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Messina, la città vietata: affitti alle stelle e famiglie sfrattate per far posto al “business” degli studenti

Mentre l’Università annuncia cantieri eterni, la speculazione immobiliare divora il diritto all’abitare. Stanze a prezzi d’oro, agenzie che dirottano il mercato e nuclei familiari messi alla porta perché “non convengono”. Viaggio nell’emergenza sociale in riva allo Stretto.

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Giuseppe Bevacqua

di GIUSEPPE BEVACQUA

MESSINA – C’è una guerra silenziosa che si combatte nei vicoli del centro e nei palazzoni della zona nord. Non si fa con le armi, ma con le raccomandate di sfratto e i nuovi contratti di locazione “transitori”. Da una parte ci sono le famiglie messinesi, quelle numerose, monoreddito, che arrancano per arrivare a fine mese; dall’altra c’è la “gallina dalle uova d’oro”: lo studente fuori sede. In mezzo, a dirigere il traffico di questa macelleria sociale, un mercato immobiliare drogato dalla speculazione e, troppo spesso, dalla complicità di chi intermedia gli affitti.

Per capire perché una famiglia viene messa alla porta, basta una calcolatrice. Un appartamento di quattro vani in centro, affittato a una famiglia, frutta al proprietario circa 500-600 euro al mese. Lo stesso appartamento, con un colpo di spugna e qualche mobile Ikea, viene diviso in quattro stanze singole per studenti. Risultato? Quattro inquilini a 300 o 400 euro a testa. L’incasso schizza a 1.200-1.600 euro mensili.

È qui che scatta il cortocircuito. Le agenzie immobiliari e i proprietari hanno fatto i conti: perché rischiare con una famiglia che potrebbe diventare morosa se perde il lavoro, quando si possono avere quattro paganti supportati dai genitori e garantiti dal bisogno disperato di un letto vicino all’Università?

I dati di Immobiliare.it Insights e le denunce dei sindacati (Sunia, UDU) fotografano un’esplosione dei prezzi senza precedenti. In soli tre anni, il costo di una singola è lievitato, trasformando il diritto allo studio in un lusso e il diritto alla casa in un miraggio.

Tabella: L’Esplosione dei Prezzi a Messina (2022-2025)

Tipologia AlloggioPrezzo Medio 2021/22Prezzo Medio 2025Variazione RealeNote
Stanza Singola€ 229€ 275 – € 330+20% / +44%Punte di € 500 per stanze “premium” o in zone centrali.
Bilocale€ 350 – € 400€ 500 – € 650+40%Sottratti alle famiglie per il mercato breve/studentesco.
Studentati PrivatiN/D€ 650Nuovo StandardPrezzo di riferimento per le nuove residenze di lusso (es. Zanklon) .
Azione di Sfratto

L’effetto collaterale di questa bonanza per pochi è il dramma per molti. I sindacati degli inquilini parlano chiaro: l’emergenza abitativa a Messina non è più una fase transitoria, è strutturale. Nel 2024 gli sfratti in città sono aumentati del 13,77%, con 190 nuovi provvedimenti emessi. Il dato più agghiacciante? Nel 90% dei casi si tratta di morosità incolpevole.

Le famiglie non pagano perché non possono, non perché non vogliono. E quando provano a cercare una nuova casa, trovano un muro di gomma. “Solo studenti”, “Solo referenziati statali”, “No famiglie con bambini”. Gli annunci immobiliari sono diventati un filtro di classe spietato.

Le agenzie, spinte dalla prospettiva di commissioni più alte su contratti che ruotano più velocemente (ogni anno nuovi studenti, nuove provvigioni), indirizzano i proprietari verso il mercato universitario, lasciando le famiglie nel baratro. Chi non regge il passo finisce nelle liste d’attesa per alloggi popolari che non ci sono, o rischia di ingrossare le file di chi vive ancora nelle baraccopoli, vergogna mai cancellata dove risiedono ancora 1.600 nuclei.

Non si pensi che agli studenti vada meglio. Se le famiglie piangono, i ragazzi non ridono. Pagano cifre esorbitanti – fino a 500 euro per una stanza – per appartamenti spesso fatiscenti, con impianti non a norma, mobili di recupero e umidità come coinquilina fissa. È il paradosso messinese: una casa su tre è vuota , ma quelle sul mercato fanno schifo e costano come una suite.

La speculazione si nutre dell’assenza del pubblico. Con soli 298 posti letto pubblici garantiti dall’ERSU su una platea di oltre 10.000 fuori sede (una copertura ridicola del 2,8%) , lo studente è costretto ad accettare qualsiasi condizione pur di frequentare le lezioni.

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E le istituzioni? Mentre la città brucia, la politica e l’Università guardano i calendari che slittano.

  • Casa dello Studente (Via Cesare Battisti): Chiusa da 15 anni. Ora ci sono i soldi (11 milioni), ma se tutto va bene la rivedremo nel 2028. Una generazione intera di studenti non ci metterà mai piede.
  • Ex Hotel Riviera: Doveva essere il fiore all’occhiello, pronto per la “primavera 2025”. Invece, tra proroghe alla ditta Ricciardello e fogne che esplodono allagando il cantiere, i lavori si trascinano stancamente.
  • Ex Banca d’Italia: Acquistata con gran clamore, diventerà un polo museale e di ricerca. Bellissimo, per carità, ma un museo non dà un tetto a chi dorme in macchina o paga 600 euro per un buco.
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La verità è che il vuoto lasciato dall’Università e dalla Regione è stato riempito dal business. I nuovi studentati privati (solo quello nei pressi del Policlinico è stato approvato in Consiglio Comunale), finanziati anche col PNRR, propongono rette da 650 euro al mese. Una cifra che droga ulteriormente il mercato, legittimando il piccolo proprietario a chiedere 400 euro per una stanza in periferia.

Messina rischia così di diventare una città per soli ricchi (o figli di ricchi), espellendo i suoi stessi abitanti verso la periferia sociale ed esistenziale. Un crimine perfetto, consumato alla luce del sole, tra un annuncio di “lavori in corso” e uno sfratto esecutivo.

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