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Dossier & Approfondimenti – Asili Nido a Messina: la guerra dei numeri. I posti disponibili tra annunci e realtà dalle Giunte Accorinti a Basile, passando per De Luca

- Editoriale, Ultima Ora
10/08/2025

Un Servizio Essenziale, una Verità Contesa

Editoriale di Giuseppe BEVACQUA

A Messina, la questione degli asili nido comunali è più di un semplice dibattito amministrativo; è un campo di battaglia politico dove i numeri vengono branditi come armi e la verità è spesso la prima vittima. Da un lato, le amministrazioni comunali, in particolare le più recenti, annunciano con enfasi una crescita esponenziale dei posti disponibili, dipingendo un quadro di progresso e attenzione verso le famiglie. Dall’altro, i cittadini, i consiglieri di opposizione e i genitori si scontrano con graduatorie che sembrano raccontare una storia diversa, fatta di posti insufficienti e di una realtà molto più modesta rispetto alla propaganda.

Una realtà da ridimensionare

Le dichiarazioni ufficiali parlano di 158, o addirittura 178, posti disponibili per l’anno educativo 2025/2026, cifre che suggeriscono un servizio in piena espansione. Tuttavia, un’analisi attenta dei documenti ufficiali, come le graduatorie di ammissione, ridimensiona drasticamente queste affermazioni, indicando un numero effettivo di posti ben inferiore.

Questo conflitto numerico non è un mero esercizio di contabilità. Per le famiglie messinesi, ogni posto in asilo nido rappresenta una risorsa fondamentale per la conciliazione tra vita e lavoro, un pilastro del welfare e un’opportunità educativa cruciale per i bambini nella fascia 0-3 anni. In una città e una regione che arrancano drammaticamente rispetto agli obiettivi europei – i quali fissavano già per il 2010 una copertura del 33% della potenziale utenza, mentre la Sicilia nel 2018 si posizionava al penultimo posto in Italia – ogni singolo posto ha un peso enorme. La trasparenza sui dati reali non è quindi un optional, ma un dovere civico e politico.

Pertanto l’obiettivo che ci poniamo è ricostruire, con precisione fattuale, l’evoluzione dell’offerta di asili nido comunali a Messina negli ultimi otto anni. Per pervenire a dati corretti e per smentire le operazioni di mera propaganda, è necessario partire dall’analisi dell’operato delle tre amministrazioni che si sono succedute – Accorinti, De Luca e Basile – affinché sia possibile stabilire, al di là degli annunci, se vi sia stata una crescita reale del servizio, in che misura e a chi attribuirla.

Lo Stato dell’Arte – L’Offerta Reale sotto l’Amministrazione Basile (Anno 2025/2026)

basile

L’attuale amministrazione, guidata dal sindaco Federico Basile, ha proseguito la narrazione di un impegno costante per l’ampliamento della rete di servizi per la prima infanzia. I comunicati stampa ufficiali per l’anno educativo 2025/2026 annunciano con sicurezza la disponibilità di 158 posti, distribuiti in sei nidi comunali attivi sul territorio. “Vogliamo garantire a sempre più famiglie la possibilità di accedere ad un servizio di qualità“, ha dichiarato il sindaco Basile, mentre l’assessora alle Politiche Sociali, Alessandra Calafiore, ha sottolineato la volontà di “rafforzare i servizi per l’infanzia“. Tuttavia, queste cifre, sebbene ufficiali, si scontrano con l’analisi dei documenti operativi, rivelando una discrepanza significativa tra la capacità teorica delle strutture e i posti effettivamente a disposizione della cittadinanza.

POSTI REALI 146 … e non 158

Per comprendere la reale portata del servizio, è necessario distinguere tre concetti chiave: la capacità totale teorica (il numero massimo di bambini che una struttura è autorizzata ad ospitare), i posti messi a bando (la capacità totale meno i posti già occupati da bambini che riconfermano l’iscrizione dall’anno precedente) e gli ammessi in graduatoria (il numero finale di nuovi bambini che ottengono un posto). La comunicazione politica tende a focalizzarsi sulla capacità totale, un dato che, pur essendo importante, non riflette il numero di nuove famiglie che possono accedere al servizio ogni anno.

Un’analisi delle singole strutture gestite dalla Messina Social City permette di ricostruire la reale capacità operativa del sistema. Sulla base dei dati desumibili da avvisi pubblici e carte dei servizi, la rete attuale è così composta:

  • Asilo Nido “San Licandro”: 48 posti.
  • Asilo Nido “L’Angolo del Cucciolo”: 25 posti.
  • Asilo Nido “Suor Maria Francesca Giannetto” (Camaro): 21 posti.
  • Asilo Nido “Lupetto Vittorio”: 25 posti.
  • Micronido “CEP/Saja”: 18 posti.
  • Micronido “Zanca” (Palazzo Zanca): 9 posti.

La somma di queste capacità porta a un totale di 146 posti. Questo numero rappresenta la dimensione effettiva e massima del sistema di asili nido comunali a Messina per l’anno 2025/2026. È una cifra significativamente inferiore ai 158 o 178 posti talvolta evocati, e già questo primo dato evidenzia una tendenza a sovrastimare l’offerta. Ma l’analisi deve andare ancora più a fondo, esaminando le “zone grigie” della comunicazione istituzionale.

Il Dossier Granatari: L’Asilo che non è un Asilo Nido Comunale

Nel dibattito pubblico, e nelle dichiarazioni dell’amministrazione, è emersa la menzione del plesso di Granatari come esempio di un ampliamento dell’offerta formativa. La domanda, sollevata da più parti, è legittima: perché questa struttura non compare negli avvisi di iscrizione della Messina Social City? La risposta risiede in una distinzione fondamentale, spesso omessa nella comunicazione politica.

Il plesso di Granatari non è un asilo nido comunale. Fa parte del 19° Istituto Comprensivo Statale “Evemero da Messina”. La sua recente ristrutturazione, seppur lodevole, ha portato alla riapertura di sezioni della Scuola dell’Infanzia (per bambini dai 3 ai 5 anni) e all’attivazione di una Sezione Primavera. Quest’ultima, secondo la normativa nazionale, è un servizio educativo dedicato specificamente alla fascia d’età 24-36 mesi, con un progetto pedagogico distinto da quello degli asili nido e pensato come ponte verso la scuola dell’infanzia.

La differenza non è puramente nominale. Gli asili nido comunali (fascia 0-3 anni) sono un servizio sociale a domanda individuale gestito dal Comune tramite la sua azienda speciale, la Messina Social City. Le sezioni primavera, invece, sono inserite nel sistema di istruzione statale e gestite dagli Istituti Comprensivi sotto l’egida del Ministero dell’Istruzione.

Confondere le due tipologie di servizio è un errore categoriale. Includere i posti della Sezione Primavera di Granatari nel conteggio dei posti degli asili nido comunali serve a gonfiare artificialmente i numeri, presentando come un’espansione del welfare comunale ciò che in realtà è un’iniziativa del sistema scolastico statale. Questa strategia comunicativa, che sfrutta l’ambiguità terminologica, permette di proiettare un’immagine di progresso che non corrisponde a un reale e diretto aumento dei posti gestiti dal Comune per la fascia 0-3 anni.

Nome StrutturaGestoreCapacità Ufficiale (Posti Totali)Note Rilevanti
Asilo Nido “San Licandro”Messina Social City48Struttura storica della rete.
Asilo Nido “L’Angolo del Cucciolo”Messina Social City25Struttura storica della rete.
Asilo Nido “Suor M.F. Giannetto”Messina Social City21Struttura storica della rete (nota anche come Camaro).
Micronido “Zanca”Messina Social City9Micronido aziendale presso Palazzo Zanca.
Asilo Nido “Lupetto Vittorio”Messina Social City25Convenzione con Ministero della Difesa. 17 posti riservati al personale dell’Esercito.10
Micronido “CEP/Saja”Messina Social City18Nuova struttura aperta durante l’amministrazione De Luca.
Totale Capacità Effettiva146

Il Punto di Partenza – L’Eredità della Giunta Accorinti (Giugno 2018)

deluca accorinti

Qual era la situazione dei posti negli asili nido comunali alla fine del mandato del sindaco Renato Accorinti, nel giugno 2018? La risposta a questa domanda è il cardine per smascherare la successiva narrazione politica.

Contrariamente a quanto sostenuto in seguito dall’amministrazione De Luca, che parlava di una situazione ereditata di soli 46 posti, la realtà documentale del periodo indica un numero quasi doppio. All’inizio del 2018, la rete degli asili nido comunali era composta da tre strutture pienamente operative, la cui capacità era definita nei capitolati di servizio:

  • Asilo Nido “L’Angolo del Cucciolo”: 25 posti.
  • Asilo Nido “Suor Maria Francesca Giannetto” (Camaro): 21 posti.
  • Asilo Nido “San Licandro”: 48 posti.

Il totale di queste tre strutture ammontava a 94 posti effettivi. A questi si aggiungeva il progetto del micronido di Palazzo Zanca, previsto per 12 posti ma non ancora operativo, nonostante fosse già stato incluso nei bandi di gara per la gestione del servizio. Pertanto, il patrimonio di posti consolidato e attivo lasciato in eredità dalla giunta Accorinti era di 94 unità.

IL “FATTORE SAN LICANDRO” E LA MANIPOLAZIONE DEI NUMERI NELL’ERA DE LUCA

Ma come si è arrivati, allora, alla cifra di 46 posti citata dalla successiva amministrazione? La chiave di volta è il “fattore San Licandro”. Nella primavera del 2018, poco prima delle elezioni comunali, l’asilo di San Licandro, il più grande della rete con i suoi 48 posti, fu chiuso per necessari interventi di ristrutturazione. Questo evento, pur essendo una chiusura temporanea per manutenzione, ha creato una finestra di opportunità politica. Al momento del suo insediamento, la giunta De Luca ha potuto fotografare una situazione operativa contingente di soli 46 posti (94 totali meno i 48 di San Licandro temporaneamente chiusi).

La scelta di utilizzare questo dato parziale e temporaneo come baseline ufficiale ha avuto una conseguenza strategica fondamentale. Ha permesso all’amministrazione entrante di “resettare” il conteggio. In questo modo, la successiva e inevitabile riapertura dell’asilo di San Licandro non è stata comunicata come il ripristino di un servizio preesistente, ma è stata presentata all’opinione pubblica come una grande conquista, un’aggiunta netta di 48 posti che, di fatto, esistevano già. Questa mossa ha posto le basi per la “guerra dei numeri”, trasformando un atto di ordinaria amministrazione (la ristrutturazione e riapertura di una struttura) in un potente strumento di propaganda politica, volto a magnificare i risultati della nuova gestione e a sminuire l’eredità di quella precedente.

L’Era De Luca (2018-2022) – Tra Riaperture e Nuove Convenzioni

Il mandato del sindaco Cateno De Luca (2018-2022) è stato senza dubbio il periodo di maggiore attività e trasformazione per la rete degli asili nido comunali. L’amministrazione ha rivendicato con forza di aver “stravolto” una situazione stagnante, e un’analisi fattuale conferma, in effetti, che durante questi quattro anni sono stati compiuti i passi più significativi in termini di aumento dei posti. Tuttavia, un esame forense delle singole azioni rivela una realtà più complessa, fatta non solo di nuove aperture ma anche di ripristini e di accordi che limitano il beneficio pubblico.

Le azioni principali realizzate durante questo periodo sono state:

  1. Riapertura dell’Asilo di San Licandro: Come già analizzato, la riapertura della struttura da 48 posti è stato il primo, fondamentale passo. Sebbene rappresentasse il ripristino di un servizio esistente, nell’ottica della narrazione politica fu il primo grande “incremento” vantato dall’amministrazione.
  2. Inaugurazione del Micronido di Palazzo Zanca: Il progetto, ereditato dalla precedente amministrazione, è stato portato a compimento. Il micronido è stato finalmente aperto, sebbene con una capacità ridotta rispetto ai 12 posti inizialmente previsti, attestandosi a 9 posti effettivi. Questa è stata la prima, reale aggiunta netta di posti al sistema.
  3. La Convenzione “Lupetto Vittorio”: L’apertura dell’asilo nido “Lupetto Vittorio” nel dicembre 2019 è stata presentata come un fiore all’occhiello, un esempio di proficua collaborazione tra Comune ed Esercito. Tuttavia, un’analisi più approfondita della convenzione rivela che si tratta di un “regalo a metà”.

La Convenzione “Lupetto Vittorio”: Un Regalo a Metà e nuova “dose di fumo”

Il generale Bertoncello consegna un dono natalizio ai bambini dellasilo Lupetto Vittorio 2

L’asilo nido “Lupetto Vittorio”, realizzato all’interno della caserma “Crisafulli-Zuccarello”, è una struttura moderna e tecnologicamente avanzata, con una capacità di 28 posti. L’accordo prevedeva che l’Esercito mettesse a disposizione l’edificio, mentre il Comune di Messina, attraverso la Messina Social City, si sarebbe fatto carico di tutti gli oneri di gestione: personale educativo e ausiliario, confezionamento dei pasti, pulizia, manutenzione ordinaria.

Fin qui, un modello di partenariato pubblico-pubblico. Il dettaglio cruciale, però, risiede nella ripartizione dei posti. Come emerge chiaramente dall’avviso pubblico per le iscrizioni dell’anno 2025/2026, la convenzione prevede una clausola vincolante: 16 posti su 28 sono riservati al personale dell’Esercito Italiano. Questo significa che il guadagno netto di posti per la cittadinanza generale, per le famiglie messinesi senza legami con le forze armate, è di soli 12 posti.

Questa realtà ridimensiona notevolmente la portata dell’operazione. Se da un lato l’amministrazione ha ottenuto una struttura di alta qualità senza dover sostenere i costi di costruzione, dall’altro ha accettato un compromesso che destina la maggior parte del servizio a una categoria specifica di utenti.

L’operazione “Lupetto Vittorio”, pur aggiungendo un tassello alla rete, non può essere conteggiata come un aumento di 28 posti per il pubblico. È un servizio misto, nato da una necessità pragmatica di trovare soluzioni rapide di fronte alla cronica carenza di risorse comunali per l’edilizia scolastica. La sua presentazione come un trionfo del welfare pubblico, senza specificarne le limitazioni, è un chiaro esempio di quella “dose di fumo” che alimenta la sfiducia dei cittadini. L’approccio dell’amministrazione De Luca, pur avendo prodotto risultati tangibili, si è basato su una strategia del “possibile” più che del “necessario”, colmando il divario tra la narrazione di un’azione travolgente e l’impatto, più limitato, sulla vita della famiglia media messinese.

Il Verdetto Comparativo: Otto Anni di Politiche per l’Infanzia alla Prova dei Fatti

Dopo aver smontato le narrazioni e ricostruito i fatti, è possibile tracciare un bilancio comparativo dell’operato delle tre amministrazioni, mettendo in fila i numeri reali. La crescita dei posti negli asili nido comunali a Messina c’è stata, ma è stata modesta e concentrata quasi interamente in un unico ciclo amministrativo.

Tabella 2: Evoluzione dei Posti Asilo Nido Comunali a Messina (2018-2026)

AmministrazioneAnno di RiferimentoStrutture Attive e CapacitàPosti Totali EffettiviVariazione Netta Cumulativa (dal 2018)Note sull’Evento Chiave
AccorintiGiugno 2018S. Licandro (48), Cucciolo (25), Camaro (21)9402018. S. Licandro chiude per lavori a fine mandato.
De LucaFine 2020S. Licandro (48), Cucciolo (25), Camaro (21), Zanca (9), Lupetto Vittorio (25)128+34Riapertura S. Licandro, apertura Zanca (9 posti), apertura Lupetto Vittorio (8 posti pubblici).
De LucaFine 2022S. Licandro (48), Cucciolo (25), Camaro (21), Zanca (9), Lupetto Vittorio (28)146+52Apertura asilo CEP (18 posti).
BasileAnno 2025/2026S. Licandro (48), Cucciolo (25), Camaro (21), Zanca (9), Lupetto Vittorio (25), CEP (18)146+52Gestione della rete ereditata. Nessuna nuova struttura aggiunta.

L’analisi comparativa basata su questi dati permette di delineare con precisione i meriti e i demeriti di ciascuna giunta:

  • Amministrazione Accorinti (fino al 2018): Ha lasciato in eredità un sistema da 94 posti. La sua gestione ha mantenuto una rete stabile, sebbene insufficiente. La chiusura di San Licandro per lavori a fine mandato, pur essendo un atto necessario, ha involontariamente fornito l’assist politico per la successiva narrazione del “reset”.
  • Amministrazione De Luca (2018-2022): È stata l’indiscussa protagonista dell’espansione del servizio. Partendo da una base effettiva di 94 posti (una volta riaperto San Licandro), ha aggiunto tre nuove strutture: il micronido di Palazzo Zanca (9 posti), l’asilo del CEP (18 posti) e l’asilo “Lupetto Vittorio”. Complessivamente, la capacità totale del sistema è passata da 94 a 146 posti, con un aumento netto di 52 posti. Questo è il risultato quantitativo del suo mandato. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che di questi 52 nuovi posti, solo 35 sono pienamente pubblici e senza vincoli (9 Zanca + 18 CEP + 8 Lupetto). L’amministrazione ha avviato due nuove strutture e finalizzato una terza, ma la sua eredità è caratterizzata tanto dalla crescita quanto dalla complessità degli accordi che l’hanno resa possibile.
  • Amministrazione Basile (dal 2022 ad oggi): Fino ad oggi, ha solo gestito la rete ereditata dalla precedente amministrazione. Il numero di posti totali è rimasto invariato a 146. Le dichiarazioni su future aperture, spesso legate a finanziamenti PNRR, rappresentano un potenziale futuro e non una realtà attuale. La sua amministrazione si caratterizza per una continuità gestionale, ma anche per una comunicazione che perpetua e amplifica la tendenza a presentare numeri gonfiati e a mescolare servizi di diversa natura (come nel caso di Granatari) per proiettare un’immagine di progresso superiore a quello effettivo.

In definitiva: a Messina esiste un divario profondo tra la realtà dei servizi per l’infanzia e la narrazione politica che li descrive. I numeri, quando vengono spogliati della propaganda, non sono soggetti a interpretazione. Essi ci dicono che in otto anni, dal 2018 al 2026, i posti negli asili nido comunali sono passati da 94 a 146.

Si tratta di una crescita reale e tangibile del 55%, un risultato di cui il merito va attribuito quasi esclusivamente all’azione della giunta De Luca. Tuttavia, questo incremento di 52 posti, sebbene significativo, è ben lontano dalla “rivoluzione” proclamata. È il frutto di un numero limitato di progetti, uno dei quali (Lupetto Vittorio) è un compromesso che limita il beneficio per la collettività. La città resta drammaticamente al di sotto degli standard nazionali ed europei, con centinaia di famiglie che ogni anno rimangono escluse dal servizio.

La “guerra dei numeri” non è un caso. È una strategia deliberata per mascherare questa perdurante insufficienza. Confondere la capacità totale con i posti a bando, includere nel conteggio strutture statali come Granatari, o presentare un asilo in convenzione come un’acquisizione pienamente pubblica, sono tutte tattiche che servono a costruire un consenso basato su dati imprecisi. La certezza, alla fine dei conti, è che i posti reali sono 146. Tutto il resto è un racconto che serve più a chi amministra che a chi è amministrato.

Per le famiglie messinesi, la vera crescita si misurerà non negli annunci, ma solo quando il numero di posti disponibili smetterà di essere un miraggio e diventerà, finalmente, un diritto garantito.

asilo nido