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Voci mute e fatture gonfiate all’Asp di Palermo: “Ti ridimensiono io”

- 01/10/2025
cerrito
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PALERMO – Un sistema oliato per mettere a tacere il dissenso, “ridimensionare” i funzionari troppo scrupolosi e pilotare riunioni per insabbiare le irregolarità. Emerge un quadro allarmante dall’inchiesta che ha scosso i vertici del Dipartimento socio-sanitario dell’Asp di Palermo, culminata con l’arresto per corruzione del direttore Francesco Cerrito e di Mario Lupo, presidente dimissionario di Samot e Adi 24 scarl. Al centro delle indagini, la gestione dei rimborsi per le cure palliative, dove chi osava sollevare dubbi veniva etichettato come “esaltato” o “troppo scaltro” e prontamente messo a tacere.

Il “Buco” da Seimila Euro al Mese

L’antefatto che scoperchia il sistema è una presunta truffa sulle trasfusioni. A scoprirla non è un alto dirigente, ma un impiegato amministrativo di un distretto sanitario. L’uomo si accorge che nelle fatture mensili presentate dalla Samot per i rimborsi all’Asp, la voce “trasfusioni” viene sistematicamente duplicata. Una prestazione fatturata due volte, per un danno alle casse pubbliche stimato in circa seimila euro al mese.

La scoperta viene segnalata a una dottoressa, identificata negli atti con il nome in codice “SANITARIO 18”, che prova a portare la questione ai piani alti. La reazione, però, non è quella di un’amministrazione che vuole vederci chiaro. Al contrario, i protagonisti dell’inchiesta mostrano fastidio e preoccupazione. Nelle intercettazioni, la voce di Cerrito è inequivocabile: “Minchia ma questa di qua… la SANITARIO 18 è scaltra, è scaltra troppo…“. Anche Mario Lupo si lamenta dell’anonimo impiegato: “…il problema l’ha sollevato questo del distretto di qua… Come c… si chiama? Non ci penso… che è esaltato…“.

La risposta di Cerrito a queste “interferenze” è immediata e minacciosa. Sapeva perfettamente di chi si trattasse e aveva già pronta la soluzione: “…l’ho capito chi è… ora me lo chiamo io… e me lo ridimensiono… domani mi chiamo la SANITARIO 18… gli dico fammi un favore vieni tu da me…“. Invece di approfondire la segnalazione per tutelare l’ente pubblico, il dirigente sembra più interessato a capire come la falla fosse stata scoperta: “Mi devono spiegare come l’hanno trovato questo buco… perché mi sono informato con altri e non hanno riscontrato nulla…“, afferma, mostrando una diffidenza che gli inquirenti interpretano come un tentativo di proteggere il sistema.

La Riunione di Facciata e il Verbale “Aumm Aumm”

L’11 febbraio 2025, viene convocata una riunione nel presidio “Luigi Biondo”. Davanti a tutti, “SANITARIO 18” espone l’anomalia: Adi 24 scarl fatturava due volte la stessa prestazione, sia al Pta Biondo sia al Pta Centro. In quella sede, Cerrito inscena una linea di apparente intransigenza, chiedendo un resoconto dettagliato di tutte le fatture relative alle trasfusioni per malati oncologici.

Ma è solo un’operazione di facciata. Rimasto solo con un altro funzionario del Dipartimento, il direttore avrebbe architettato quella che la Procura definisce una “anomala exit strategy”. Il primo ordine è la massima riservatezza: “Non dire niente a nuddo (nessuno, ndr), per ora non allarmare nessuno“. La soluzione non sarebbe stata un’indagine interna, ma un accordo sottobanco, un “verbalino aumm aumm“, come lo definisce lui stesso. Un accordo da siglare tra pochi intimi: “lo facciamo tre persone, io, Mario Lupo e tu“.

Dalle carte dell’inchiesta emerge un sistema in cui a dettare la linea era Cerrito, l’uomo con la firma finale sui rimborsi. Un sistema in cui altri sapevano ma tacevano, e chi provava a denunciare veniva isolato e neutralizzato. Un meccanismo dove la tutela degli interessi pubblici passava in secondo piano rispetto alla necessità di coprire le falle e proteggere gli alleati.

ASP Palermo Dip.to