
Il deputato leader di Controcorrente attacca i vertici dell’Asp di Messina: «Trasferimento punitivo a Milazzo dopo che avevo fatto il suo nome. Metodi da regime». Stop ai lavori sulla Finanziaria

PALERMO – Un trasferimento d’urgenza, da Messina a Milazzo. Trenta giorni lontano dalla sede abituale, decisi all’indomani di una citazione in Aula. È quanto basta per incendiare Sala d’Ercole e bloccare, di fatto, i lavori sulla Finanziaria regionale. Al centro della bufera c’è Ismaele La Vardera. Il deputato regionale non usa mezzi termini: parla di «metodi paramafiosi» e di una «vera e propria ritorsione politica».
La miccia è il provvedimento che ha colpito un medico e sindacalista messinese. Il nesso temporale, secondo l’ex Iena, è schiacciante e inquietante. Solo ventiquattr’ore prima, La Vardera aveva fatto il nome del professionista in Assemblea, citandolo nell’ambito di una denuncia contro i cosiddetti «imboscati» dell’assessorato e le parentele eccellenti nella sanità pubblica.
L’accusa in Aula
«Ragazzi è incredibile», esordisce La Vardera nel suo intervento video e poi in Aula. «Dopo avere fatto quel nome, sapete cosa è successo il giorno dopo? Il direttore dell’Asp di Messina ha deciso di mandarlo trenta giorni in punizione all’ospedale di Milazzo». Per il deputato regionale non si tratta di una normale riorganizzazione del personale, ma di un messaggio intimidatorio. «Un atto di cecchinaggio mafioso-politico – tuona La Vardera – per zittire chi parla. Questo ci riporta inevitabilmente al nazifascismo: chi denuncia viene punito, allontanato, isolato».
La Vardera punta il dito contro la dirigenza sanitaria, rea di aver agito “su ordine dei piani alti”, violando tra l’altro le tutele previste per chi ricopre cariche sindacali, che non potrebbe essere trasferito con tale modalità.
Lo strappo sulla Finanziaria
La vicenda esce dai confini della cronaca sindacale per diventare un caso istituzionale. La reazione del deputato è drastica: abbandono dei lavori parlamentari nel momento più delicato dell’anno, quello della manovra economica. «Ho deciso di sospendere la mia partecipazione a questa finanziaria farlocca, che vede una maggioranza ormai a pezzi», annuncia.
Niente voto, dunque, ma un viaggio immediato verso lo Stretto. «Sospenderò i miei lavori e andrò a Messina a trovarlo per esprimergli solidarietà. Tutto questo non può passare inosservato». Il messaggio è chiaro: la sanità siciliana torna sotto i riflettori, e non per le sue eccellenze, ma per una guerra di posizione che rischia di paralizzare la politica regionale. «Io non ci sto – chiude La Vardera – non mi posso girare dall’altra parte».










