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Condannato ed arrestato il “barelliere della morte” che uccideva per i soldi della vestizione della salma

- 07/12/2021
Un fermo immagine tratto dal video dei carabinieri di Catania ricostruisce l'inchiesta chiamata "Ambulanza della morte". Davide Garofalo, un barelliere di 42 anni è stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Paternò, coordinata dalla Procura di Catania. Gli sono contestati tre omicidi volontari commessi, uno l'anno, dal 2014 al 2016, iniettando aria nelle vene di malati terminali mentre li stavano trasferendo dall'ospedale di Biancavilla a casa procurando loro la morte per embolia gassosa.Garofalo Avrebbe ucciso tre persone anziane e malate per potere poi offrire ai familiari i servizi a pagamento di onoranze funebri.

Duecento o trecento euro. Questo il valore di quei pazienti che il barelliere catanese, Agatino Scalisi, uccideva con un’iniezione di aria durante il trasporto in ambulanza privata dall’ospedale di Biancavilla alle abitazioni. Aria per procurare un’embolia fatale e poter così ottenere quei quattro soldi per la vestizione della salma che le famiglie pagavano e che lo Scalisi spartiva con i clan mafiosi di Biancavilla. Una vicenda atroce per la quale il 25 novembre scorso il Gup Carla Valenti del Tribunale di Catania, ha condannato con rito abbreviato lo Scalisi, accogliendo la richiesta del Pm Andrea Bonomo della condanna a 30 anni.

Scalisi, che aveva scelto il rito abbreviato, è stato condannato per un solo episodio di omicidio commesso ai danni di una anziana signora gravemente malata, trasportata il 05 aprile del 2014. Un altro barelliere, Davide Garofalo, è stato già condannato dalla Corte d’Assise di Catania il 20 maggio del 2021 per tre diversi episodi di omicidio aggravato commessi tra il 2014 e il 2016, ed ha presentato appello contro la sentenza. Entrambi sono stati inoltre condannati per estorsione aggravata ai danni della ditta di onoranze funebri dei fratelli Arena Giuseppe e Luca, poi divenuti testimoni di giustizia. L’inchiesta della Procura di Catania era scaturita da un servizio de ‘Le Iene’.

Sul caso hanno indagato i carabinieri della compagnia di Paternò e del comando provinciale di Catania.