C’è un nuovo profeta in Sicilia. O forse, più banalmente, un vecchio politico, che nell’isola è quasi la stessa cosa. Cateno De Luca, il condottiero rumoroso del suo “esercito di liberazione” (da chi, esattamente, resta sempre un po’ vago), affida ai social la sua ultima, mistica rivelazione.Non è un comunicato, è un’omelia. Un passo del Vangelo secondo De Luca.Il post è una divinazione, un messaggio apparentemente criptico, infarcito di citazioni bibliche pescate a casaccio, usate come si usa il prezzemolo in cucina per insaporire la minestra. Ma tra le righe fumose dell’auto-investitura divina, il messaggio per i comuni mortali è chiaro, quasi triviale: il profeta annuncia la sua ascensione. Non in cielo, ma a Palermo. L’arrivo di un “comodo incarico”, si mormora un assessorato, alla Regione.È la solita, antica commedia della politica italiana, che in Sicilia assume contorni grotteschi. Fino a ieri sera, l’uomo di Taormina sbraitava di “purezza” (la sua, s’intende) e tuonava di “liberazione”. Aveva battezzato la corte di Schifani come la “banda bassotti”.Oggi, quella foga rivoluzionaria si sgonfia nella più classica delle aspirazioni: un posto al tavolo. Dopo tanto rumore, De Luca conferma la sua reale intenzione: essere “secondo”, o forse “anche meno”, di quello Schifani che doveva abbattere. La rivoluzione può attendere, la poltrona no.E adesso? Adesso i suoi, quelli che lo volevano “puro” e lo seguivano nel deserto, sanno che la “banda bassotti” è diventata improvvisamente organica a Sud Chiama Nord. O viceversa, che è lo stesso. Il trasformismo è un’arte che non conosce crisi.Così, dopo mesi di irrequietezza e segnali pesanti, De Luca non può più nemmeno recitare la parte dell’Opposizione. L’ultimo paradosso è che il profeta, dopo l’omelia, deve solo sperare. Tutto dipende se Schifani, il capo della “banda”, deciderà di acconsentire ai desiderata mistici del condottiero in cerca di sistemazione. O, ancora, se tutto questo corrisponde al vero. Amen.
