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Messina e De Luca al bivio? L’azzardo del voto anticipato per blindare il potere. Come sparigliare le carte agli avversari

- 11/10/2025
de luca verde

La crisi di De Luca potrebbe accelerare la fine della consiliatura. L’ipotesi delle dimissioni per sfruttare il vuoto delle opposizioni e l’occasione, per la città, di riconquistare la propria libertà.

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L’Editoriale di Giuseppe Bevacqua

Non sono un fotografo professionista. Ma se lo fossi potrei dire che la foto che ritrae Cateno De Luca in contro luce con il Comune di Messina di sfondo e ammantato di verde squillante, è la più inquietante (per lui) immagine che abbia mai postato.

Non sono uno psicologo clinico. Ma se lo fossi direi che in quella foto si agita qualcosa di ben diverso dal solito stato d’animo che quest’uomo con caparbia continuità si sforza di ostentare nei suoi post, qualsiasi cosa gli accada. Non c’è più tranquillità da cui discende la sua sfacciata sicumera, anzi, più semplicemente, traspare netta l’agitazione propria di un’improvvisa consapevolezza. Direi anche che questo sentimento “diverso” in chi per consuetudine è avvezzo al controllo, evoca l’improvvisa presa di coscienza di averlo perso e la fretta manifesta di volerlo riconquistare il più presto possibile.

Il testo del post, se fossi uno psicologo, direi che è un esempio del tentativo estremo di ergersi a salvatore della città e di proporsi quale insostituibile ed unico risolutore di problemi che, alla fine, lui stesso ha creato: si è dimesso anticipatamente per mire personali, scegliendo, come in tanti gli rimproverano, una squadra che nel tempo ha inevitabilmente perso i pezzi migliori, diventando inadeguata.

Direi che tutto, poi, è drammaticamente ricompreso in un dettaglio. Che si annida in quella risposta stizzita al commento del “solito ex sindacalista”, Michele Barresi che abilmente lo stuzzica e repentinamente ottiene quel che vuole. Accade, così, quel che non avviene mai: De Luca gli risponde. Immediatamente. E lo fa senza filtri, non attende l’intervento mediato e meditato di un profilo ghost writer, lo fa in prima persona e con tutta la crudezza della sua splendida ruvidità contadina. Così, quel che drammaticamente emerge è che ha perso la pazienza, che è morto il sorriso di circostanza sulle sue labbra e che qualcosa si è rotto davvero nella sua pax interiore, nel suo sistema di autostima. Mostra che le sue certezze politiche adesso vacillano.

Ancora… Non sono un analista politico. Figuriamoci! A che titolo potrei mai avventurarmi in un campo che uomini come quello ritratto nella foto padroneggiano da anni, attraversando molti partiti, con transumanze che presuntuosamente ed autoreferenzialmente solo per uomini politici “come questi”, non hanno la cifra di “tradimento”, bensì, solo per loro si, di “crescita politica”, seppur sono quel che sono e che rimangono la “scelta” del carro migliore sul quale salire?

Ma se analista politico, anche per un solo momento, lo fossi davvero, direi che qualcosa si è rotto. Direi che perdere Messina per lui non è intesa quale alternativa possibile perché sa che ciò significherebbe perdere l’ultimo peso politico che gli rimane. Che se, malauguratamente per lui, capitasse davvero, sa perfettamente che oltre a dover rinunciare alla “benzina” del consenso, dovrebbe anche fare a meno a quel sistema che manda avanti finanziariamente quel che quell’uomo su sfondo verde decanta, ed a ragione, di aver “costruito da solo partendo da Fiumedinisi”.

Potrei dire ancora che riunioni come quelle di ieri sera, tenute in un Comune dove lui non ha titolo formale alcuno per comandare, e dichiarazioni come quelle riportate sul post che ne segue con quella facciata di Palazzo Zanca appropriatamente colorata di verde “bile”, potrebbero annunciare mosse deliberate e finali come le dimissioni anticipate della governance della città. Direi ancora che sarebbe, con il silenzio remissivo del Sindaco Basile, l’unica mossa che rimane a questo “fine” stratega politico che viene da Fiumedinisi. Solo così potrebbe avere l’unica possibilità di vincere.

La “pancia”, infatti, continua ad essere il suo più fedele interlocutore ed unico insostituibile servo. Non programmi. La sua campagna elettorale si baserebbe sulla narrazione autoreferenziale e sulla venuta di un “messia” pronto a risolvere quel che lui stesso ha causato.

Quindi, se fossi anche esperto comunicatore, ma non lo sono, direi che il messaggio potrebbe essere chiaro: dimissioni per andare ad elezioni nel momento in cui nessuna opposizione è pronta a sostenere una campagna elettorale. Il più presto possibile visto che finora nessun movimento politico antagonista, financo l’ultimo improbabile alleato politico, ha immaginato, proposto, imposto alcun candidato. Visto che “gli altri” stanno come rane in pentola a godersi l’acqua tiepida dei due anni che mancano alle prossime amministrative, potrebbe essere tutto sparigliato con dimissioni anticipate che, basandosi, sulla mancanza di alternativa politica potrebbero essere il più valido carro armato di De Luca, l’unico per salvare quel che resta del consenso messinese e poter tornare attivamente ed a pieno titolo in città. Ma non prima di aver fatto “pulizia” di non più utili pedine che oggi si credono “Re Sole”. E, quindi, senza “sucarsi” Basile per altri cinque anni. Pertanto non l’ologramma, ma così i messinesi dovrebbero “sucarsi” l’originale. E le “rane” che attendono finirebbero bollite. Ancora una volta.

Tutti sanno che non sono uno storico. No di certo. E credo che i protagonisti di questa recente storia messinese non necessitino e neanche meritino l’intervento di uno storico. Potrebbe bastare, infatti, la memoria dei cittadini messinesi, anche se notoriamente estremamente corta, a raccoglierne ed a custodirne gli eventi. Potrebbero essere loro stessi a tramutarli in esperienza ed in azione. Perché anche il più sprovveduto e più ignavo degli esseri umani, alla fine, non può che prendere coscienza di essere stato strumento esclusivamente finalizzato alla soddisfazione di interessi altrui. E riuscire a svegliarsi, in tempo.

Non sono un veggente. Men che mai.. Ma se lo fossi, direi che Messina potrebbe ambire, per una volta e finalmente, a quella dignità ed a quell’orgoglio appena bastanti a cogliere l’occasione di riconquistare la propria libertà. E che Messina ed i suoi abitanti potrebbero essere in grado, per una volta, a prescindere dai propri interessi personali e poverelli, confinati nei giardinetti personali e ben recintati e chiusi, e convergere su possibili alternative, prevalentemente messinesi, capaci davvero di essere produttive per un territorio che rischia di divenire campo di battaglia per gli stravolgimenti che potrebbero stravolgerne la vita, in vista della possibile costruzione di un possibile ponte. Con tutto ciò che ne consegue.

Però, in conclusione, non sono tutte queste cose. E, soprattutto, non ho alcuna presunzione di esserle. Sono un semplice e umile giornalista. Io non ho risposte. Da sempre fuori dai cerchi, dai salotti, dalle logiche. Di certo sono libero e combatto per rimanere tale e quale. Pertanto sto così, a differenza di altri, placidamente alla finestra, limitandomi a prendere nota di quel che, alla fine, davvero accadrà.

De Luca alla conquista di Milazzo
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