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Emergenza casa, Sicilia sotto assedio. A Messina è allarme rosso

- 17/09/2025
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MESSINA – Avere un tetto sulla testa in Sicilia sta diventando un lusso per un numero crescente di persone. Con i prezzi degli immobili e i canoni d’affitto in rapida ascesa e i redditi stagnanti, il disagio abitativo si sta trasformando in una vera e propria emergenza. In questo scenario critico, Messina emerge come uno dei fronti più caldi, una città schiacciata da dinamiche insostenibili che colpiscono duramente le famiglie a basso reddito, i lavoratori e la vasta popolazione di studenti universitari.

L’allarme, lanciato da Ance Sicilia alla Commissione speciale “Hous” del Parlamento Europeo, si basa su un indice di accessibilità chiaro: quando il costo della casa supera il 30% del reddito, l’emergenza è conclamata. E Messina supera questa soglia in modo drammatico.


La città dello Stretto vive un paradosso: a fronte di un vasto patrimonio immobiliare sfitto o in stato di degrado, la domanda di alloggi accessibili e di qualità è altissima e insoddisfatta. I dati di Ance sono una sentenza:

  • Comprare casa è un miraggio: Per una famiglia a basso reddito (sotto i 10.500 euro annui), l’acquisto di un’abitazione a Messina è economicamente proibitivo. La rata del mutuo assorbirebbe circa il 45% del reddito disponibile, una delle percentuali più alte in Sicilia.
  • Affitti fuori controllo: Il mercato della locazione non offre alcuna tregua. L’indice di accessibilità per l’affitto per la stessa fascia di reddito supera il 40%. Anche per la “fascia grigia” (redditi fino a 17.000 euro), Messina rimane una delle piazze più difficili, con un indice che sfiora la soglia critica.

A peggiorare la situazione è la pressione esercitata dalla popolazione studentesca. Con quasi 30.000 iscritti all’Ateneo, di cui moltissimi fuori sede, la ricerca di una stanza o di un piccolo appartamento si trasforma in un’odissea. I prezzi per una singola in zone semi-centrali superano ormai stabilmente i 250-300 euro, cifre insostenibili per molti, che spingono verso soluzioni abitative precarie o costringono a lunghi e costosi spostamenti pendolari.

La fuga dal centro città, tuttavia, non risolve il problema. La pressione si riversa sui comuni della provincia, ma anche qui i costi sono in aumento. Centri residenziali come Milazzo vedono l’indice di accessibilità per i redditi bassi salire a un proibitivo 41,3%, mentre solo comuni più piccoli come Patti e Barcellona Pozzo di Gotto riescono a mantenersi, a fatica, sotto la soglia di allarme.


Di fronte a questa emergenza, la proposta che Ance Sicilia ha portato al tavolo del Parlamento Europeo appare come una soluzione quasi sartoriale per la realtà messinese. L’associazione chiede un massiccio intervento di rigenerazione urbana e social housing, focalizzato sul recupero di aree dismesse e immobili degradati, senza ulteriore consumo di suolo.

Per Messina, questo significherebbe poter finalmente intervenire su ferite aperte da decenni, come le aree oggetto di sbaraccamento o i numerosi edifici abbandonati nel centro storico. Trasformare questo patrimonio in alloggi di qualità, sostenibili (in linea con la direttiva UE “Case Green”) e a costi accessibili, potrebbe cambiare il volto della città e dare una risposta concreta a migliaia di famiglie, studenti e lavoratori.

Per finanziare questo progetto, Ance ha proposto un piano nazionale pluriennale da 15 miliardi di euro, da reperire attraverso la riprogrammazione di fondi PNRR ed europei, il nuovo Bilancio UE 2028-2034 e altri fondi per lo sviluppo, da integrare con capitali privati. Un investimento strategico che per la città dello Stretto, alla vigilia delle grandi trasformazioni legate al Ponte, non è più rinviabile.

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