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Regionali 2025: Il Sud blinda il “Campo Largo”, il Veneto resta la roccaforte leghista

- 24/11/2025

L’Italia si sveglia divisa in due blocchi cromatici netti all’indomani della tornata elettorale del 23 e 24 novembre. Se al Nord la Lega riesce a gestire la delicata successione di Luca Zaia lanciando il giovane Alberto Stefani verso un plebiscito, al Sud il centrosinistra, trainato dall’asse PD-M5S, costruisce un muro invalicabile. Antonio Decaro trionfa in Puglia con numeri da “sindaco d’Italia”, mentre in Campania Roberto Fico chiude l’era del deluchismo vincendo nettamente la sfida contro il viceministro Cirielli.

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ROMA – La mappa politica delle regioni italiane si aggiorna, ma non si stravolge, confermando una polarizzazione geografica sempre più marcata. Le urne chiuse alle 15 di oggi, lunedì 24 novembre, consegnano tre verdetti inappellabili che erano nell’aria, ma che nelle dimensioni numeriche certificano lo stato di salute delle coalizioni sui territori.

Veneto: Il “Doge” cambia volto, ma non colore

La partita più attesa a Nordest, quella del “dopo-Zaia”, si è risolta senza scossoni. Alberto Stefani, trentatreenne sindaco di Borgoricco e vicesegretario federale della Lega, ha raccolto l’eredità pesante del governatore uscente con una vittoria schiacciante (62,9%). Stefani, volto del “nuovo corso” leghista, ha saputo unire l’ortodossia del partito con un pragmatismo amministrativo che ha rassicurato l’elettorato veneto. Dall’altra parte, il tentativo del “Campo Largo” di sfondare la linea del Piave con l’ex sindaco di Treviso, Giovanni Manildo, si ferma al 30,4%. Manildo, nonostante un profilo civico e moderato studiato per intercettare il voto disgiunto, non è riuscito a scalfire il blocco sociale che da decenni governa la regione. Il Veneto si conferma laboratorio del centrodestra, capace di rinnovare la propria classe dirigente senza perdere consenso.

Campania: Fico e la “Terza Repubblica” napoletana

A Napoli e in Campania si chiude un ciclo storico. L’elezione di Roberto Fico (58,3%) alla presidenza della Regione segna la fine politica del lungo regno di Vincenzo De Luca e sancisce la maturità dell’alleanza organica tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. L’ex Presidente della Camera, figura storica dell’ala ortodossa pentastellata, ha sconfitto Edmondo Cirielli (36,7%), viceministro degli Esteri e uomo forte di Fratelli d’Italia nella regione. La vittoria di Fico è simbolica: rappresenta il passaggio da un governo basato sul carisma del “uomo solo al comando” a una gestione più collegiale, fortemente imperniata sui temi sociali e ambientali cari all’elettorato grillino e progressista del sud.

Puglia: L’onda lunga di Decaro

Il risultato più rotondo arriva dalla Puglia, dove Antonio Decaro non vince: stravince. Con il 65,5% dei consensi, l’ex sindaco di Bari ed ex presidente dell’ANCI trasforma la competizione regionale in un referendum sulla sua persona. La sua popolarità trasversale ha annichilito la candidatura del centrodestra, affidata all’imprenditore ed ex numero uno della Fiera del Levante Luigi Lobuono, fermo al 33,5%. Decaro si conferma una macchina da voti formidabile, capace di andare ben oltre i confini del PD e di attrarre un elettorato moderato che non si riconosce nella destra di governo. Per la Puglia si tratta di una continuità amministrativa con l’era Emiliano, ma con uno stile comunicativo e politico radicalmente diverso.

RegioneCandidato VincenteCoalizione%Candidato SconfittoCoalizione%
VenetoAlberto StefaniCentrodestra (Lega)62,9%Giovanni ManildoCampo Largo (CSX)30,4%
CampaniaRoberto FicoCentrosinistra (M5S-PD)58,3%Edmondo CirielliCentrodestra (FdI)36,7%
PugliaAntonio DecaroCentrosinistra (PD)65,5%Luigi LobuonoCentrodestra33,5%

Analisi Politica: Cosa cambia per il Governo?

Queste regionali lanciano un messaggio chiaro a Palazzo Chigi. Se il Nord produttivo rimane fedele alla coalizione di governo (con una Lega che rialza la testa in casa propria), il Sud sembra aver consolidato un’alternativa strutturale. La vittoria del “Campo Largo” in due regioni chiave come Campania e Puglia non è solo aritmetica, ma politica: dimostra che quando PD e M5S trovano candidati credibili e un programma comune, diventano maggioranza competitiva. Per Giorgia Meloni, il campanello d’allarme arriva dal Meridione, dove il voto d’opinione sembra essersi spostato nuovamente verso le istanze sociali rappresentate dai progressisti.

stefani_decaro_fico
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