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Entra in carcere Luigi De Domenico, “l’untore”. La battaglia di Silvia per Stefania “E’ finita”

“La condanna è definitiva. È finita – scrive Silvia sulla sua pagina social – In quell’aula ha trionfato la giustizia degli uomini che hanno fatto le cose giuste, la giustizia che consola.

Si conclude con il trasferimento dai domiciliari al carcere la dolorosa vicenda che ha avuto come vittima una stimata avvocato del Foro di Messina. Una vicenda che si è conclusa con la condanna definitiva a 22 anni di reclusione per Luigi De Domenico, 60 anni, riconosciuto colpevole di omicidio volontario per aver nascosto alla propria compagna la propria sieropositività. Il trasferimento di De Domenico è avvenuto stamattina per opera dei Carabinieri che su ordine del magistrato Vito Di Giorgio, lo hanno prelevato dalla casa dove si trovava ai domiciliari e trasportato alla Casa Circondariale di Gazzi, dove vi rimarrà, al netto di quanto già scontato ai domiciliari, fino al 2041.

LA BATTAGLIA DI SILVIA PER STEFANIA

silvie a stefania gambadoro

L’epilogo della vicenda giudiziaria, un vero e proprio calvario ed una battaglia per la famiglia dell’avvocato Stefania Gambadoro, la vittima di De Domenico, è un atto di giustizia ottenuto grazie alla battaglia portata avanti senza alcuna sosta dalla sorella di Stefania, anche lei avvocato, Silvia Gambadoro, che si è spesa in modo strenuo affinché la sorella potesse avere giustizia.

Stefania Gambadoro morì nel 2017, dopo atroci sofferenze per l’AIDS contratta e non diagnosticata, visto che De Domenico le nascose colpevolmente la propria positività. Poi, il dolore e l’incredulità per la famiglia quando apprese la causa della morte: “AIDS”. Iniziò così la battaglia di Silvia perché la sorella avesse giustizia.

Stefania era ed è un esempio per me e per coloro che lhanno conosciuta – raccontò Silvia in un’intervista rilasciata ad un giornale on line nel 2022una donna seria, un avvocato scrupoloso, una madre insostituibile. Era intelligente, indipendente, bella. La sua vita era una battaglia per i diritti dei siciliani. Tutta casa, lavoro e il figlio adorato a cui non diceva mai di no. Non amava il clamore, chissà adesso che cosa avrebbe detto…”.

”…I medici parlavano prima di anoressia e poi di leucemia pesava 36 chili, era irriconoscibile. Io passavo le giornate a cercare ragguagli scientifici su internet per capire quale fosse il problema. La risposta era sempre la stessa: mia sorella aveva l’Aids. Non ci potevo credere. E invece era proprio cosi…”.

“E’ FINITA”

La battaglia di Silvia si è conclusa con la condanna definitiva in Cassazione: “La condanna è definitiva. È finita – scrive Silvia sulla sua pagina social – In quell’aula ha trionfato la giustizia degli uomini che hanno fatto le cose giuste, la giustizia che consola. Dal tetto le due colombe, frattanto, si parlavano ‘hai visto è andata bene Stefania…’ – ‘si Conci, ora possiamo volare via‘. Ai miei, a Giuseppe, a tutte le donne vittime di quel carnefice, a Te Stefania , amore mio per sempre, vola”.