sarà (forse) completata, mancherà della sua infrastruttura più vitale: i parcheggi. Senza quelli, il nuovo Viale San Martino non sarà un salotto, ma una cattedrale nel deserto, bellissima e inutile.
Messina, ancora una volta, dimostra di essere maestra nell’arte di complicarsi la vita. E oggi, con questa inaugurazione surreale, ha semplicemente aggiunto un altro, amaro, capitolo alla sua lunga storia di occasioni mancate e priorità invertite.
Il Sindaco Basile, la presidente di ATM, l’avvocato Carla Grillo, la scorta ed il Direttore generale Puccio, non bastano certo a fare numero in un’isola che appare desolata e deserta. Ma nonostante ciò, commercianti, residenti e noi: Applausi.
