
Nel provvedimento all’esame del Cdm le norme per il contrasto alla violenza sulle donne
“Chiunque cagiona la morte di una donna quando il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità, è punito con l’ergastolo. Fuori dei casi di cui al primo periodo, si applica l’articolo 575″ del codice penale, che prevede una pena non inferiore a 21 anni”.
Lo si legge nella bozza del disegno di legge sull’introduzione del delitto di femminicidio, all’esame del Cdm nel pomeriggio.
“La pena è aumentata da un terzo alla metà se”, nel caso di maltrattamenti di familiari o conviventi, “il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità”. Lo si legge nella bozza del disegno di legge sull’introduzione del delitto di femminicidio. Negli stessi casi, la pena è aumentata da un terzo a due terzi – secondo la bozza del ddl – per quanto riguarda le minacce e il revenge porn. Attualmente i reati di maltrattamenti in famiglia sono puniti con la reclusione da tre a sette anni, pena che aumenta nel caso siano coinvolti minori, donne in stato di gravidanza o disabili.
Roccella, reato femminicidio per rimarcare l’assoluta specificità
“Nonostante gli strumenti innovativi già adottati il numero dei femminicidi non cala, ogni tre giorni una donna muore. Anche in vista dell’8 marzo abbiamo introdotto alcune modifiche che ci sembrano significative come il reato di femminicidio, proprio per rimarcare l’assoluta specificità del femminicidio che dipende da questioni strutturali della società, quindi va isolato come reato per far capire la diversità”. Lo ha detto la ministra alle Famiglia e alle Pari Opportunità Eugenia Roccella a margine di un evento organizzato dal suo ministero al Maxxi per l’8 marzo. “In questa legge ci sarà anche – ha spiegato – un’attenzione alla formazione dei magistrati. Perché il problema è intervenire prima del fattaccio, prima che ci sia il femminicidio, con gli strumenti delle misure cautelari in modo intelligente accorgendosi subito di quanto sta avvenendo”.
