
Ieri nel salone degli Specchi della Città Metropolitana è stato presentato dall’Inps Provinciale di Messina il Report che fotografa la realtà economica e sociale della provincia e della città. L’immagine che ne viene fuori non è delle migliori e non restituisce quella speranza che viene narrata, a meno che non si attuino scelte che ne invertano la tendenza o quanto meno ne ammorbidiscano i trend negativi. Una realtà economica e sociale, come sottolineato da Roberto Ghiselli, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza Inps, quanto meno complicata ed anche contraddittoria
Messina e provincia raggruppa un insieme di dati negativi. Anche se, come rappresentato da Gaetano Minutoli direttore provinciale dell’Ente, l’occupazione è aumentata seppur di poco tra il 2021 ed il 2022, con un tasso che è passato dal 35% al 37%, il tasso di disoccupazione resta il più alto in Sicilia, attestandosi al 21.2% su una base media siciliana del 16.6%.
Se la disoccupazione a Messina e provincia, come media diminuisce, ma il valore tiene conto di un precariato in aumento ed una maggioranza di contratti a tempo determinato ed a basso reddito, lo stesso indice si innalza, invece, nella fascia d’età oltre i 50 anni.
La popolazione a Messina e provincia nel 2021 non è cresciuta: gli emigrati (979) hanno pressocché eguagliato i decessi (961). Ciò nonostante si è parlato anche di numeri di giovani che lasciano Messina in diminuzione, ma la domanda è perché accade visto che la città e la provincia non garantiscono alcuna prospettiva di occupazione stabile e di reddito adeguato a sostenere il costo della vita. L’imprenditoria è in crisi e necessita di una profonda riflessione, perché i trend illustrati indicano una strada intrapresa che non promette niente di buono sul lungo periodo. Bassi redditi e precarietà significa, nel lungo periodo, basse pensioni e povertà sociale.
