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Messina Social City, la grande illusione dei conti: costa 4,4 milioni in più delle Coop (per fare meno servizi)

- Editoriale, Ultima Ora
18/12/2025

I conti in tasca: meno servizi a bilancio, ma la spesa esplode di 4,4 milioni

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MESSINA – La narrazione era perfetta, quasi epica: cacciare i mercanti dal tempio, internalizzare i servizi, risparmiare milioni. Era il 2018 e la nascita della Messina Social City veniva venduta alla città come il miracolo dell’efficienza. Sette anni dopo, calcolatrice alla mano e delibere sul tavolo, il “modello Messina” rischia di svelarsi per quello che è: un colossale gioco di prestigio contabile che costa ai messinesi molto più del vecchio sistema.

Se i dati Openpolis certificano il fallimento sociale (28% di Neet e dispersione scolastica alle stelle), i documenti contabili svelano il “buco” economico. La verità è nascosta nelle pieghe dei bilanci: oggi la macchina dell’assistenza costa circa 17,7 milioni di euro l’anno per gestire 7 servizi comunali. Con le vituperate cooperative, per gestirne 8, se ne spendevano 13,3.

msc de luca

Per capire l’illusione bisogna riavvolgere il nastro alla Delibera n. 593. All’epoca fu dichiarato che il costo delle cooperative per 18 mesi era di oltre 20,3 milioni di euro. Falso. Ricalcolando le somme (senza ribasso d’asta e con Iva al 5%), la spesa reale si fermava a 18,8 milioni. Quando nasce la Messina Social City, si strombazza un costo di 15,5 milioni e un risparmio immediato di 4 milioni. Ma è un risparmio di carta. Perché? Semplice: il conteggio veniva fatto su una base di utenti crollata. Si passava dai 1.150 assistiti dei bandi cooperative a circa 540-600 utenti effettivi dei primi mesi MSC. Meno persone curate, meno costi. Non è efficienza, è tagliare il servizio.

La corsia preferenziale dei pagamenti

C’è poi un dettaglio che fa la differenza tra la vita e la morte di un’impresa. Prima del 2018, il Comune pagava le cooperative con ritardi biblici, strangolandone la liquidità. Oggi, per la partecipata, c’è il tappeto rosso: canone mensile puntuale e, a fine anno, due mensilità anticipate per l’anno successivo. Facile fare gli imprenditori con i soldi (in anticipo) dei contribuenti.

2025: Il conto è servito

Arriviamo a oggi. Dal mese di aprile 2025, il bonifico mensile che parte da Palazzo Zanca verso la Messina Social City è di 1.477.415 euro. Moltiplicato per 12 mesi, fa 17.728.988 euro. Il confronto è impietoso:

  • Cooperative: 13,3 milioni/anno per 8 servizi (incluso “Casa di Vincenzo”, oggi ridotto a voce marginale).
  • Messina Social City: 17,7 milioni/anno per 7 servizi. Paghiamo 4,4 milioni in più per avere meno servizi coperti dal bilancio ordinario.

Il gioco delle tre carte sui “nuovi servizi”

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Ma come, dirà qualcuno, e l’Estate Addosso? E gli scuolabus? E i tirocini? Qui sta l’altra metà dell’illusione. Tutte le nuove attività che riempiono le pagine dei giornali e le dirette Facebook non sono pagate con questi 17 milioni. Sono fondi extra-bilancio (Pon Metro, progetti speciali). Il bilancio comunale, quello che pesa sulle tasse dei cittadini, paga di più per l’ordinaria amministrazione.

Chi controlla il controllore?

Nel passaggio al “pubblico” (che poi pubblico non è, trattandosi di una partecipata di diritto privato, altra distinzione fondamentale spesso ignorata), è saltato l’anello di congiunzione con la realtà: il controllo. Con il sistema delle cooperative esisteva la Consulta delle associazioni. Era un organo pressante, a volte scomodo, che monitorava la qualità, segnalava le disfunzioni, tutelava i lavoratori. Con l’era De Luca-Basile, la Consulta è sparita. Il Comune è diventato committente e controllore di se stesso. Nessuno segnala più se le ore vengono ridotte o se la qualità scende.

Un quadro che dà forza all’affondo odierno di Dafne Musolino. La senatrice, incrociando questi dati economici con il disastro dei Neet rilevato da Openpolis, chiude il cerchio: «L’aumento della spesa non ha prodotto benessere, ma solo clientela. Abbiamo sostituito un sistema imperfetto ma controllato con un monopolio costoso che non rende conto a nessuno». La Messina Social City si è rivelata una formidabile macchina di assunzioni e consenso, ma i numeri dicono che per le casse comunali è un affare a perdere. E per i giovani che restano a casa senza lavoro, un’occasione mancata.

musolino dichiarazione
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