Un’analisi dei dati ISTAT e della capacità ricettiva rivela un potenziale enorme ma ancora inespresso. Mentre la provincia vola trainata da Taormina e dalle Eolie, e il porto accoglie centinaia di migliaia di crocieristi, il capoluogo lotta per trasformare i flussi di passaggio in pernottamenti stabili. La sfida è diventare destinazione, non solo porta d’ingresso.

MESSINA – Analizzare il turismo a Messina significa immergersi in un paradosso numerico e strategico. Da un lato, ci sono i dati trionfali di un porto tra i leader nel Mediterraneo per il traffico crocieristico e le cifre imponenti della sua Città Metropolitana. Dall’altro, i numeri più contenuti del capoluogo, che rivelano una persistente difficoltà a convertirsi da magnifico punto di transito a destinazione turistica in cui soggiornare.
Un’indagine basata sugli ultimi dati ISTAT e sulla reale capacità ricettiva del territorio delinea il quadro di una città a due velocità, ricca di potenziale ma ancora alla ricerca di una piena identità turistica.
I Dati ISTAT: il Divario tra la Provincia e il Capoluogo

Per comprendere la situazione, è fondamentale distinguere tra la Città Metropolitana e il singolo Comune di Messina. Secondo gli ultimi dati consolidati ISTAT (relativi all’anno 2023, quelli del 2024 NON SONO STATI ANCORA RILASCIATI), la Città Metropolitana di Messina registra numeri da capogiro, posizionandosi come una delle aree turistiche più importanti d’Italia. Parliamo di circa 1,6 milioni di arrivi e quasi 5,5 milioni di presenze (pernottamenti) complessivi. Questi dati sono, com’è noto, drogati dalla forza attrattiva di poli turistici di fama mondiale come Taormina e le Isole Eolie, che da soli catalizzano la stragrande maggioranza dei flussi, specialmente quelli internazionali.

Il quadro si ridimensiona notevolmente se si stringe l’obiettivo sul solo Comune di Messina. Qui, i numeri, pur in crescita post-pandemia, raccontano un’altra storia. Gli arrivi nel capoluogo si attestano intorno alle 240.000 unità, con le presenze che superano di poco i 500.000 pernottamenti. Il dato che emerge da questo rapporto è una permanenza media molto breve, di poco superiore alle 2 notti, tipica di un turismo di passaggio, business o di supporto ai grandi eventi, piuttosto che di una villeggiatura stanziale.
Il Fenomeno Crocieristico: la Grande Opportunità “Mordi e Fuggi”

Il vero gigante del turismo messinese è il settore crocieristico. Con oltre 500.000 passeggeri sbarcati nel solo 2023 e previsioni di crescita, Messina si conferma uno scalo strategico nel Mediterraneo. Le previsioni per il 2025, elaborate da istituti specializzati come Risposte Turismo, proiettano Messina verso nuovi record, con una stima di quasi 800.000 passeggeri, consolidando il suo ruolo di sesto porto d’Italia.
Questo flusso imponente rappresenta un’enorme ricchezza potenziale, ma anche il cuore del paradosso. La maggior parte dei crocieristi, infatti, lascia il porto per escursioni giornaliere verso Taormina, l’Etna o le altre mete siciliane, dedicando al centro di Messina solo poche ore prima di ripartire. Si tratta di un turismo “mordi e fuggi” che genera un indotto limitato e non si traduce in pernottamenti, lasciando la città con l’amaro in bocca per un’occasione solo parzialmente colta.
L’Offerta Ricettiva: Crescono i B&B, ma l’Assetto è da Potenziare
La capacità ricettiva della città di Messina conta oggi circa 130 strutture e poco più di 4.500 posti letto. Un dato interessante è la netta prevalenza del settore extra-alberghiero: Bed & Breakfast e affittacamere rappresentano quasi il 70% delle strutture totali, segno di una vivacità imprenditoriale diffusa che risponde a una domanda flessibile. Tuttavia, questo dato evidenzia anche una certa carenza sul fronte dell’offerta alberghiera di medio-alto livello, fondamentale per attrarre turismo congressuale, eventi e fasce di visitatori con maggiore capacità di spesa. La sfida non è solo aumentare i posti letto, ma qualificare l’offerta per intercettare target diversi.
Analisi e Prospettive: da “Porta della Sicilia” a Destinazione

I numeri, dunque, non mentono: Messina è una città che il turismo lo incrocia ogni giorno, ma fatica a trattenerlo. Le cause sono complesse e stratificate. Per decenni, la narrazione della città è stata quella di un “non-luogo”, un punto di attraversamento obbligato. Questo, unito a criticità legate ai servizi e al decoro urbano, ha rallentato la costruzione di un’immagine turistica forte, nonostante un patrimonio storico, culturale e paesaggistico di prim’ordine: dal più grande porto naturale del Mediterraneo al Duomo con il suo orologio astronomico unico al mondo, passando per i capolavori di Antonello e Caravaggio custoditi al Museo Regionale.
La sfida per il futuro è eminentemente strategica: costruire un “ecosistema turistico” integrato. Occorre collegare più efficacemente il porto alla città, offrire pacchetti esperienziali che invoglino i crocieristi a scoprire il centro storico, promuovere itinerari tematici (culturali, enogastronomici) e, soprattutto, comunicare un’immagine nuova di Messina. Non più solo la “Porta della Sicilia”, ma una destinazione essa stessa, meritevole di un soggiorno e capace di offrire un’esperienza autentica, concreta e profondamente siciliana. Il potenziale è scritto nei numeri di chi già oggi la sfiora; trasformare quel contatto fugace in un legame duraturo è la vera, grande scommessa.
