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L’altra Messina dimenticata a Camaro: il degrado di Piazza Fazio. La città non è solo il centro

- 14/12/2025
Piazza Fazio Camaro

Mentre il “salotto buono” viene lucidato a festa, nella periferia storica regna l’abbandono. L’assenza di MessinaServizi e lo sconforto dei residenti svelano l’ipocrisia di un decoro urbano che finisce dove si spengono le telecamere

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Qual è la geografia del decoro, a Messina? Quella che disegna confini invisibili ma invalicabili. La verità è che c’è la città della vetrina, quella del centro pedonalizzato, illuminato, costantemente monitorato e “lucidato” per la narrazione pubblica; e poi c’è la città reale, quella che inizia dove finiscono gli obiettivi delle telecamere e gli interessi della propaganda. Piazza Francesco Fazio, cuore pulsante ma sofferente di Camaro Superiore, è l’epicentro di questa seconda Messina: la periferia trasformata è come un tappeto sotto il quale l’amministrazione comunale spazza via la polvere che non si deve vedere. Anzi non la spazza proprio.

Arrivare qui, lasciandosi alle spalle le luci del Viale, significa compiere un viaggio a ritroso nella qualità della vita. Piazza Fazio non è un luogo qualunque: è un presidio di identità, l’agorà di una comunità storica che meriterebbe rispetto. Invece, ciò che si para davanti agli occhi di residenti e commercianti è lo spettacolo desolante dell’incuria. L’abbandono qui non è un incidente di percorso, ma sembra quasi una forma di “rimozione” amministrativa.

Lo sconforto di chi vive e lavora a Camaro è tangibile, denso, fatto di quella rassegnazione che è il peggior nemico della cittadinanza attiva. Lamentano l’assenza cronica dello spazzamento, la latitanza delle squadre di MessinaServizi — solerti altrove, fantasmi qui — e una manutenzione che è diventata una chimera. La piazza, che dovrebbe essere luogo di incontro e socialità, rischia di diventare monumento al degrado, ostaggio di rifiuti e sporcizia che si accumulano nell’indifferenza generale.

L’indignazione, in questo caso, è un atto dovuto. Perché il punto sostanziale non è solo igienico, è politico e morale. Una città non può dirsi europea o “smart” se il suo concetto di vivibilità si applica solo a poche centinaia di metri quadrati nel centro direzionale. Messina non è solo il rettifilo dei negozi o lo scenario degli eventi: Messina è Camaro, è Giostra, è Cep, sono i suoi villaggi. Trattare queste zone come zavorra, o peggio come discariche visive dove nascondere ciò che guasterebbe l’immagine patinata del “brand” cittadino, è un’operazione di ingiustizia sociale.

C’è una violenza implicita nel chiedere ai cittadini di serie B di pagare le stesse tasse di quelli di serie A, offrendo in cambio servizi da terzo mondo. Se il “Rinascimento” messinese si ferma ai confini dell’isola pedonale, allora non è una rinascita: è solo maquillage. E la polvere neanche poi tanto nascosta sotto il tappeto di Piazza Fazio, prima o poi, tornerà a soffocare anche chi crede di potersi salvare restando nel recinto dorato del centro. Perché una città è un organismo unico: se la periferia muore di incuria, il centro non può sopravvivere di sola apparenza.