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Demolizione Eterna: dall’I-Hub ai rifiuti. La saga infinita dei Silos, ora parcheggio di lusso per la Social City

- Editoriale, Ultima Ora
01/11/2025

Ruspe accese per le telecamere a ottobre e subito spente. La riqualificazione fantasma di fronte agli imbarchi, tra fondi perduti e annunci “mirabolanti”, è il vero biglietto da visita della città.

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di GIUSEPPE BEVACQUA

Chi sbarca a Messina, oggi, alzando lo sguardo oltre la cortina dei mezzi veloci, non vede il futuro. Vede, immobile e impietosa, la sintesi perfetta del paradosso amministrativo messinese. L’area dell’ex Casa del Marinaio e degli ex Silos, promessa ennesima di riqualificazione, giace in un limbo di macerie e rifiuti.

Non è un cantiere. È l’ennesimo parcheggio.

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Ironia della sorte, a occupare questo scenario post-bellico sono proprio i mezzi gialli della Messina Social City. L’azienda dei servizi sociali bivacca tra la polvere e l’abbandono, offrendo ai viaggiatori il peggior biglietto da visita possibile. Un colpo di benna, dato per le telecamere a inizio ottobre, e poi il silenzio. Le ruspe, spente. Il cantiere, sparito.

Eppure, solo un mese fa, le cronache magnificavano l’avvio “ufficiale” dei lavori. Il 9 ottobre 2025, dopo un primo falso inizio (il 7 ottobre, bloccato perché – dettaglio non secondario – ci si era accorti solo all’ultimo che gli edifici erano rifugio per diversi senzatetto), le macchine erano entrate in azione. Si parlò di operazioni complesse, di chiusure notturne del vicino parcheggio Cavallotti, di un cronoprogramma serrato per abbattere prima la Casa del Portuale e poi i delicati Silos Granai.

Un giorno. Forse due. Poi, il sipario. I mezzi sono letteralmente svaniti. Perché?

Per capire questo ennesimo stop, bisogna riavvolgere il nastro di una commedia burocratica che a Messina definiremmo “ordinaria amministrazione”. Questa demolizione non è un progetto a sé: è l’ultimo, disperato atto di un piano di riqualificazione iniziato anni fa con l’abbattimento dell’ex Mercato Ittico e degli ex Magazzini Generali.

Un piano che, in origine, aveva un nome altisonante: I-Hub dello Stretto.

Dal Polo Tecnologico alla “Terrazza” Fantasma

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Ricordate l’I-Hub? Il monumentale polo tecnologico da oltre 70 milioni di euro? I primi edifici furono rasi al suolo proprio per far posto a quel sogno. Peccato che, nel frattempo, i 70 milioni siano svaniti. Scaduti. Polverizzati. O, come preferisce dire l’amministrazione Basile con un eufemismo che sa di nebbia burocratica, “rimodulati”. Una narrazione opaca che nessuno ha mai veramente digerito.

Mentre il progetto (solo una intenzione al momento) dell’I-Hub veniva frettolosamente spostato altrove (sulle ceneri delle ex officine FS, altra area, altra storia), per questo buco di fronte al porto si è dovuto inventare un nuovo destino: una “grande terrazza panoramica” sullo Stretto. Un progetto “magnifico”, del quale, ad oggi, non esiste un disegno, un bando, un finanziamento. Solo un nome.

Ma anche solo per demolire, il percorso è stato un calvario. La Casa del Portuale non si poteva toccare: era della Regione Siciliana. C’è voluto un anno, e una norma ad hoc nella Finanziaria regionale (gennaio 2024), per trasferire finalmente la proprietà al Comune e dare il via libera.

La politica degli annunci “di facciata”

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La storia si ripete, identica a sé stessa. Si è atteso gennaio per la proprietà, ottobre per accorgersi dei senzatetto. E ora, a novembre, l’area è un monumento all’incompiutezza.

La domanda che i messinesi si pongono, guardando quel parcheggio abusivo sorto sulle ceneri di un progetto miliardario, è semplice: perché i lavori sono fermi? Quando finirà questa ennesima opera fantasma?

O forse, la risposta è più amara. Forse quell’unico colpo di benna, immortalato e celebrato, era solo questo: una messa in scena? L’ennesima operazione “di facciata” di un’amministrazione che confonde l’annuncio con l’evento, il cantiere con l’opera finita, e i ritardi operativi cronici con la normale complessità. La speranza è che questa realtà odierna venga presto smentita da fatti concreti. Nel frattempo ci chiediamo anche di Casa Serena, del mercato Vascone, della tranvia e di tutti quei cantieri aperti ma nei quali di lavori, operai e mezzi non si vede l’ombra se non sporadicamente e con totale incertezza circa la consegna delle opere.

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1 Comment
    Andrea

    Non solo i mezzi gialli di Messina social. Nello spazio antistante gli imbarcaderi degli aliscafi un cancello preclude il passaggio con un cartello artigianale che riporta “riservato a Messina social” inteso come “mezzi privati dei dipendenti” perché sono auto private non certo di servizio. Mentre noi poveri mortali e pendolari dello stretto paghiamo for di denari per le strisce blu o gli abbonamenti al cavallotti. Complimenti davvero!

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