
Messina, 23 novembre 2018 – di Giuseppe Bevacqua
Il 25 novembre prossimo, domenica, come ogni anno ricorrerà la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Un fenomeno che non accenna a diminuire e che dal 2002 ad oggi ha registrato un aumento soprattutto in termini di ricatti sessuali subiti e di violenza familiare esercitata dal partner e dall’ex partner. Soprattutto è il partner a rendersi protagonista di fenomeni di stalking e di violenza che spesso sfociano nel femminicidio.
I numeri della violenza di genere
Nel 2016, secondo i dati ISTAT del 2018, sono state 149 le donne vittime di omicidi volontari. In questo numero è ricompreso anche quello delle vittime da femminicidio che però va scisso e configurato in una fattispecie ben precisa. Si intende infatti per “femminicidio”, l’omicidio di una donna compiuto nell’ambito familiare, ovvero dal partner, da un ex partner o da un parente. Spesso il motivo preponderante è la gelosia, la perdita del coniuge o della partner a seguito di un minacciato o definito divorzio, la sindrome del possesso in ogni caso.
Così i femminicidi accertati che rientrano in questa fattispecie nel solo 2016 sono stati 109, quasi 3 su 4 commessi, appunto, in ambito familiare. Di queste 109 donne uccise, 59 sono state assassinate dal partner, 17 dall’ex partner e 33 da un parente.
Il numero dei femminicidi dal 2010 al 2016 è rimasto drammaticamente stabile a fronte di un calo sostanziale di omicidi di donne. Un dato, questo, inquietante del livello culturale del nostro Paese. Ben 6 milioni e 788 mila donne fra i 16 ed i 70 anni hanno subito violenza fisica o sessuale nell’arco temporale indicato della loro vita. Il 31,5% della popolazione femminile italiana. Di loro, 4 milioni 353 mila donne hanno subito violenza fisica, il 20,2% . Ben 4 milioni 520 mila donne hanno subito violenza sessuale, realizzata o tentata, una percentuale del 21%, mentre un milione e 157 mila donne hanno subito uno stupro, pari al 5,4%. Un totale di 652 mila stupri e di 746 mila tentati sturpi. Un numero altissimo nel periodo di riferimento.
Circa 2 milioni 800 mila donne fra i 16 ed i 70 anni hanno subito violenza da partner attuali o da ex. Circa 855 mila da partner attuale, il 5,2%, 2 milioni 44 mila da ex partner, con una percentuale del il 18,9%. Partner ed ex partner sono gli autori di quasi il 63 per cento degli stupri (62,7%) e più in generale di oltre il 90 per cento (90,6%) dei rapporti sessuali indesiderati vissuti dalla donna
come violenza. Il 68,5% delle donne che avevano un partner violento in passato lo ha lasciato a causa della violenza subita . Segno di una presa di coscienza maggiore rispetto al passato, soprattutto tra le donne più giovani. Tra loro il 10,6% delle donne dichiara di aver subìto una qualche forma di violenza sessuale prima dei 16 anni. Gli autori sono perlopiù parenti e familiari (19,5%), amici di famiglia (11,4%), compagni di scuola (8%), amici (7,4%), conoscenti (23,8%). In quasi l’80% dei casi si tratta di persone conosciute.
La violenza assistita dai figli
La percentuale dei figli che hanno assistito a episodi di violenza sulla propria madre è pari al 65,2% nel 2014. Il fenomeno è anche questo in aumento. Era, infatti, pari al 60,3% dei casi nel 2006. Oggi i figli direttamente coinvolti in fenomeni di violenza familiare di genere lo sono nel 25% dei casi, mentre nel 2006 non si superava il 15,9% dell’incidenza.
La violenza sulle donne straniere
644 mila donne fra i 16 e i 70 anni di origine straniera hanno subito violenza fisica o sessuale, il 31,3%. Una quota pressoché identica a quella delle italiane (31,5%). Fra le straniere si registra una maggiore incidenza di stupri/tentati stupri: 7,7% contro 5,1% delle italiane. Le violenze più frequentemente commesse sono quelle dei partner attuali o di ex (68,3% degli stupri e 42,6% dei tentati stupri). Iniziate nel Paese di origine nel 69,2% dei casi, mentre per il 19,6% relative a una relazione iniziata in Italia. Le donne straniere però denunciano più delle donne italiane. Il 17,1% contro l’11,4% delle italiane e si rivolgono più facilmente ai centri di aiuto e presso i centri antiviolenza e i servizi (6,4% contro 3,2%). Un valore che deve far riflettere.
Ricatti sessuali sul lavoro
1 milione 173 mila donne fra i 15 e i 65 anni hanno subito ricatti sessuali sul posto di lavoro nel corso della loro vita lavorativa. Rappresentano il 7,5% delle donne che lavorano o hanno
lavorato in passato. Nell’11,3% dei casi le donne hanno subito più ricatti dalla stessa persona, per l’11,9% si tratta di richieste di prestazioni sessuali, per il 10,1% richieste di disponibilità sessuale, mentre per il 25,5% di ricatti sessuali per avanzamenti/carriera. Nel 32,4% dei ricatti sessuali è ripetuto quotidianamente o più volte alla settimana, il 17,4% circa una volta a settimana, il 29,4% qualche volta al mese e il 19,2% più raramente
Solo una donna su 5 tra quelle che hanno subito un ricatto, ha raccontato la propria esperienza. Ne ha parlato soprattutto con i colleghi (8,2%), molto meno con il datore di lavoro (4,1%), con i dirigenti o l’amministrazione del posto di lavoro (3,3%) o con i sindacati (1,0%).
Le motivazioni più frequenti per non denunciare sono la scarsa gravità percepita dell’episodio (27,4%), la mancanza di fiducia nelle forze dell’ordine o nella loro impossibilità di agire (23,4%), la scelta di non accettare il ricatto e rinunciare al lavoro (19,8%), l’essersela cavata da sole o con l’aiuto dei familiari (18,6%), la paura di essere giudicate e trattate male al momento della denuncia (12,7%). E ciò nonostante il 69,6% delle vittime ritenga molto o abbastanza grave il ricatto subito.
Conseguenze dei ricatti sessuali in ambito lavorativo
Il 33,8% delle donne ha cambiato lavoro, volontariamente, rinunciando alla carriera a seguito del ricatto sessuale. Nel 10,9% dei casi la donna è stata licenziata o messa in cassa integrazione o non è stata assunta, una quota esigua (1,6%) ha avuto un trasferimento di ufficio o nessuna promozione o ha avuto penalizzazioni sul lavoro . Nel 20% dei casi non vi è stato alcun esito ed è prevalso il silenzio .
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