
A scoperchiare il vaso di Pandora è l’accesso agli atti operato da Tommaso Calderone, deputato di Forza Italia e presidente della Commissione insularità.

È un cortocircuito amministrativo che lascia interdetti. Da una parte un ente pubblico che blinda i propri uffici con una muraglia di carte bollate e avvocati, dall’altra un’azienda che, dopo aver asfaltato chilometri di autostrada, è costretta a bloccare i conti del committente per vedere il colore dei soldi. La vicenda che travolge il Consorzio Autostrade Siciliane (Cas) è la fotografia nitida di una gestione che naviga a vista: Tosa Appalti ha attivato le procedure per il pignoramento di 12.335.701 euro. Una cifra colossale, dovuta per lavori eseguiti, certificati e mai saldati.
La mossa dell’azienda è arrivata come una doccia gelata sui vertici del Consorzio. La risposta del Direttore Generale, Calogero Franco Fazio? Un annuncio di esposto in Procura. Una contromossa che, ironia della sorte, richiederà verosimilmente l’ennesimo incarico legale. E qui i numeri diventano impietosi, svelando la vera anomalia del sistema.
Il dossier Calderone: i numeri dello spreco

A scoperchiare il vaso di Pandora è l’accesso agli atti operato da Tommaso Calderone, deputato di Forza Italia e presidente della Commissione insularità. I dati emersi dal botta e risposta con la direzione del Cas disegnano una curva di spesa fuori controllo:
- Anno 2023: 305.000 euro in spese legali.
- Anno 2024: 341.000 euro.
- Anno 2025: Il salto nel vuoto. Oltre 1 milione di euro spesi per 63 consulenze giuridiche esterne.
Siamo di fronte a un ente che nel solo 2025 ha affidato incarichi a ritmi frenetici, con parcelle singole che toccano i 121.000 e i 102.000 euro. Eppure, nonostante questa potenza di fuoco forense, il risultato è un pignoramento milionario che rischia di paralizzare l’operatività.
Lavori fatti, soldi bloccati
Al centro del contenzioso c’è la riqualificazione della A20 Messina-Palermo, tratta Villafranca-Patti. Un appalto del 2020 da oltre 12 milioni, concluso nel 2023. La Tosa Appalti è chiara: il Collegio Consultivo Tecnico aveva emesso una pronuncia vincolante il 3 marzo 2025, ordinando il pagamento. Il Cas ha ignorato l’ordine per dieci mesi. Il risultato? Oltre al capitale, sono maturati interessi moratori superiori al 10%. Soldi pubblici bruciati nell’attesa.
La domanda senza risposta
Mentre Calderone denuncia una prassi in contrasto con ogni principio di economicità e trasparenza, restano sul campo le macerie sociali: 50 lavoratori a rischio stipendio e un’azienda che lotta per la continuità operativa. La domanda della Tosa Appalti rimane scolpita nella pietra: «Perché il Cas non ha rispettato una decisione prevista per legge?». Ad oggi, l’unica risposta è il silenzio, interrotto solo dal rumore della carta bollata.










