118 views 3 min 1 Comment

Il tariffario della schiena dritta

- Editoriale
22/11/2025

Quanto costa non essere servi? C’è un prezzario preciso, brutale, in questo Paese di voltafaccia e di equilibristi del nulla. Rimanere con la schiena dritta non è un atto eroico, è un lusso. Un lusso che si paga in contanti di solitudine, in moneta sonante di emarginazione, in cambiali di silenzio che ti si fanno attorno mentre gli altri festeggiano alla corte del vincitore di turno.

Costa caro. Costa il disagio economico di chi non si allinea, costa l’ingiuria sussurrata nei corridoi, quella viscida, che non ha nemmeno il coraggio di farsi urlata in faccia. Ma se questo è il prezzo, allora il resto mancia. Perché il guadagno è una roba che non si quota in Borsa e che questi signori non capiranno mai: si chiama dignità. È un valore, non una merce. E non è in saldo. Mai.

Eppure, in questa provincia dell’anima dove la coerenza è un vizio da estirpare, succede che dire la verità diventi un reato capitale. Succede che aver scritto un articolo, duro, certo, senza sconti né vaselina, su uno dei tanti transumanti della politica – quei pendolari del potere che passano con disinvoltura dall’opposizione “dura e pura” a un comodo incarico in una partecipata come l’ATM – provi a presentarti il conto.

Arriva la carta bollata. L’invito alla mediazione. La richiesta danni: ventimila euro. Venti mila euro. Ecco quanto vale, secondo loro, l’onore ferito di chi ha svenduto la propria storia politica per una poltrona. Non certo una querela. Quella sarebbe di certo archiviata. E lui lo sa perfettamente.

Fa quasi sorridere, se non fosse che il sorriso ti muore in gola strozzato dall’amarezza. Sorprende che la richiesta arrivi solo a te, quando mezza stampa ha raccontato lo stesso valzer, lo stesso salto della quaglia.

Perché solo a te? La risposta è semplice, ed è la più probabile. Perché le parole, quando sono vere, sono pietre. E le pietre pesano nelle tasche di chi sa, nel segreto della propria coscienza, di aver tradito se stesso. Gli altri hanno fatto cronaca, tu, forse, hai fatto radiografia. Hai mostrato le ossa rotte di una coerenza andata in frantumi di fronte alla necessità, o all’avidità, poco importa.

Questa richiesta di denaro non è difesa della reputazione. È il tentativo maldestro di scaricare su chi scrive la propria vergogna. È il fastidio fisico di chi, guardandosi allo specchio, vede riflesso il volto di chi ha ceduto, e non sopporta che ci sia qualcuno, là fuori, che glielo ricordi.

Pagheremo il prezzo? Se serve, sì. Ma sappiano, questi signori dalla querela facile, che i ventimila euro non comprano la ragione. Al massimo, certificano la loro paura. Meglio poveri e soli, che ricchi e piegati a raccogliere le briciole sotto il tavolo del potere, ma con animo davvero sereno.

GB

Giuseppe Bevacqua
image 5
1 Comment
    ettore

    Siamo arrivati a questo punto! in questo avamposto imperiale, ultimo tra gli ultimi, dove la parola dignità è un lusso, esistono ancora richieste di questogenere. Siamo proprio nel mezzo del secolo della mancanza di vergogna. Questo è il punto centrake. Mancanza di vergogna in chi si appiglia a questi escamotage per giustificare la propria riconosciuta e palese mancanza di vergogna. Saluti

Leave a Reply