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Raffaele Lombardo, la Procura fa ricorso in Cassazione. Non è finita la vicenda processuale dell’ex presidente

- 09/10/2022
lombardo appello

L’assoluzione in appello non è stata la conclusione della vicenda processuale dell’ex Presidente della Regione Siciliana. Gli avvocati di Raffaele Lombardo glissano dichiarando a La Sicilia che il ricorso rappresenta qualcosa “di non inaspettato”. insomma, era prevedibile secondo i legali Maria Licata e Vincenzo Maiello, che le due procuratrici generali, Agata Santonocito e Sabrina Gambino, avrebbero proposto ricorso in Cassazione contro la sentenza di assoluzione. E le due procuratrici lo hanno chiesto e in modo veemente e tagliente, come si legge nelle ottanta pagine delle motivazioni del ricorso. Una sentenza definita “piena di contradditorietà” e contraddistinta da un “percorso valutativo tracciato dal giudice del rinvio che con la ripartizione della motivazione della sentenza in quattro aree tematiche ha determinato la parcellizzare della valutazione degli elementi di prova”.

In particolare non sarebbe stato riconosciuto il giusto peso alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, che “convergono sul nucleo centrale del rapporto tra Raffaele Lombardo ed esponenti apicali della famiglia di cosa nostra operanti nella provincia di Catania e in quelle limitrofe, finalizzato in ogni caso alla infiltrazione nel settore degli appalti”. Stesso varrebbe secondo le due pg anche per “le conversazioni intercettate nel corso delle indagini non sono state adeguatamente considerate e valorizzate”.

“Illogica e contraddittoria è l’affermazione secondo la quale, dopo avere riconosciuto la sussistenza di legami e rapporti non occasionali con esponenti delle famiglie mafiose di “Cosa Nostra” , che avevano oggetto consapevoli richieste di sostegno elettorale al sodalizio mafioso, tramite esponenti di rilievo delle relative articolazioni territoriali , sono certamente interpretabili in chiave di “vicinanza” e di generica “disponibilità” secondo una causale di tipo elettorale clientelare (…) ma non sono espressione di concreto e specifico rapporto sinallagmatico tra Lombardo e Cosa Nostra. L’avere rivolto per anni richiesta di appoggio elettorale, non genericamente a Cosa Nostra, ma agli esponenti di spicco delle famiglie mafiose che espressamente si occupano della gestione del controllo degli appalti, comporta la necessaria assunzione di un’obbligazione nei confronti di Cosa Nostra che, lungi dall’essere mera vicinanza, si traduce indefettibilmente nella promessa di facilitazioni nel conseguimento delle affermazioni degli obiettivi economici dell’organizzazione. La considerazione della raggiunta prova delle reiterata richiesta di appoggio elettorale, alla luce delle massime di esperienza del settore comporta una e una sola lettura univoca: l’organizzazione mafiosa, non essendo una libera organizzazione con finalità solidaristiche, non regala appoggi. Il rinnovato appoggio in occasione di più competizioni elettorali susseguitesi nel tempo è elemento forte di conferma del riconoscimento da parte dell’organizzazione mafiosa del positivo apporto dell’appoggio dato alla “propria ragione sociale” in termini di aumento del potere contrattuale dell’organizzazione sia nell’affermazione nei settori economici sia nell’affermazione nel confronto con altre organizzazione rispetto alle quali prevale in forze del “portafoglio crediti “ rappresentato dall’appoggio di un politico di spessore, quale era indiscutibilmente Lombardo”.

E riguardo i favori che non si sarebbero concretizzati dopo l’elezione di Raffaele Lombardo la Procura scrive: “Le aspettative dell’organizzazione criminosa, a ben vedere fondate sulle pregresse esperienze, di fatto saranno deluse quando Raffaele Lombardo, ormai eletto Presidente della Regione, ben conscio – avendo effettuato quella scelta consapevole di richiesta di sostegno elettorale al sodalizio mafioso – delle ombre che un’interlocuzione con esponenti mafiosi in termini di vantaggi diretti elargiti, avrebbe potuto provocargli, ne prende le distanze. Le veementi reazioni degli esponenti di Cosa Nostra delusi dall’atteggiamento scostante tenuto da Lombardo dopo le elezioni, a fronte di anni in cui avevano assicurato il loro appoggio, trova spiegazione logica esclusivamente nel fatto che, per la prima volta dopo anni di sussistenza e mantenimento del patto sinallagmatico, il politico avvantaggiato lo tradisce.”.