Un prete social Claudio Marino, 49 anni per lungo tempo direttore dell’Istituto antoniano “Cristo Re” di Messina, il presunto autore di atti di violenza sessuale ai danni di una donna tunisina nell’estate del 2022. Lo riferisce Gazzetta del Sud.
L’accusa scatta dalle dichiarazioni rese dalla donna a Catania che per un breve periodo era stata ospite di un amico di nazionalità egiziana presso la struttura di Cristo Re che all’epoca era retta da don Marino. La donna dopo essere sbarcata Lampedusa nel 2020 per poi ritrovarsi ospite a Cristo Re. Quando la donna giunge a giugno del 2024 a Catania scatta la denuncia basata sulle dichiarazioni rese al Tribunale di Catania.
I fatti raccontati dalla donna: gli atti violenti sarebbero stati perpetrati durante la sua permanenza a Cristo Re, quando “un prete”, come riferito dalla donna, entrò nella stanza nella quale era ospite nella struttura e iniziò a palpeggiarla abusando sessualmente di lei una prima volta. La donna rimase pietrificata ed al termine della violenza chiamò l’amico che la ospitava per fare allontanare il prete che, nel frattempo, voleva consumare un secondo atto sessuale violento. La donna non sapeva chi fosse il prete e lo indicò alla Procura come “un uomo di 50 anni che lavora lì”. Riconobbe in padre Claudio Marino l’autore degli abusi quando le fu mostrata una fotografia. Testimone dell’accusa l’amico egiziano della donna con il quale si confidò e raccontò che i gesti di violenza si erano ripetuti più volte.
Padre Marino era molto noto, non solamente per l’incarico di reggente di Cristo Re ma soprattutto per la sua attività social intrapresa nel 2019 con video su Youtube e presenza sui social. Il prelato, per un periodo, scriveva anche su Donna Fashion. Due profili Facebook e su whatsapp padre Marino impartiva anche benedizioni e programmava messe per la commemorazione di defunti.
Il prelato era stato trasferito nel frattempo a Napoli dove gestiva una comunità di accoglienza. Questo il motivo per cui la Curia di Messina ha dichiarato di “non averne notizia”.
E’ stato posto ai domiciliari nonostante la richiesta della Procura fosse la misura cautelare in carcere, proprio per il nuovo ruolo svolto. Il prete è difeso dagli avvocati Lucio Cricrì del Foro di Napoli e dall’avvocata Elena Florio del Foro di Messina.
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