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Ponte, l’affondo di Renzi: “Così è una distrazione di massa”

- 19/09/2025
Renzi al convegno

il leader di Italia Viva – con la senatrice messinese Dafne Musolino presente in platea – usa il fioretto più che la spada, delineando una posizione tanto pragmatica quanto critica.

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MESSINA – L’intervento era atteso sul futuro dell’Intelligenza Artificale applicata al diritto (AI DAYS – Workshop multidisciplinare), ma è sulla realtà molto più analogica delle infrastrutture siciliane che Matteo Renzi, collegato in video con l’aula della facoltà di Giurisprudenza, ha lanciato il suo messaggio più forte. E sul Ponte, il leader di Italia Viva – con la senatrice messinese Dafne Musolino presente in platea – usa il fioretto più che la spada, delineando una posizione tanto pragmatica quanto critica.

“Il ponte si farà, credo che a questo punto non si possa tornare indietro”, esordisce Renzi, mettendo subito in chiaro che la sua non è un’opposizione preconcetta. Ma è un “sì” condizionato, denso di “ma” che pesano come macigni sul dibattito attuale. La vera questione, per l’ex premier, non è più l’opera in sé, ma il suo contorno: “Che tipo di riflessione viene fatta affinché ci sia un’infrastruttura all’altezza e collegamenti degni di un’opera di questo genere?”.

Renzi rivendica la sua posizione storica, ricordando la sua proposta del 2006 da Presidente del Consiglio: finanziare il Ponte “con fondi totalmente europei senza togliere un centesimo alla programmazione della regione Calabria e della regione Sicilia”. Un capolavoro di ingegneria “Made in Italy”? Certo, “perché non esserne fieri?”, chiede retoricamente.

Il problema, insiste, è “la contingenza, il contesto”. E qui l’analisi si fa tagliente, quasi un atto d’accusa verso la gestione politica regionale. “In Sicilia, in questa fase non c’è un problema sulle infrastrutture e basta”, scandisce Renzi, elencando un rosario di emergenze che la mega-opera rischia di mettere in ombra. “Piaccia o non piaccia al presidente Schifani, abbiamo un’emergenza idrica anche quest’anno, leggevo dati preoccupanti sulla raccolta delle arance, abbiamo un problema sulle fognature, sui trasporti”.

È questo il cuore del ragionamento renziano: il Ponte rischia di trasformarsi da grande opportunità a colossale alibi. L’opera diventa “un asso nella manica da giocare” solo a una condizione: “se nel frattempo si sistema tutto quello che non è stato sistemato”. Altrimenti, il verdetto è senza appello. Se il Ponte viene sventolato come una “bandierina” mentre i tempi di percorrenza tra le città siciliane restano biblici e i rubinetti a secco, “allora è evidente che si sta facendo una grande distrazione di massa”.

Una doccia fredda per chi celebra l’infrastruttura come panacea di tutti i mali, e un richiamo potente alla necessità di affrontare i problemi reali e quotidiani dei siciliani. Un intervento che sposta l’asse della discussione dal “se” al “come”, legando indissolubilmente il destino del Ponte a quello, ben più precario, del suo territorio.

Dafne Musolino
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