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Clan Spaccio: rifornivano anche minorenni con droga nei panini, in quel negozio di alimentari a Falcone.

- 11/07/2019
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Messina, 11 luglio 2019 di Giuseppe Bevacqua

Quello che viene fuori, al termine della conferenza stampa sull’operazione odierna dei carabinieri di Falcone, nella quale il Procuratore Capo della Procura del Tribunale di Patti, Angelo Vittorio Cavallo, ne ha spiegato i dettagli, è un quadro dalle tinte fosche sul “mercato” della droga nella cittadina tirrenica. A Patti quel negozio di alimentari, macelleria e panini, “aveva carne di pessima qualità, ma la droga era di primissimo ordine” ha detto il Procuratore Cavallo. “Ciò che colpisce è il fatto che fossero riforniti di stupefacenti anche di tipo pesante, come la cocaina, minorenni, dei quali molti quattordicenni”. Una spavalderia quella mostrata dal clan di spacciatori capeggiato da Salvatore Isgrò, che secondo quanto emerso dalle indagini e dalle intercettazioni video ed ambientali, che non ha precedenti. La macelleria alimentari Giunta di Falcone era la base dello spaccio, un locale sotto gli occhi di tutti nel quale si procedeva anche alle operazioni di taglio della droga senza temere alcuna attività di indagine e che, una volta scoperta l’attenzione da parte dei Carabinieri, non ha fatto desistere gli spacciatori dal continuare la propria azione criminosa portandoli anche a danneggiare le telecamere nascoste dai carabinieri della locale stazione. Tutto è iniziato con la segnalazione informale di “strane attività” all’interno del punto commerciale. Una segnalazione che non è sfociata in denuncia. Fatto questo che ha rammaricato non poco sia il Procuratore Cavallo che la dottoressa Giorgia Orlando, Procuratore della Repubblica del Tribunale di Patti. “Una segnalazione informale che ha messo i Carabinieri sulla giusta pista destandone l’attenzione, ma sarebbe bastata una denuncia per poter agire immediatamente con azioni repressive e misure cautelari” ha detto il Procuratore Cavallo. Una condizione di pervicace omertà e paura che ha portato anche il padre di uno dei ragazzi assuntori di stupefacente e debitore del clan di spaccio per circa 700 euro, a non rivolgersi alle forze dell’ordine, bensì a chiamare telefonicamente lo spacciatore per chiedergli “la cortesia” di saldare il debito a rate al fine di porre fine alla sequela di minacce all’indirizzo del figlio. Fornitori del sodalizio criminale di Falcone “professionisti” degli stupefacenti erano provenienti dall’area barcellonese ma anche dal messinese. Uno dei più assidui era Tommaso Pantè, così come Antonino e Giovanni Cutè, operanti nel settore dello spaccio degli stupefacenti nel rione Mangialupi. Un altro personaggio che ruotava intorno al sistema di spaccio del negozio di alimentari era Filippo La Macchia, detto “u cinisi”, che aveva la doppia veste di acquirente ma anche di investitore, che consegnava periodicamente all’Isgrò monili d’oro ed orologi importanti frutto di furto, a titolo di acconto per le prossime forniture di droga. Tali oggetti preziosi venivano poi consegnati ad un gioiellere del posto che provvedeva ad effettuare la stima ed il saggio e ad acquistarli. Al gioielliere è stato imposta la misura cautelare dell’obbligo di dimora. Al termine delle indagini sono così stati sequestrati un chilo di hashish , 200 grammi di marijuana, 30 grammi di cocaina e sequestrare 2500 euro in contanti provento dell’attività di spaccio, oltre che ad arrestare in flagranza 3 persone. Gli indagati sottoposti alla misura cautelare ai domiciliari sono 10: Mario Gitto, 45 anni di Falcone, Filippo La Macchia, 42 anni di Falcone, Marco Schepis, di Falcone, già detenuto per altra causa, Angela Scarpaci, moglie di Isgrò, di anni 51 di Falcone, Tommaso Pantè, di Gualtieri Sicaminò, Antonino Currò, 46 anni di Spadafora, Massimo Cuttone, 24 anni di Falcone, Vito Imbesi, di 60 anni, di Terme Vigliatore, Giovanni Cutè, 34enne di Messina, Natale Antonino Cutè, 42 anni di Messina. A Giovanni Di Bartola di 66 anni, di Barcellona Pozzo di Gotto ed a Carmelo recupero, 47enne anch’egli di Barcellona, è stata applicata la misura dell’obbligo di dimora. Salvatore Isgrò è stato invece posto in custodia cautelare in carcere.

Il messaggio del Procuratore Cavallo in conferenza stampa è stato quello di non indugiare e di procedere a denuncia in casi come questi, essendo le forze dell’ordine più che solerti nel prendere le misure necessarie al fine di intervenire con sollecitudine e che il Tribunale di Patti come anche le forze dell’ordine avranno tolleranza zero nei confronti di analoghi episodi di spaccio .

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