
In un’isola assediata dalle capre selvatiche e dai piani di evacuazione, Giacomino Utano raccoglie un animale ferito, lo imbarca sull’aliscafo e gli regala due zampe nuove al titanio. Una lezione di umanità che supera ogni logica di branco.

di GIUSEPPE BEVACQUA
A Stromboli, terra dove il vulcano non smette mai di brontolare e dove la natura ha il vizio di presentare conti salati, si è consumata una vicenda che ha il sapore delle favole antiche, ma la concretezza della cronaca vera. In un momento storico in cui l’isola dibatte su come liberarsi di milleduecento capre selvatiche divenute ingombranti, un uomo ha deciso di andare controcorrente, non per spirito di polemica, ma per istinto di pietà. Lui è Giacomino Utano, pescatore di professione e, da qualche giorno, padre adottivo per vocazione, lo riferisce Ansa Sicilia.
Tutto ha inizio sulla spiaggia di Scari, sotto un costone di roccia da cui è precipitato un capretto di otto mesi. Lo hanno trovato la figlia e la nipotina di Giacomino: le zampe anteriori spezzate, il destino segnato. In un contesto rurale, la logica vorrebbe una soluzione rapida e definitiva per una bestia azzoppata. Ma Utano non ha seguito la logica, ha seguito il cuore. Non si è limitato a raccogliere quel mucchietto di ossa rotte e pelo; ha sfidato la burocrazia, ottenendo il permesso di far salire l’animale, ribattezzato Pongo, sull’aliscafo di linea. Un viaggio grottesco e magnifico, tra turisti e pendolari, per portare un capretto dal chirurgo.
A Lipari, il piccolo è finito sotto i ferri per quattro ore. Ne è uscito con due placche in titanio e una seconda vita. Ora Pongo vive a casa Utano, in convalescenza. Chi lo ha visto giura che sia un concentrato di dolcezza anomala: non belati per chiedere cibo, ma sguardi per cercare il suo salvatore. È un animale che ha imparato la riconoscenza prima ancora di rimettersi in piedi.
C’è una formidabile ironia in questa storia. Mentre la politica vara piani complessi per il 2026, studiando come trasferire le capre che invadono l’abitato, un singolo pescatore dimostra che la convivenza non è fatta di numeri, ma di singoli gesti. Pongo non è più un numero nel censimento dei “nocivi”, è un membro della famiglia. In un mondo che corre veloce e scarta ciò che si rompe, Giacomino ha avuto la pazienza di aggiustare. E forse, in quella sala operatoria di Lipari, non sono state sanate solo due zampe, ma anche un po’ della nostra distratta umanità.










