172 views 8 min 0 Comment

La Giunta del silenzio. Schifani caccia la DC e invoca la “trasparenza”. Le reazioni

- 10/11/2025
Renato Schifani 1

Il presidente siciliano revoca le deleghe agli assessori Albano e Messina, legati a Cuffaro, dopo l’inchiesta di Palermo. Le deleghe restano a lui. Lombardo, che chiedeva l’azzeramento, resta a bocca asciutta.

WhatsApp vds

Ci sono silenzi, nei palazzi della politica, che pesano più delle parole gridate. La riunione di giunta, a Palermo, è durata pochissimo. Quando il segretario ha annunciato che era arrivato il momento tanto atteso delle “comunicazioni del presidente”, tra gli assessori è calato il silenzio.

Tutti aspettavano. Ma Renato Schifani, a quel punto, si è alzato ed è uscito dalla stanza. Il tema era troppo scottante, la decisione troppo pesante per comunicarla davanti a tutti.

Il colloquio è avvenuto dopo, in privato. Faccia a faccia con i due diretti interessati.

Il risultato è un comunicato stampa che pesa enormemente sulla maggioranza. Fuori dall’esecutivo regionale i due assessori della Nuova Democrazia Cristiana: Nuccia Albano, alla Famiglia, e Andrea Messina, agli Enti locali.

Le parole scelte da Schifani sono quelle, obbligate, dell’alta responsabilità istituzionale. «Fino a quando il quadro giudiziario non sarà pienamente chiarito, ritengo non sussistano le condizioni affinché gli assessori regionali espressione della Nuova Democrazia Cristiana possano continuare a svolgere il proprio incarico».

È un atto, dice il Presidente, improntato al «senso di responsabilità, alla tutela della credibilità dell’istituzione e al rispetto dei siciliani».

La politica, però, non vive solo di parole nobili. Vive di fatti. E i fatti, in questo caso, hanno il peso di un’inchiesta della Procura di Palermo e l’ombra lunga di Salvatore Cuffaro, ex presidente della Regione e leader della DC.

L’assessore Albano non è indagata, è vero. Ma il suo capo della segreteria particolare, Vito Raso, e la dirigente generale del dipartimento, Maria Letizia Li Destri (già sospesa da Schifani giorni fa), sono pienamente coinvolti.

Secondo gli inquirenti, l’assessorato alla Famiglia era diventato «il quartier generale della Dc». Un luogo dove, pare, alcuni bandi del dipartimento arrivavano sul tavolo di Cuffaro prima ancora della pubblicazione ufficiale, per essere poi distribuiti agli “amici”.

Di fronte a questo scenario, Schifani ha dovuto scegliere. Ha scelto di tagliare.

Con una mossa chirurgica, ha evitato il rimpasto totale che qualcuno, come Raffaele Lombardo, aveva chiesto a gran voce. Schifani terrà le deleghe per sé, «a tempo indeterminato». Centralizza il controllo, in attesa che la tempesta passi.

È una decisione, precisa Schifani, che non è «un giudizio sulle persone», alle quali va il «personale ringraziamento per l’impegno», ma un «atto di responsabilità politica e morale».

Un atto che serve, nelle sue intenzioni, a difendere il “cardine etico” del suo governo.

E mentre la Giunta, in quei pochi minuti di riunione ufficiale, discuteva tecnicamente della proroga dello stato di crisi per Caltanissetta o dell’aggiornamento del piano energetico, la vera emergenza, quella politica, si consumava nei corridoi.

Schifani ha persino mandato un messaggio ai parlamentari della Nuova DC, ringraziandoli per la «consolidata lealtà politica» e auspicando che continuino a sostenere il governo. Un modo per dire: caccio i vostri capi politici dall’esecutivo, ma voi, soldati, restate in trincea.

Resta da vedere se basterà. E se questa difesa della “buona amministrazione” riuscirà a tenere la politica lontana dalle abitudini di sempre.

LE REAZIONI

Per il PD, M5S, AVS e Controcorrente, che fanno un comunicato congiunto, “Non può bastare una operazione di maquillage se il sistema di potere resta identico. Rimuovere dirigenti e assessori che si sono rivelati politicamente poco più che prestanome è l’ennesimo tentativo di Schifani di non assumersi mai fino in fondo le proprie responsabilità. È lui il capo del governo regionale che ha proceduto ad una vergognosa spartizione dei manager della sanità. È sotto i suoi occhi che gli assessorati si sono trasformati in centrali per favoritismi indecenti e i concorsi sono stati decisi a tavolino. Per questo deve andare a casa e liberare la Sicilia dalla cappa di inchieste, scandali e ruberie in cui la sua giunta l’ha fatta precipitare. È la sola possibilità per salvare questa Regione e darle un futuro. Per questo, ancora con più convinzione, saremo in piazza domani alle 15 sotto la presidenza della Regione in piazza Indipendenza, a Palermo per chiedere a gran voce che Schifani e il suo governo vadano a casa subito”.

Fabrizio Micari, componente del direttivo di Iv Sicilia: «Pur di mantenere la poltrona, il presidente Schifani continua a giocare a scaricabarile, cacciando dalla giunta i due assessori di Cuffaro, che fino a ieri coccolava quale alleato fedele. Ci domandiamo – prosegue Micari – con quale coerenza cacci Albano e Messina, ma tenga Sammartino, sotto processo per corruzione, e Amata, indagata anch’essa per corruzione? Come può Galvagno continuare a restare al suo posto? Noi siamo garantisti: il problema dovrebbe essere di merito, non solo il fatto che sono indagati. Basta con lo scaricabarile. È Schifani a dover andare a casa, subito. È questo sistema di potere che deve essere cancellato. I siciliani hanno diritto ad avere un governo serio e competente che garantisca legalità e trasparenza. E la destra dei disastri e delle clientele ha dimostrato tutto il suo fallimento», conclude.

Prendiamo atto della decisione del presidente Schifani di revocare i due assessori regionali espressione della Dc di Cuffaro. Alla luce del quadro che sta emergendo, però, ci sentiamo di dover dire che a Sud chiama Nord non basta questa decisione. Mercoledì, in occasione della conferenza stampa all’Ars, diremo chiaramente cosa serve davvero”. Così Sud chiama Nord.

L’idea dell’azzeramento della giunta può essere stata mal interpretata”, afferma Raffaele Lombardo. “Non si tratta di licenziare o di sostituire gli assessori”, precisa, sottolineando che i vertici del movimento “ripongono massima fiducia in Francesco Colianni”. L’obiettivo è che il presidente, “in un momento difficile, prenda in mano il bandolo della matassa” e ricomponga con piena autonomia “un quadro di uomini e donne — in giunta e ai vertici della burocrazia — idoneo a fronteggiare le sfide del momento”. Il percorso, conclude Lombardo, dovrà svilupparsi “valutando coi partiti della maggioranza, tutti, e, se ritiene, anche con le realtà sociali più significative esterne al perimetro della politica, le migliori soluzioni”.

Ma adesso le vere reazioni ci saranno nel momento in cui il quadro della Giunta, quella nuova, si ricomporrà a nomine fatte. Nel frattempo le acque del palazzo della Regione rimangono scure ed agitate.

lombardo micciche
Gianfranco Miccichè (S) e Raffaele Lombardo alla convention del Mpa, in corso a Palermo, 28 ottobre 2023. ANSA / Alfredo Pecoraro