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Sanità, bufera sul medico trasferito. Calderone: «Sospetto intervento esterno all’Asp, si faccia luce»

- 20/12/2025
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Il parlamentare interviene sul caso del sindacalista spostato a Milazzo sollevato da La Vardera: «Se confermato, fatto gravissimo. Sembra un ordine arrivato dall’esterno, fuori dalle stanze dell’Asp»

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MESSINA – È un caso che scuote la sanità siciliana e che, dalle corsie ospedaliere, rimbalza ora con forza nelle aule della politica nazionale. Al centro della contesa il trasferimento improvviso del dottor Mario Macrì, sindacalista del COAS, spostato da una struttura di Messina al nosocomio di Milazzo. Una decisione che ha sollevato un polverone politico e su cui ora accende i riflettori anche la Camera dei Deputati, con una dura presa di posizione dell’Onorevole Tommaso Calderone.

Tutto nasce dalle denunce pubbliche rese dall’Onorevole regionale Ismaele La Vardera. Il deputato di Palazzo dei Normanni ha legato il repentino trasferimento del medico alle sue attività di “contestazione” e, in particolare, alle segnalazioni su presunte “anomalie gestionali” all’interno del sistema sanitario regionale. Secondo la ricostruzione politica, lo spostamento del sindacalista suonerebbe come una misura punitiva, una ritorsione scattata dopo aver acceso un faro su questioni scomode per la gestione della sanità pubblica.

A dare peso istituzionale alla vicenda è la nota diffusa oggi da Tommaso Calderone. Il deputato messinese usa parole che pesano come macigni: esprime «viva preoccupazione e profonda incredulità» per quanto sta accadendo. Ma è nel passaggio successivo che l’analisi si fa politicamente più acuminata. Calderone, avvocato e politico esperto delle dinamiche del territorio, ipotizza uno scenario inquietante: se i fatti fossero confermati, ci troveremmo di fronte a un episodio di «particolare gravità».

Il punto nodale sollevato nella nota stampa riguarda la paternità del provvedimento. Secondo Calderone, l’ordine di trasferimento sembrerebbe riconducibile a «un intervento estraneo alla direzione generale dell’ASP 5». Una frase che, letta in filigrana, suggerisce l’ipotesi di una “manina” esterna, forse politica o burocratica di livello superiore, che avrebbe scavalcato i normali processi decisionali dell’Azienda Sanitaria Provinciale per colpire direttamente il sindacalista.

Di fronte a quello che potrebbe configurarsi come un abuso ai danni di un rappresentante dei lavoratori, la richiesta è perentoria: serve un «tempestivo accertamento da parte degli organi competenti». L’obiettivo dichiarato da Calderone è duplice: da un lato fare piena luce sulla catena di comando che ha portato al trasferimento, dall’altro garantire il rispetto dei principi di trasparenza e la tutela dei diritti dei lavoratori, che non possono essere compressi da logiche punitive.

La vicenda, dunque, non si chiude con il semplice spostamento di un camice bianco da Messina a Milazzo. Diventa, invece, il banco di prova per misurare l’impermeabilità della sanità locale alle pressioni esterne e la libertà di denuncia all’interno delle strutture pubbliche.

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