
Mentre in Commissione si denunciavano prostituzione e azzardo tra i giovanissimi, il consigliere si preoccupava della “lesa maestà” alla Calafiore. Una vergogna a cui il giudice onorario risponde oggi con la forza dei fatti.

Torniamo ancora su quanto è accaduto solo due giorni fa durante la Commissione servizi sociali del Comune di Messina per scrivere di quanto ci sia di profondamente guasto in una politica che, posta di fronte all’orrore, si preoccupa dell’argenteria di casa.
A Messina, l’altra mattina, è andata in scena la rappresentazione plastica del distacco tra la realtà e il Palazzo. Da una parte c’erano Nino Basile della Caritas e il giudice onorario Angelo Costantino, venuti a raccontare l’inferno: prostituzione minorile, ragazzini divorati dal gioco d’azzardo, famiglie che esplodono. Dall’altra c’era il consigliere Pippo Trischitta, che di fronte a questo abisso non ha trovato di meglio da fare che ergersi a scudiero dell’assessora Calafiore e dell’Amministrazione.
Quanto ha fatto Trischitta impone che la città si chieda se davvero esiste un ultimo briciolo di coscienza civile. Perché mentre si parlava di vite spezzate, di “carne viva” venduta o persa, la preoccupazione di Trischitta non era per i minori, ma per la Giunta. Per lui, quei dati terrificanti non erano un’emergenza sociale, ma un complotto. Un attacco politico. Siamo davvero alla follia? Perché scambiare il bollettino di guerra sul disagio giovanile per una manovra di palazzo volta a “mettere in cattiva luce” l’amministrazione, sa di cecità politica e di vero lavaggio del cervello. Come se la miseria umana esistesse solo in funzione del consenso elettorale di De Luca e soci e che a mitigamento della quale non fossero chiamati istituzionalmente ad intervenire, Basile e Calafiore in testa!
Padre Basile e Costantino, indignati, hanno abbandonato l’aula. E la maggioranza? Muta. Nessuno si è alzato per dire “basta”, nessuno ha espresso solidarietà a chi ogni giorno raccoglie i cocci di questa società. Il silenzio dei consiglieri è stato assordante quanto l’urlo sguaiato della inopportuna e inutile difesa d’ufficio di Trischitta.
Ma il consigliere, non pago, ha tentato di delegittimare il giudice Costantino insinuando che il suo intervento fosse figlio di rancori personali per una mancata nomina alla Messina Social City. La classica tecnica del “chi tocca muore”: se non puoi smentire il messaggio, infanga il messaggero. Una tecnica che nel palazzo conosciamo bene.
LA LEZIONE DI COSTANTINO A TRISCHITTA
La risposta di Costantino, arrivata oggi, è una doccia gelata su questo teatrino. Con la freddezza di chi mastica diritto e realtà, il giudice ha rispedito al mittente le accuse. Primo: i dati citati non sono opinioni, ma numeri della Relazione dell’Anno Giudiziario 2025. Carta canta, Trischitta studi. Secondo: il mondo non gira attorno all’assessora Calafiore. Il disagio giovanile è una piaga nazionale e scientifica, non un dispetto fatto a un assessore locale che, assicura Costantino, non viene investita di “alcun ruolo salvifico” né considerata la causa di tutti i mali. È semplicemente irrilevante di fronte alla vastità del problema.
E sulla questione della poltrona mancata? Costantino rivendica il diritto sacrosanto di ogni cittadino di partecipare a un bando pubblico presentando il proprio curriculum, senza sponsor e senza santi in paradiso, accettando di non essere scelto. Un concetto di normalità che evidentemente a Palazzo Zanca suona esotico.
Piuttosto, ed è qui che la replica si fa sferzante, Costantino consiglia a Trischitta, “da politico e giurista”, di guardare alle travi negli occhi dell’Amministrazione invece che alle pagliuzze altrui. Come la questione del Garante dell’Infanzia, che continua a ricoprire un ruolo incompatibile secondo i regolamenti e contro il parere della Segreteria Comunale. Lì il consigliere difensore non ha nulla da dire?
Resta l’amarezza di fondo. Se di fronte alla prostituzione dei nostri figli la reazione della politica è fare quadrato attorno a un assessore e attaccare chi denuncia, allora Messina è perduta. Abbiamo scambiato la salvezza dei minori con la tutela della casta. E questo, purtroppo, non è un gioco politico: è una condanna.
LA RISPOSTA SOCIAL INTEGRALE DI COSTANTINO:
“Oggi tocca a me dopo Padre Nino Basile. Apprendo da un post del Preg.mo Consigliere Comunale Pippo Trischitta che il mio intervento in Commissione, nella quale ho riportato i dati della Relazione dell’ Anno Giudiziario 2025 ( che consiglio a Trischitta di studiare) consultabile da tutti i cittadini, sarebbe stato “tendente a dare, per colpire l’amministrazione e l’assessore Calafiore, un’immagine negativa della nostra Messina”. Voglio rappresentare che nessun riferimento è stato rivolto all’assessore e all’amministrazione comunale. Il disagio giovanile, sia a livello cittadino sia a livello Nazionale, è materia di studio scientifica e multidisciplinare e coinvolge a più livelli la famiglia, la scuola e la società e non è certo l’operato di un singolo assessore o di una amministrazione comunale a determinarlo.
Voglio rassicurare il Consigliere Trischitta che non ho alcuna visione “Calafiore centrica”, sia in senso negativo, non la considero causa di tutte le difficoltà della città ne’ la investo di alcun ruolo salvifico.
Piuttosto ritengo che ognuno di noi è chiamato a fare la propria parte con le competenze che ha e con i ruoli che ricopre. Trovo fuori luogo e sottilmente lesivo della mia immagine il riferimento alla mia partecipazione ad un bando pubblico per il cda della Messina Social City.
Come se partecipare ad una selezione pubblica possa essere considerata una colpa. A quel bando ho partecipato presentando il mio curriculum, fatto di esperienze professionali e formative che non sono state ritenute sufficienti a ricoprire quel ruolo rispetto ad altri candidati più meritevoli. Ad un bando pubblico possono partecipare tutti i cittadini e io da cittadino mi sono presentato senza alcuna pretesa e senza alcuna sponsorizzazione.
Consiglio piuttosto al consigliere Trischitta, da politico e da giurista, di approfondire i profili di compatibilità e ineleggibilità di altri rappresentanti delle Istituzioni Comunali (vedi Garante dell’infanzia) che, nonostante l’autorevole parere della Segreteria Comunale, continuano a ricoprire un ruolo che per regolamento del Consiglio Comunale non potrebbero ricoprire.
Non ritengo sia utile alla sofferenza dei giovani proseguire oltre la polemica. Sono piuttosto dispiaciuto di assistere ad una modalità aggressiva e denigratoria che non mi appartiene e che di certo non è da modello alle nuove generazioni”.










