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Persi i fondi per l’autismo. Messina bocciata dalla Regione (mentre gli uffici rassicuravano le famiglie)

- 10/12/2025
calafiore

L’operazione verità in Commissione: le proposte di Palazzo Zanca per sport e socializzazione finite in coda alle graduatorie. La denuncia di «Diritti in Movimento»: «Per mesi risposte evasive dal Dipartimento mentre i bandi erano già compromessi. Basta annunci da Paese dei Balocchi»

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MESSINA — C’è voluta un’interrogazione diretta in Commissione Servizi Sociali — sollevata ieri dal consigliere Alessandro Russo — per squarciare il velo di un silenzio amministrativo durato mesi. La notizia, nuda e cruda, è che il Dipartimento Politiche Sociali ha perso i fondi regionali destinati all’inclusione dei soggetti autistici. Niente «percorsi di socializzazione», niente gruppi di cammino, niente attività musicali o sportive per i minori e i giovani fino ai 21 anni.

Ma la notizia, a ben guardare, non è solo la perdita delle risorse — fatto di per sé grave in una città affamata di welfare ed un’Amministrazione che propone una narrazione di “welfare esemplare” —, bensì la discrasia temporale tra la realtà dei fatti e la narrazione fornita agli utenti. A denunciare il «gioco degli specchi» è Angela Rizzo, storica voce dell’associazionismo e dei servizi sociali a Messina, nonché esponente di «Diritti in Movimento», che da tempo chiedeva conto di quei progetti.

La vicenda è un manuale di burocrazia inceppata. Tutto parte dai decreti regionali del dicembre 2023, che stanziavano milioni per l’inclusione. Il Comune di Messina sceglie la via della co-progettazione, emana avvisi, fissa scadenze, proroga. Poi, il silenzio. O meglio, la rassicurazione di routine. Con una cronologia che diventa impietosa. Tra il dicembre 2024 e l’aprile 2025, mentre Rizzo incalza gli uffici chiedendo lumi, le risposte del RUP (Responsabile Unico del Procedimento) seguono un copione rassicurante: «Progetti in valutazione», «Abbiamo superato la parte amministrativa», «Attendiamo con ansia».

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La realtà documentale, però, raccontava una storia diversa. Già nell’aprile 2025 — mentre il funzionario scriveva «siamo ancora lontani dall’attuazione» lasciando intendere lungaggini palermitane — il Comune di Messina sapeva benissimo di essere in difficoltà. Tanto da aver presentato osservazioni formali contro le graduatorie provvisorie. Il risultato finale è una doccia fredda: su 64 proposte per l’assistenza alla socializzazione, Messina scivola al 46esimo posto; per le attività esterne (sport e musica), si ferma al 26esimo su 34. Punteggi troppo bassi. Fondi sfumati.

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Il nodo politico, al di là del tecnicismo dei bandi perduti, sta tutto nella gestione della verità. Perché continuare a parlare di «fase di valutazione» a chi vive la disabilità sulla propria pelle, quando gli atti ufficiali certificavano già il fallimento o quantomeno la criticità della pratica? «Sembrano comunicati da Paese dei Balocchi firmati da Lucignolo», è l’amaro commento di Rizzo, che punta il dito contro l’eccesso di auto-narrazione istituzionale — quei comunicati stampa che «ammorbano quotidianamente la pagina del Comune» — a fronte di una realtà dove i servizi essenziali vengono tagliati fuori per mancanza di punteggio.

Al di là del danno economico, ciò che pesa è il metodo. Perché il diritto del cittadino a interrogare il Palazzo non è un esercizio di stile, ma il fondamento di un patto di fiducia che, in questo caso, sembra essersi incrinato tra rassicurazioni di rito e graduatorie impietose. La Pubblica Amministrazione ha il dovere non solo di rispondere, ma di farlo con una precisione che non sconfini nella vaghezza dilatoria: specialmente quando in ballo non ci sono marciapiedi o luminarie, ma la qualità della vita di ragazzi che attendevano solo di poter fare sport o ascoltare musica insieme agli altri.

angela rizzo
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