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Rissa in AMAM, la toppa è peggio del buco. Alibrandi si preoccupa delle “parole”, non delle botte

Invece di condannare la violenza, il vertice della società pubblica attacca chi denuncia gli sversamenti. Una difesa d’ufficio che suona come una beffa per i cittadini.

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MESSINA – Invece di una condanna netta, arriva una surreale lezione di semantica. Invece di scuse pubbliche per un’aggressione fisica, si avvia una fumosa “procedura interna”. La gestione dello scontro fisico avvenuto venerdì scorso tra il direttore generale di AMAM, Davide Maimone, e il consigliere della sesta municipalità, Giovanni Donato, sta assumendo contorni grotteschi, che la dicono lunga sul clima che si respira nell’azienda che dovrebbe garantire l’acqua ai messinesi.

Durante la commissione consiliare di ieri, il presidente di AMAM, Paolo Alibrandi, messo alle strette dalle richieste di chiarimenti, ha confermato di aver avviato un’indagine interna. Una procedura partita, a suo dire, venerdì sera dopo il racconto del suo direttore generale. Peccato che, secondo lo stesso Alibrandi, la questione sarebbe già rientrata, visto che i due protagonisti si sarebbero “incontrati e chiariti”.

L’incredibile lezione di semantica – La procedura “fantasma”

amam maimone

Se la questione è chiusa, allora a cosa serve la procedura? Un atto dovuto per placare il sindaco Basile? O un modo per prendere tempo? Il dubbio è più che legittimo, soprattutto dopo aver ascoltato il resto del suo intervento. Perché il presidente Alibrandi, invece di stigmatizzare la violenza fisica di un suo alto dirigente contro un rappresentante eletto dai cittadini durante un sopralluogo, ha pensato bene di spostare il problema, lanciando una frecciata al mondo della politica.

Le parole pesano, ma le percosse di più

“Chi ha una carica elettiva,” ha dichiarato Alibrandi, “prima di tradurre le parole di una segnalazione in una nota dovrebbe verificare. Perché le parole hanno un significato”. Il riferimento è all’uso di termini come “liquami” o “fogna” nelle segnalazioni ufficiali.

Sintomo di un clima fuori controllo

Una presa di posizione, quella del presidente, che lascia a dir poco sbigottiti. Perché se è vero, come sostiene Alibrandi, che le parole hanno un peso, è altrettanto vero, e forse di più, che un peso ce l’hanno anche e soprattutto le percosse e le minacce. Ridurre uno scontro fisico, avvenuto durante l’esercizio di funzioni pubbliche, a una questione lessicale è un tentativo maldestro di minimizzare un evento di una gravità inaudita. Un evento che, al di là delle fantomatiche “procedure interne”, getta un’ombra pesantissima sulla gestione di AMAM e sulla capacità dei suoi vertici di affrontare le crisi con la serietà e il rigore che una società a totale capitale pubblico meriterebbe.

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