

Cambia lo scenario giudiziario per gli imputati dell’operazione “Seguimi”, l’inchiesta che aveva scoperchiato un giro di prostituzione in diversi appartamenti della città.
La terza sezione penale della Corte di Cassazione si è pronunciata sul verdetto d’appello emesso a carico del messinese Giuseppe Calapai e dei colombiani Maria Yamileny Cordero Gonzalez e Jesus Alberto Ramirez Gonzalez.
I giudici della Suprema Corte, accogliendo le tesi degli avvocati difensori Antonio Spiccia e Nino Cacia, hanno annullato senza rinvio la sentenza d’appello per tutti e tre gli imputati, limitatamente ai capi d’imputazione “A” e “B”, dichiarando l’«improcedibilità dell’azione penale».
Per la posizione del solo Giuseppe Calapai, la Cassazione ha dichiarato l’irrevocabilità della sentenza riguardo al capo “C”, ma ha disposto un rinvio ad una nuova sezione della Corte d’Appello di Messina. I giudici messinesi dovranno occuparsi esclusivamente della «rideterminazione del trattamento sanzionatorio». Essendo infatti stati “cancellati” due capi d’imputazione, la pena complessiva dovrà essere ricalcolata al ribasso.
Secondo l’impianto accusatorio originario, Calapai avrebbe avuto un ruolo chiave nel reperire giovani donne per farle prostituire in appartamenti situati in via Carlo Botta e nella zona Fata Morgana. Si sarebbe inoltre occupato della manutenzione degli immobili e di stabilire l’ammontare del canone d’affitto che le prostitute dovevano corrispondere.
La vicenda era stata inquadrata a suo tempo dal GIP Simona Finocchiaro nella sua ordinanza di custodia cautelare. Il giudice parlò di «…professionalità dimostrata dagli indagati e la continua operatività nel settore, agevolmente esercitabile anche in altri immobili e città (tra cui Siracusa, oltre Messina)», sottolineando «la sussistenza di numerosi contatti a livello nazionale con prostitute e trans, la capillare organizzazione dell’attività criminosa» e «la permanenza di legami tra gli indagati».











