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ATM: RIPRISTINATE LE REGOLE E LA DIGNITA’ DELLA RAPPRESENTANZA SINDACALE

- 12/06/2019

Messina 11 giugno 2019

Le lotte frontali delle federazioni sindacali autonome contro l’ex direzione ATM sono note a tutti, ma la cappa di omertà che vigeva in quella fase impediva di far trapelare all’esterno le difficoltà nello svolgere l’attività sindacale con un’azienda che puniva il dissenso e dialogava solo con le controparti “gradite”.  Quella che ai tempi della sindacatura Accorinti era descritta come “generazione di fenomeni” che con un colpo di bacchetta magica stava risanando l’azienda, col senno del poi si è rivelata una gestione fallimentare che gettava fumo negli occhi della cittadinanza con tanti bus vuoti in giro per la città, anche di notte, ma al contempo contribuiva a far lievitare un debito ormai insanabile. Per cinque anni non hanno pagato i contributi previdenziali dei lavoratori, i debiti con i fornitori sono fatti accertati dal revisore dei conti… insomma, organizzavano la facciata per ricevere gli applausi e le prebende di competenza agli “eroi” ma in realtà hanno reso ATM simile a una mela, bella a vedersi ma marcia all’interno.  Se si è arrivati alla necessità di liquidare l’ATM aggredita dai creditori, bisogna ringraziare solo chi investiva male il denaro pubblico per dare la falsa sensazione di benessere e coprirsi di vanagloria. In quella fase, una parte di sindacato, quello responsabile, attento ai bilanci e al futuro dell’azienda, ha assunto il gravoso onere della denuncia, innescando la stizza della direzione aziendale che con ogni mezzo tentava di mettere il bavaglio al dissenso, senza esclusione di colpi!!! La tecnica era semplice quanto efficace, i rappresentanti sindacali fuori dal coro erano investiti da una sommatoria di provvedimenti disciplinari pretestuosi, fino a giungere alle soglie del licenziamento. A quel punto, per non rischiare oltre, anche i più agguerriti sindacalisti non allineati sono passati alla fase del silenzio forzato. Vittima illustre è stato il segretario provinciale dell’ORSA Giovanni Burgio, notoriamente nella prima linea delle lotte, dopo una serie di provvedimenti disciplinari lo hanno retrocesso di parametro, con decurtazione del salario e grave compromissione del bilancio familiare, il prossimo passo sarebbe stato il licenziamento. Le proteste dei colleghi alla casa comunale e in sede prefettizia con lo striscione riportato in calce, non hanno evitato il peggio,  Giovanni Burgio ha pagato il suo attivismo sindacale con l’umiliazione della retrocessione pubblicata in bacheca, il taglio dello stipendio e la spada di Damocle del licenziamento per 17 mesi consecutivi. L’attuale management aziendale, dopo una lunga e ponderata valutazione, con delibera del Consiglio di Amministrazione ha disposto la reintegra del lavoratore/sindacalista nel parametro di competenza. A questa direzione aziendale, cui ORSA, UGL e FAISA non hanno fatto sconti e no ne faranno in futuro, a prescindere da ogni valutazione va riconosciuto di aver ripristinato la democrazia della rappresentanza sindacale in azienda. Se faranno bene o faranno male lo sapremo in futuro, daremo il nostro giudizio e agiremo di conseguenza ma è’ comprovato dai fatti che, sin dalle trattative in sede di “Salva Messina”, il tavolo sindacale oggi è aperto a tutti, in alcuni casi con la presenza dei lavoratori e la diretta facebook. Dopo la fase di contrattazione ermetica, solo con sindacati preselezionati, imposta da Foti e De Almagro, il tavolo di trattativa aperto a tutti dimostra che non c’è nulla da nascondere ed è una conquista di democrazia e libertà. BENTORNATO GIOVANNI!!!