
La Legge Severino imporrà adesso al Sindaco di Catania, Salvo Pogliese, la sospensione dalla carica per 18 mesi. Questo l’effetto immediato della sentenza del collegio della Terza Sezione del tribunale di Palermo, presieduto da Fabrizio La Cascia, che ha condannato Salvo Pogliese a 4 anni e tre mesi per peculato continuato. Una condanna pesantissima che graverà anche sulla città di Catania in uno dei momenti più difficili della sua storia amministrativa, con un dissesto per circa 1 miliardo e 580 milioni di euro di debiti ereditati dalla precedente amministrazione. Insomma una tegola alla quale il sindaco di Catania reagisce: “Non posso nascondere enorme amarezza e grande delusione per una sentenza che trovo assolutamente ingiusta. Ma da uomo delle istituzioni la devo accettare e rispettare. Nella mia vita mi sono sempre comportato da persona perbene e onesta interpretando i ruoli, che i catanesi e i siciliani mi hanno affidato, con grande generosità, passione e infinito amore per la mia terra e per la mia Catania a cui sono visceralmente legato. Lo stesso amore che due anni fa’ mi ha portato a lasciare un prestigioso ruolo al parlamento europeo per servire la mia città (in dissesto e con 1.580.000 di euro di debiti ereditati ), con una contestuale decurtazione della mia indennità dell’80% e rinunziando alle tutele giuridiche che quel ruolo mi avrebbe garantito. L’ho fatto perché sono assolutamente certo della mia correttezza etica e morale. Auspico che l’appello a questa ingiusta sentenza sia quanto prima, affinché possa finalmente trionfare la giustizia e si possa dare la giusta rivincita a chi da oltre trent’anni, insieme a tanti amici e simpatizzanti, è stato sempre in prima linea per i valori dell’etica e della morale pubblica”.
Il processo che si è concluso oggi in primo grado è uno stralcio dell’inchiesta che nel 2014 portò innanzi alla terza sezione del Tribunale di Palermo ottanta avvisi di garanzia a deputati ed impiegati dei gruppi parlamentari. Per molti di essi fu richiesta l’archiviazione, mentre per altri le accuse caddero in sede di udienza preliminare. Anche il Sindaco Cateno De Luca era uno degli imputati ma preferì il rito abbreviato, insieme al collega deputato Innocenzo Leontini, ambedue assolti in via definitiva. L’accusa per Pogliese era quella di aver utilizzato in ristoranti ed alberghi il contributo del gruppo parlamentare per una somma di circa 68 mila euro.
Con Pogliese condannati anche Cataldo Fiorenza a 3 anni e 8 mesi, Giulia Adamo a 3 anni e 6 mesi, Rudi Maira a 4 anni e 6 mesi, Livio Marrocco a 3 anni.
Dura la reazione del Movimento 5 Stelle:
“È vero che nessun cittadino è definitivamente colpevole fino all’ultimo grado di giudizio ma la condanna che tocca il sindaco di Catania Salvo Pogliese imporrebbe da parte sua un passo indietro. Al di là della sospensione, Pogliese non può un rappresentare la carica istituzionale più importante della città di Catania. Si dimetta”. A dichiararlo sono i deputati regionali del movimento cinque stelle a proposito della condanna in primo grado del sindaco di Catania Salvo Pogliese Nell’ambito dell’inchiesta sulle spese pazze all’Ars.
“A coronamento di una gestione fallimentare e miope della città – spiegano i deputati – si aggiunge questo ultimo triste tassello. Già dall’inizio del mandato, grazie al grande lavoro dei nostri consiglieri comunali, abbiamo contestato al sindaco e alla giunta la mancanza di una visione per Catania. Sonora bocciatura su rifiuti, urbanistica e partecipate, per non parlare della colpevole assenza dai dibattiti sulle sfide chiave della città. Mobilità, progetti sul waterfront, lotta agli sprechi, gestione dei servizi ai cittadini. Un’amministrazione che ha portato a termine, a stento, atti di ordinaria amministrazione e che ha puntato a galleggiare più che a governare. Perseverare in questo andazzo, per di più senza un sindaco formalmente in carica, per altri 18 mesi, significa avere a cuore le sorti non della propria città ma solo quelle della propria poltrona” – concludono i deputati.
Buonasera, c’è una grave e lapalissiana inesattezza nell’articolo…il dissesto finanziario non è di un milione e 580mila eur come riporto ben due volte nell’articolo (magari cosi fosse…), ma di un miliardo e 580 miliioni di euro!
Confermo. Abbiamo corretto. Grazie