
Fit Cisl, Faisa Cisal e Orsa lanciano un durissimo atto d’accusa contro l’accordo integrativo del 2024: buste paga più leggere, diritti negati e un potere decisionale accentrato. All’orizzonte si profila il quarto sciopero.

MESSINA – Dovevano essere più soldi in busta paga, meno assenteismo e un’efficienza ritrovata. Si sono rivelati, secondo i sindacati Fit Cisl, Faisa Cisal e Orsa, l’esatto contrario. A nove mesi dalla firma del nuovo accordo integrativo in ATM, le sigle sindacali bocciano senza appello un’intesa “applicata senza l’approvazione tramite referendum dei lavoratori” e che, dati alla mano, starebbe producendo effetti peggiorativi per la maggior parte dei dipendenti. Un fallimento annunciato, secondo i sindacati, che oggi denunciano una gestione caotica e autoritaria.
La promessa era allettante: un contratto di secondo livello capace di premiare la produttività e azzerare le assenze. La realtà, fotografata dagli ultimi cedolini post-estivi, racconta un’altra storia. “Gli effetti del nuovo contratto sono stati peggiorativi per la maggior parte dei dipendenti e il tentativo di contrastare l’assenteismo è fallito”, si legge nella nota congiunta. Le corse soppresse quotidianamente e il ricorso al personale interinale sarebbero la prova di una produzione che, invece di decollare, continua a stentare.
“Ciò che emerge concretamente è una situazione che favorisce l’azienda a scapito dei dipendenti, una dinamica che avevamo previsto.”
Il documento sindacale è un lungo elenco di domande rimaste senza risposta, che dipingono un quadro di inadempienze e ritardi. Perché non vengono pagati i bonus per i “grandi eventi”? Che fine hanno fatto i 25€ sulla disponibilità lavorativa o l’indennità da 5€ per il mancato cambio in linea? E ancora, perché lo straordinario per lo “smonta in ritardo” non è stato liquidato in alcuni mesi? A queste criticità si aggiungono le ferie sistematicamente negate, continui errori nelle buste paga e un’assegnazione dei turni che sembra seguire logiche discrezionali e non di rotazione.
Ma è sul capitolo “meritocrazia” che l’affondo si fa più duro. Nel mirino finisce la recente selezione per la progressione di carriera a “addetto all’esercizio”. I sindacati denunciano un’ombra pesantissima sulla procedura: “Già durante lo svolgimento della selezione, voci insistenti provenienti dai piani alti aziendali hanno dato per certi i nomi dei vincitori finali”. Il sospetto è che non si tratti di una coincidenza, ma di un esito già scritto, che premierebbe due figure che, guarda caso, “hanno firmato l’attuale accordo integrativo anche contro la volontà dei lavoratori”.
“Voci insistenti provenienti dai piani alti aziendali hanno dato per certi i nomi dei vincitori finali… Sembra che queste voci non siano una semplice coincidenza, ma il risultato di un esito già annunciato.”
Infine, l’attacco frontale alla struttura di potere interna. Secondo le sigle, ogni potere decisionale sarebbe stato accentrato nelle mani di una singola figura, il C.U.O.A.T. Aziendale. Un “super-manager” a cui bisognerebbe rivolgersi per qualsiasi cosa: da un cambio turno alla richiesta di ferie, dalla correzione di una timbratura anomala alla risoluzione di un errore in busta paga. “Ci chiediamo se abbia senso mantenere a libro paga responsabili di settore, se poi due o tre persone con potere illimitato decidono le sorti di ogni dipendente”, attaccano i sindacati.
“Chiediamo una spiegazione su questo accentramento di potere. E chiediamo agli altri sindacati per quale motivo non prendono posizione per tutelare i dipendenti da questi comportamenti.”
Di fronte a questo scenario, l’epilogo sembra inevitabile. “La proclamazione di un quarto sciopero sembra inevitabile, e la motivazione sarebbe più che sufficiente a garantire una partecipazione massiccia”, concludono Fit Cisl, Faisa Cisal e Orsa. Un avvertimento chiaro, in attesa di risposte che tardano ad arrivare, mentre l’azienda – prevedono – potrebbe tentare di deviare l’attenzione riesumando il paragone con la vecchia gestione. Un paragone che, secondo i lavoratori, oggi suona come una beffa.
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