60 views 5 min 0 Comment

LA SICILIA CHE MUORE TRA PREMI DI LATTA E IL RITORNO DEI PADRINI

- 24/11/2025
conte antoci

Mentre il Governatore si appunta medaglie sul petto, negli ospedali si muore d’attesa e tornano i fantasmi del passato: il requiem di un’isola tradita dai suoi stessi padrini politici.

WhatsApp vds
Giuseppe Bevacqua

di GIUSEPPE BEVACQUA

PALERMO – C’è un’aria greve alla Cala, sotto lo sguardo immobile del murale di Falcone e Borsellino. È l’aria viziata di una Sicilia che non cambia mai, dove il “nuovo” ha la faccia logora del “vecchio” e dove la politica è ridotta a un banchetto per cannibali mentre la gente crepa in corsia.

Ieri, davanti a quel muro che dovrebbe far tremare i polsi ai politicanti di mestiere, è andato in scena il j’accuse delle opposizioni. Non è la solita liturgia di palazzo, o almeno non dovrebbe esserlo. È la rabbia di chi vede il presidente della Regione, Renato Schifani, dipinto come un monarca assonnato che si auto-celebra mentre la nave affonda.

«Schifani stia sereno e pensi ad autoassegnarsi premi, visto che nessuno si sognerebbe di farlo di propria iniziativa», tuona Nuccio Di Paola del M5S. Una frase che è una scudisciata: il re è nudo e si premia da solo. La mozione di sfiducia arriverà martedì all’Ars, ma suona quasi come un atto di pietà verso un’istituzione ormai in coma irreversibile. Di Paola incalza, chiede che siano i resti della stessa maggioranza a staccare la spina, prima che la Finanziaria diventi l’ennesima spartizione di mance elettorali.

Ma il vero orrore, quello che ti prende alla gola, è il ritorno dei fantasmi. Si parla di “cuffarismo dilagante“. Siamo ancora lì. Dopo trent’anni, dopo le stragi, dopo le condanne, la Sicilia è ancora ostaggio delle clientele, dei concorsi truccati nella sanità, delle logiche di spartizione che puzzano di stantio.

Giuseppe Conte, arrivato a Palermo per benedire la rivolta, non usa mezzi termini. E fa bene. Perché mentre a Roma si gioca a fare gli statisti, qui si muore. «Milioni di cittadini rinunciano alle cure e questo governo programma spese folli per il riarmo», dice l’ex premier. È la fotografia spietata di un Paese capovolto: si trovano i soldi per le armi e per un Ponte sullo Stretto che è solo un miraggio costoso, un giocattolo da 13 miliardi, ma non si trovano i soldi per un esame oncologico.

«I pazienti aspettano otto mesi per un referto per un tumore e poi si ritrovano con una metastasi e muoiono». Eccola, la realtà cruda. Non sono numeri, sono cadaveri. E di fronte a questo massacro sociale, il Ponte di Salvini e Tajani diventa un insulto all’intelligenza. Conte lo liquida con un sarcasmo amaro: Tajani dice che serve per l’evacuazione? «Il problema della Sicilia è un’evacuazione dalla mala politica».

E Giorgia Meloni? La premier che si riempie la bocca dell’esempio di Borsellino come può tollerare questo verminaio? Come può tacere di fronte agli esponenti del suo partito coinvolti, ai leghisti indagati, all’ombra lunga di Cuffaro che torna a dettare legge nella sanità? «Come si può tollerare questo sistema di malaffare e corruzione?». La domanda di Conte cade nel vuoto pneumatico della morale pubblica.

conte palermo

Non è tempo di parlare di candidati, dice il leader pentastellato spegnendo le voci su Antoci. È “prematuro“. Certo. Perché prima bisogna spalare le macerie. La Sicilia merita altro che un governo “inefficace e inefficiente“, merita di più dei “soliti scandali“. Ma la sensazione, amara e persistente come il salmastro della Cala, è che i siciliani siano stanchi. Stanchi delle distrazioni di massa, stanchi delle polemiche inutili tra Meloni e il Colle, stanchi di dover scegliere se curarsi o mangiare.

Si chiude il sipario sul sit-in. Restano le parole dure, resta la promessa di battaglia. Ma resta soprattutto l’immagine di un’isola bellissima e disgraziata, ostaggio di una classe dirigente che, tra un premio auto-assegnato e un appalto sospetto, continua a ballare sul ponte del Titanic.

conte
sostieni2 1