
Dalle liti per il tavolo in cucina alla mattanza con 112 coltellate: i retroscena di un delitto annunciato che ha sconvolto Messina.

MESSINA – Una spirale di violenza domestica, fatta di controllo ossessivo e richieste assurde, culminata in un’esplosione di ferocia inaudita. Si aprirà il prossimo 8 ottobre il processo con giudizio immediato per Giosuè Fogliani, il giovane messinese accusato di aver ucciso la madre, Caterina Pappalardo, con 112 coltellate. Ma dietro il sipario del processo per omicidio premeditato emerge ora un retroscena di abusi e vessazioni continue, oggetto di un altro procedimento per maltrattamenti che la difesa chiede ora di unificare al dibattimento principale.
Un Clima di Terrore Domestico
Prima del brutale assassinio del 14 gennaio scorso, la vita in quella casa era già un inferno. È quanto emerge dal fascicolo per maltrattamenti a carico di Fogliani, relativo a episodi avvenuti fino a dicembre 2023. Secondo l’accusa, il giovane imponeva regole ferree e deliranti: pretendeva di suddividere gli spazi comuni, persino il tavolo della cucina, scatenando la sua ira se la madre o la sorella “invadevano” il suo territorio. Le svegliava in piena notte per discutere di vecchi rancori, trasformando il riposo in un’attesa angosciante.
Alla madre, in particolare, riservava un trattamento contraddittorio e crudele. Da un lato le intimava di andarsene di casa, dall’altro pretendeva che lei continuasse a servirlo: doveva fare la spesa, preparargli solo i pasti di suo gradimento, dargli soldi e rispondere immediatamente ai suoi messaggi. Ogni ritardo o rifiuto, contesta la Procura, era il pretesto per insulti, minacce e la distruzione di mobili.
La Strategia Difensiva e il Processo per Omicidio
Questa scia di presunti abusi potrebbe ora confluire direttamente nel processo per omicidio. È stata questa la richiesta dell’avvocato difensore, Antonello Scordo, che ha ottenuto il rinvio del processo per maltrattamenti proprio per chiederne la riunione con quello per l’omicidio.
Un omicidio per cui la Procura di Messina, diretta da Antonio D’Amato, contesta a Fogliani le aggravanti più pesanti: la premeditazione, l’aver agito contro la madre, i motivi abbietti e futili e la crudeltà. Un quadro accusatorio blindato dalle indagini della Squadra Mobile, coordinate dal sostituto procuratore Massimo Trifirò, dall’esito dell’autopsia e dall’analisi dei telefoni.
La Ricostruzione di una Mattanza

Fu lo stesso Fogliani a ricostruire le fasi del delitto. Quel giorno Caterina Pappalardo si era recata dal figlio intorno a mezzogiorno. In cucina era scoppiata l’ennesima lite per questioni economiche. A quel punto, il giovane l’avrebbe prima stordita con dello spray al peperoncino e poi, armato di un coltello a serramanico che teneva in tasca, l’avrebbe colpita per 112 volte mentre lei cercava disperatamente di fuggire. Dopo la mattanza, si era cambiato i vestiti. Furono i vicini, allarmati dalle urla strazianti della donna, a chiamare la Polizia. All’arrivo della Squadra Mobile, per Caterina Pappalardo non c’era più nulla da fare.
Nell’ordinanza di custodia cautelare, la gip Simona Finocchiaro aveva evidenziato come in passato fosse stato richiesto per il giovane un ASO (Assistenza Sanitaria Obbligatoria), senza che però venisse riscontrata una patologia tale da giustificare trattamenti sanitari. Un dettaglio che getta un’ulteriore, inquietante luce su una tragedia familiare annunciata.











