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La parabola discendente di De Luca che “non ha visto arrivare” La Vardera in forte ascesa: il sondaggio che agita le Regionali

- 18/12/2025
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L’ex “Iena” e leader di Controcorrente vola al 14,5% e scavalca Sud chiama Nord, fermo al 9%. Lo scenario del 2022 non esiste più. Cateno De Luca è in fase calante, e lo spazio dell’anti-politica ha trovato un nuovo interprete.

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di GIUSEPPE BEVACQUA

Non potranno dire di non averlo visto arrivare. O forse, più semplicemente, non si aspettavano che l’allievo potesse insidiare il maestro con tale rapidità. A un anno e mezzo dal termine della legislatura siciliana, gli equilibri politici dell’Isola mostrano smottamenti significativi. Se nel 2022 Cateno De Luca era stato l’indiscusso catalizzatore del voto di protesta, oggi quel ruolo sembra scivolare velocemente nelle mani di Ismaele La Vardera.

L’ex deluchiano, ora leader del movimento Controcorrente, sta erodendo la base elettorale di Sud chiama Nord, capitalizzando la voglia di novità di una generazione che si prepara al primo voto e l’insoddisfazione verso la politica tradizionale.

A certificare il cambio di passo è un sondaggio Swg commissionato proprio da Controcorrente e realizzato tra il 4 e il 12 dicembre su un campione di 600 siciliani. La fotografia è nitida: nella classifica della fiducia, La Vardera svetta con un 64% di gradimento (somma di “molta” e “abbastanza”). Un abisso rispetto al 33% raccolto da Cateno De Luca, che si ritrova appaiato al coordinatore M5S Nuccio Di Paola e superato persino dall’eurodeputato pentastellato Giuseppe Antoci (46%) e dal forzista Giorgio Mulè (35%).

DE LUCA LA VARDERA

Ma è nelle intenzioni di voto che il dato si fa politico. Se si votasse oggi, Controcorrente sarebbe il secondo partito dell’Isola al 14,5%, raddoppiando il 6% rilevato sette mesi fa e superando il Partito Democratico (fermo al 14%). Sud chiama Nord, al contrario, scivola al 9%, facendosi superare anche dal Movimento 5 Stelle (9,5%). Fratelli d’Italia resta primo partito col 19% (in calo dal 21%), mentre Forza Italia cresce al 13%.

La Vardera non si limita a incassare i numeri, ma tesse la tela politica. Forte dell’endorsement dei leader nazionali di Avs, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, che vedono in lui una rottura rispetto a un contesto segnato da «logiche clientelari e mafiose», l’ex Iena ha lanciato la proposta delle primarie di coalizione. L’obiettivo è compattare il fronte progressista contro quello che definisce «uno dei governi peggiori della storia». Un assist che potrebbe trasformarlo nell’ago della bilancia, costringendo gli alleati — dal Pd ai 5 Stelle, divisi tra le ipotesi Antoci, Di Paola o la carta esterna Alfio Mannino (Cgil) — a fare i conti con la sua ingombrante presenza.

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Schifani accerchiato: nemici interni e giudici

Se l’opposizione cerca un leader, la maggioranza rischia di perdere il suo. Il governatore Renato Schifani chiude la classifica del gradimento Swg: solo il 25% degli intervistati ha fiducia in lui. Un dato allarmante per il presidente uscente, che deve guardarsi le spalle non solo dalle inchieste che hanno scosso la Regione, ma soprattutto dal “fuoco amico”.

Il centrodestra siciliano è una polveriera. In Forza Italia, l’ala che fa capo a Giorgio Mulè — fresco di nomina da parte di Tajani come coordinatore per il referendum sulla giustizia — non nasconde l’ostilità verso Schifani. In Fratelli d’Italia, le grane giudiziarie del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno (che punta al giudizio immediato per liberarsi dall’accusa di corruzione) non fermano le ambizioni degli ex meloniani come Manlio Messina. E sullo sfondo, incombe l’ombra della Lega di Matteo Salvini, pronta a calare la carta Valeria Sudano (ferma però al 28% di fiducia), o il ritorno di fiamma dei nostalgici di Nello Musumeci.

La corsa verso Palazzo d’Orleans è appena iniziata, ma una cosa è certa: lo scenario del 2022 non esiste più. Cateno De Luca è in fase calante, e lo spazio dell’anti-politica ha trovato un nuovo interprete. Resta da capire se il campo progressista avrà il coraggio di seguirlo o se, nel tentativo di arginarlo, consegnerà la Sicilia a un centrodestra litigioso ma numericamente ancora solido.

basile schifani