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L’altro Olocausto: lo sterminio dei triangoli rosa e neri, i “diversi” sessualmente. Detenuti riabilitati in Germania solo nel 2002

- 27/01/2023

Il nazismo ha ucciso tra i 3.000 e i 10.000 omosessuali. Furono imprigionati circa 57.000 persone con l’accusa di “omosessualità” e sottoposti a trattamenti umilianti. Più di 8 mila tra uomini e donne trans internati nei campi di concentramento furono costretti a indossare uniformi con un distintivo a triangolo rosa (per i gay) e nero (per le lesbiche) che indicava il loro orientamento sessuale. Questo fu l’altro olocausto spesso dimenticato. Per le persone imprigionate a causa del loro orientamento sessuale, la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, avvenuta 78 anni fa, “non ha ancora posto fine alla persecuzione di Stato”, ha ricordato il presidente del Bundestag, Barbel Bas.

Se gli ebrei sono stati l’obiettivo principale dell’Olocausto, non si possono dimenticare le comunità “Lgbtq, Rom, Sinti e le persone con disabilità mentali”, afferma Dani Dayan, direttore del memoriale di Yad Vashem a Gerusalemme.

“C’è voluto troppo tempo” prima che “la dignità” di omosessuali, lesbiche e transessuali “fosse presa in considerazione”, ha lamentato Klaus Schirdewahn, 75 anni, condannato nel 1964 a causa del suo orientamento sessuale.

Nella Germania occidentale, l’articolo 175 del codice penale (inasprito dai nazisti) che criminalizzava l’omosessualità continuò ad essere applicato senza modifiche fino al 1969 prima di essere abolito completamente nel 1994. Solo nel 2002  i detenuti condannati nel periodo nazista furono riabilitati.