
Aleksandr Gel’evič Dugin, filosofo e non solo, teorico dell’EURASIA, uno spazio non solo geopolitico ma anche di “valori”, basato sulla missione che la Russia avrebbe dovuto conseguire, quello di rimanere ultimo bastione dei valori tradizionali. Un destino quasi “messianico”. Dugin teorizza l’occidente come la “rivolta della terra contro il Cielo”, con la certezza che dopo che “il Cielo reagisce gli Dèi restaurano la misura”. Filosofo con un ruolo essenziale nel dopo muro di Berlino, Dugin è sostanzialmente “scomodo” per le sue teorie dell’impero euro-asiatico che deve contrapporsi all’Occidente meccanizzato. A Dugin si deve l’organizzazione del primo Partito Nazional Bolscevico e del Fronte Nazionale Bolscevico e del Partito Eurasia. Secondo Dugin “Bolscevismo” è da intendersi come il “marxismo di destra” o “comunismo di destra”. Dugin teorizza l’unificazione di tutti i popoli di lingua russa.
Aleksandr Dugin sostiene che le differenze tra la civiltà occidentale e quella euroasiatica siano “l’ateismo da una parte e la religione dall’altra, il progressismo contro il conservatorismo. Per la civiltà euroasiatica la comunità viene prima dei capricci personali. L’Occidente vuole esportare i suoi valori e così facendo intende decidere anche per noi cosa è giusto e cosa non lo è. La Russia non rincorre nessuno lungo la strada della civilizzazione. In sostanza non è che non possiamo essere come voi, il punto è che non vogliamo esserlo.”.
Biografia da WIKIPEDIA:
Aleksandr Dugin è nato da famiglia di tradizioni militari: il padre era un ufficiale dei servizi segreti sovietici e la madre una dottoressa.[8] Nel 1979 si iscrive all’Istituto Aeronautico di Mosca, che presto abbandona per conseguire la laurea in filosofia.
Lavora come giornalista dai primi anni Ottanta, diffondendo i suoi articoli clandestinamente. Nel 1988, insieme all’amico Gejdar Džema, si unisce al gruppo nazionalista anti-occidentale Pamjat. Negli anni della dissoluzione dell’Unione Sovietica si oppone prima a Michail Gorbačëv e poi a Boris El’cin, prendendo parte al “Fronte di Salvezza Nazionale”. Dopo la caduta dell’URSS collabora con Gennadij Zjuganov alla scrittura del programma politico del nuovo Partito Comunista della Federazione Russa.[9]
Nel 1993 fonda il Partito Nazional Bolscevico con lo scrittore Eduard Limonov. Comincia a pubblicare il suo giornale, Elementy, sul quale loda l’ideologo neo-fascista e anti-atlantista Jean-François Thiriart. Negli anni seguenti celebra sia lo zarismo sia la prassi politica di Stalin, oltre a Julius Evola. Collabora anche con il settimanale Den (Il giorno), uno dei centri ideologici dell’anti-cosmopolitismo russo.[9]Le differenze ideologiche con Limonov si fanno nel frattempo incolmabili e portano Dugin a uscire dal partito insieme ai militanti più accesamente nazionalisti. Si sposta in seguito ancora più a destra, con la fondazione di organizzazioni (dalla visibilità politica quasi inesistente) anti-liberali e anti-progressiste, tra le quali il Fronte Nazionale Bolscevico. Dopo la rottura con Limonov, nel 1998 si avvicina a Evgenij Primakov e, in seguito, alla cerchia di Vladimir Putin.[10]
Nel 2000 ha fondato un nuovo movimento, il Partito Politico Panrusso Eurasia, che nel 2003 è divenuto una ONG col nome di Movimento Internazionale Eurasiatista (Meždunarodnae Evrazijskoe Dviženie, MED). Ha insegnato all’Università statale di Mosca dal 2008 al 2014, mentre dal 2018 insegna all’Università Fudan di Shanghai.
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