

È una morte banale e grottesca, quella andata in scena in via Zurria, a Catania.
Un uomo, che secondo le ultime informazioni sarebbe un 37enne già noto alle forze dell’ordine, è stato trovato morto stamattina all’interno di una palestra. Non era un socio, non era un atleta. Era, secondo la Polizia, un ladro.
La sua ultima notte l’ha passata strisciando nel buio, sopra le teste di chi, al piano di sotto, viveva la sua serata. Ieri sera, domenica, in quella palestra si è giocato a pallacanestro fino a tardi.
Grida, fischietti, il suono secco del pallone sul parquet. E sopra, nel buio del controsoffitto, il silenzio di un uomo che cercava forse gli spogliatoi, forse l’ufficio con la cassa.
Ha messo un piede in fallo. Ma non su un campo da gioco.
Ha calpestato il controsoffitto. Cartongesso, fibra di vetro. Materiale fatto per nascondere impianti, non per reggere il peso di un uomo, specie se è il peso di un’idea sbagliata.
Il pannello ha ceduto. L’uomo è precipitato. Forse un urlo, forse solo un tonfo sordo, inghiottito dal baccano della partita che si svolgeva pochi metri più in là. Nessuno, a quanto pare, si è accorto di nulla. La partita è finita, le luci si sono spente.
Lo hanno trovato solo stamattina, all’apertura. Un cadavere dove la sera prima c’erano atleti. La Polizia, intervenuta sul posto con la scientifica, non ha dovuto usare troppa fantasia per ricostruire l’accaduto.
Il copione sembra già scritto: furto finito male. Una tragedia della miseria, o dell’imprudenza. Un uomo morto per rubare in una palestra, mentre la vita, sotto di lui, continuava a rimbalzare.










