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ATM e GTT Torino: un “sistema” gemello? Dal “miracolo” al default.

- 14/12/2018

Michele Schifone USB Torino e Mariano Massaro, ORSA, ed il parallelismo “sospetto” tra Messina e Torino.

Messina, 14 dicembre 2018

Quando fu presentato il manager Giovanni Foti nella Sala Falcone e Borsellino di palazzo Zanca a Messina, l’allora assessore alla mobilità Gaetano Cacciola usò parole esaltanti nei confronti dell’ex dirigente di GTT Torino, l’azienda trasporti della capitale Cisalpina. Ex in quanto Giovanni Foti all’epoca della nomina quale direttore generale di ATM a Messina era già andato in pensione da GTT con una liquidazione di circa 80 mila euro. Insomma un “Balotelli” del trasporto pubblico che però la GTT aveva già messo in quiescenza e che improvvisamente arrivò in città accompagnato dall’allora assessore torinese, equivalente di Cacciola, come parte integrante del “pacco regalo” della GTT all’ATM di Messina: un contratto che prevedeva (ed ancora prevede) l’acquisto dalla partecipata torinese da parte di ATM di ricambi per i mezzi per un valore di circa 800 mila euro, i famosi autobus (da rottamare) al prezzo simbolico di un euro ed Giovanni Foti, quale prossimo direttore generale della partecipata messinese.

Chi ci guadagnò dall’accordo? Certamente GTT Torino: l’assessore Cacciola, infatti, si impegnò per conto dei messinesi per 800 mila euro, fece viaggiare i messinesi (ed ancora viaggiano) su autobus che la GTT doveva rottamare, con un elevato costo, costo che invece passò all’ATM, e nominò Giovanni Foti direttore generale.

Ma Giovanni Foti perchè arriva a Messina? Ed è il “fuoriclasse”, il “fenomeno” descrittoci da Accorinti & Co. ?

Le risposte sono arrivate inequivocabilmente dai dati di bilancio e dal debito di oltre 80 milioni che oggi ATM ha finalmente mostrato, ma anche la storia di Giovanni Foti non sembrerebbe costellata di successi.

Della storia professionale di Giovanni Foti in GTT ne ha parlato stamattina in sala commissioni, a Palazzo Zanca, Michele Schifone, sindacalista di USB di Torino, nonchè dipendente proprio di GTT. Con al suo fianco Mariano Massaro, del sindacato ORSA, Schifone non è stato certo tenero nei confronti di quello che oggi è il neo A.D. di GTT Torino.

Si perchè Giovanni Foti, andato via da Messina è velocemente riuscito a rientrare in GTT dalla porta principale in qualità di Amministratore Delegato. Pur rimanendo in pensione. Lavorerà gratis in GTT? Se lo chiede Schifone ma anche noi, in quanto in base alla Legge Madia, il Foti pensionato potrebbe accettare incarichi in seno a GTT solo a titolo gratuito, così come sarebbe dovuto accadere in ATM. Ma come non è accaduto in ATM potrebbe essere anche in GTT. 

LA STORIA PROFESSIONALE DI GIOVANNI FOTI, raccontata da Michele Schifone

Schifone descrive un Giovanni Foti ex dirigente di GTT  “più volte spostato in vari settori in azienda e più volte rimpiazzato da chi doveva provvedere a risolvere le situazioni che si creavano a seguito dell’incarico. Ha fatto, ad esempio, il direttore di esercizio, dando qualche problema. Spostato da quell’incarico Foti è stato messo a gestire il 5T, un ramo di azienda che si occupa del traffico urbano della città di Torino.  Ma neanche qui il manager Foti ha dato i risultati attesi. Spostato anche dalla 5T e posto a disposizione di un altro dirigente al fine di risolvere la situazione. Fu poi incaricato del lancio del sistema ‘BIP’, lo sbigliettamento elettronico, sistema mai partito. Così nel momento in cui la GTT non sapeva più dove piazzare il manager Giovanni Foti gli fu proposto un pre-pensionamento, con una liquidazione di circa 80 mila euro. Da qui inizia la storia e l’esperienza messinese di Giovanni Foti“. Tutto il resto della storia lo hanno e lo mostrano i dati consuntivi della sua gestione di ATM: contributi non pagati ai lavoratori della partecipata messinese per circa 30 milioni di lire, una partecipata, dunque, con il DURC non in regola, chilometri percorsi da mezzi pubblici spesso semivuoti o vuoti del tutto che la Regione ha riconosciuto, che rappresentano un credito di dubbia esigibilità e che pagheremo certamente noi cittadini, un esercizio chiuso “in attivo” per circa 187 mila euro ma che se viene accostato all’evento contabile straordinario di quell’anno della rinuncia (immotivata) da parte del Comune di Messina (quindi da parte dei messinesi) di un credito di circa 4 milioni e 700 mila euro, quell’esercizio si sarebbe chiuso con un disavanzo di quasi cinque milioni. Insomma di “Balotelli” così Messina può farne certamente a meno.