Parliamo ancora di baracche e siamo tornati al Rione Taormina nella città conosciuta come sbaraccata in tutta Italia. C’è ancora gente dentro le baracche che nulla hanno a che vedere con il 1908 ma che sono figlie del disagio economico e della disoccupazione. C’è gente che attende di poter uscire da questo ormai più volte mostrato inferno fatto di amianto, tubature rotte, buio e topi, tanti topi. C’è chi attende ma di tempo non ne ha più perché figli piccoli, patologie gravi ed umidità e muffa non vanno d’accordo e non possono coesistere…
I topi fanno le proprie tane nelle case abbandonate da chi ha avuto la fortuna di poter lasciare questo inferno e prosperano sull’immondizia che incautamente ed incivilmente viene abbandonata sulle strade ma anche in quelle case vuote che sono diventate ormai veri e propri contenitori malsani di spazzatura che putrefà diventando bomba sanitaria… e tra buio, topi, amianto e muffa ci sono i bambini che devono viverci in mezzo. Ma non è facile per coloro che non hanno la fortuna di nascere sani.
La famiglia Piccolo abita al Rione Taormina da quasi 40 anni. E’ inserita nelle graduatorie per lo sbaraccamento ma è una delle tre famiglie rimaste tra le baracche vuote e piene di rifiuti in mezzo ai topi. Tra muffa, umido, amianto e topi c’è il piccolo di un anno con malattie gravi che lì non potrebbe assolutamente abitarci….
Dopo la visita a casa dei signori Piccolo abbiamo chiamato il presidente di Arisme Marcello Scurria. la situazoine ha garantito essere attenzionata ma l’avvocato non ha nascosto le difficoltà. Ci sono 84 famglie in emergenza abitativa che attendono nuove abitazioni per poter uscire da un degrado come quello con il quale combattono, famiglie con malati gravi come il figlio dei Piccolo, ma le case messe a disposizione dall’ufficio politiche della casa sono al momento pochissime, “si contano sulle dita di una mano” dice Scurria. Per cui bisogna attendere. Ma attendere per patologie come quelle del figlio dei signori Piccolo non è facile…
Nell’attesa che si trovi la disponibilità per risolvere le emergenze abitative dovrebbe però essere obbligo etico e morale da parte dell’amministrazione mantenere al sicuro queste famiglie. Nei limiti delle possibilità: magari togliendo i cumuli di immondizia, derattizzando e disinfestando le zone, sistemando le tubature rotte… Fare qualcosa, insomma. Anche perché il non fare, il solo aspettare, non migliora certo la percezione di quella “Messina bella e sbaraccata” che viene ormai considerata come una certezza oltre lo Stretto. Ricordandosi che civiltà chiama civiltà, pulito chiama pulito. Finché i topi entreranno nelle case e l’immondizia si affastellerà nelle case vuote e non abbattute le baracche e il degrado a Messina continerà ad essere la solita triste certezza. Come certezza è che bambini malati come il figlio dei signori Piccolo non potrà vivere a lungo in questo inferno di muffa e sporcizia. Anche questa è una drammatica certezza..
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